Caccia al valore – Spread e recessione: ora basta

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Le imminenti elezioni europee stanno facendo tornare di moda alcuni termini che, nel recente passato, hanno terrorizzato gli investitori italiani: si riparla infatti in modo insistente di spread e recessione, dopo un Le imminenti elezioni europee stanno facendo tornare di moda alcuni termini che, nel recente passato, hanno terrorizzato gli investitori italiani: si riparla infatti in modo insistente di spread e recessione, dopo un inizio anno caratterizzato da un crescente clima di fiducia che ha portato l’indice borsistico italiano (FTSEMIB) ai primi posti nel mondo in termini di performance. Cosa sta accadendo? La risposta è semplice: siamo alla vigilia di una tornata elettorale che, in Italia, somiglia molto più a una consultazione politica che al rinnovo del parlamento europeo. I toni della campagna elettorale sono diventati sempre più accesi e, negli ultimi giorni, i leader delle principali coalizioni sono caduti nella consueta trappola di mettere in mostra i difetti e le altrui colpe piuttosto che concentrare i propri sforzi nel far comprendere agli elettori l’importanza del ruolo dell’Italia all’interno del continente europeo. Come spesso accade, la tensione della campagna elettorale ha favorito la ripresa della volatilità sui mercati finanziari: nelle ultime tre settimane, infatti, l’indice borsistico italiano ha subito una correzione di circa 8 punti percentuali dai livelli massimi del 2014 e il rendimento dei titoli di Stato con scadenza decennale è aumentato dal 2,9% al 3,2% con lo spread (differenziale tra il tasso decennale dei titoli governativi italiani e tedeschi) che è salito da 160 a 190 punti base. A titolo di cronaca ricordiamo che la durissima campagna elettorale delle ultime elezioni politiche di febbraio 2013, il cui esito aveva di fatto sancito l’ingovernabilità del nostro Paese, ha determinato la caduta del FTSEMIB di circa 15 punti percentuali in due mesi (il mese prima e il mese successivo alle elezioni) e l’impennata del rendimento dei titoli di Stato italiani con scadenza decennale dal 4,2% al 4,7% circa; al termine dell’anno, tuttavia, l’indice borsistico ha chiuso ai valori massimi di periodo (performance +16,56%) e il rendimento dei BTP decennali ai valori minimi di periodo (4% circa). Alla luce di quanto appena descritto, come devono comportarsi adesso gli investitori, nuovamente spaventati dallo spread e dalla recessione da clima pre-elettorale? La risposta è racchiusa in un’unica parola: razionalità. Il nuovo anno, infatti, ha riservato delle importanti novità sul fronte politico, economico e finanziario: innanzitutto l’attuale governo di larghe intese, con a capo il primo ministro più giovane d’Europa, ha sicuramente sorpreso per la rapidità con cui, tralasciando le polemiche sui singoli provvedimenti, ha realizzato ciò che ha effettivamente annunciato. Tutto ciò ha sicuramente favorito il progressivo e costante ritorno degli investitori esteri sui mercati finanziari italiani; nel 2014, infatti, gli investimenti dall’estero sia in termini di economia reale (fusioni e acquisizioni) che in termini finanziari (nuove società quotate e volumi intermediati in borsa) sono tornati ai livelli massimi dal 2007. Quanto ai rendimenti sui titoli di Stato, va evidenziato che oggi il Tesoro italiano finanzia mediamente il debito pubblico al tasso annuo più basso di sempre (1,5% circa). Non ha per nulla senso, quindi, che i principali organi di stampa alimentino nuovamente la sfiducia negli investitori rievocando lo spauracchio dello spread o della recessione quando la situazione generale del nostro Paese, nonostante il processo di inversione del ciclo economico negativo sia lento, è dunque palesemente migliorata rispetto allo scorso anno e, in particolare, rispetto all’ultimo triennio. È invece giunta davvero l’ora che tutti diano un importante segnale di maturità: gli elettori devono esercitare il loro diritto di voto alle prossime elezioni europee perché l’astensionismo rappresenta un drammatico segno di resa e perché senza la politica il nostro Paese, che è il secondo produttore manifatturiero europeo, continuerà a perdere competitività nel mondo e attrarrà sempre meno turisti e meno investitori dall’estero; gli organi di stampa devono contribuire a moderare il clima di violenza, anche verbale, che sta purtroppo prendendo il sopravvento in numerose circostanze; infine gli investitori tutti, a partire dagli investitori professionali (industria del risparmio gestito), devono favorire la creazione di valore e la divulgazione di una sana cultura finanziaria, evitando accuratamente comportamenti ancorati a logiche miopi e di breve termine che favoriscano gli acquisti nelle fasi di generalizzata euforia e le vendite nelle fasi di generalizzata depressione.