Caccia al valore – Il lusso può tornare di moda

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Negli ultimi quindici anni di borsa abbiamo vissuto alcuni periodi, caratterizzati da comportamenti eccessivi degli investitori, in cui i prezzi di alcuni titoli si sono discostati notevolmente dai rispettivi valori patrimoniali: ad esempio nel 2000 la bolla internet Negli ultimi quindici anni di borsa abbiamo vissuto alcuni periodi, caratterizzati da comportamenti eccessivi degli investitori, in cui i prezzi di alcuni titoli si sono discostati notevolmente dai rispettivi valori patrimoniali: ad esempio nel 2000 la bolla internet ha generato la clamorosa sopravvalutazione dei titoli della cosiddetta new economy, mentre durante la crisi dei debiti sovrani nel 2011 abbiamo assistito al crollo indiscriminato dei titoli di Stato italiani e dei titoli azionari del comparto bancario. Come insegna Benjamin Graham, uno dei padri del Value Investing, le fluttuazioni dei prezzi hanno un unico significato per il vero investitore: gli forniscono un’opportunità per acquistare con ragionevolezza quando i prezzi scendono violentemente e per vendere con giudizio quando i prezzi crescono con grande celerità; in ogni caso egli farà sempre la scelta migliore se non si lascerà distrarre dall’andamento del mercato, focalizzando invece la sua attenzione sui risultati operativi delle società oggetto dei suoi investimenti. In sintesi, le fasi di eccessiva euforia o di eccessiva depressione offrono ai risparmiatori razionali le migliori opportunità di investimento. L’indice borsistico italiano FTSEMIB dal primo gennaio 2007 a oggi ha di fatto dimezzato il suo valore; i titoli del comparto bancario sono risultati i più colpiti dalle vendite mentre, al contrario, i titoli del settore del lusso hanno realizzato performance positive a doppia e anche a tripla cifra, spinti al rialzo dal trend delle vendite in costante crescita e in controtendenza rispetto al ciclo economico recessivo. Riducendo l’orizzonte di riferimento all’anno in corso, il quadro cambia radicalmente: da inizio anno l’indice borsistico guadagna circa il 6%, mentre i titoli del comparto lusso sono in forte perdita. A titolo di esempio Salvatore Ferragamo cede il 25%, Moncler il 30%, Tod’s e Bruno Cucinelli il 40% circa. A questo punto dobbiamo porci due domande fondamentali: qual è il valore intrinseco dei suddetti titoli? È il caso di profittare di questa correzione settoriale? Prima di rispondere occorre partire da un concetto fondamentale che differenzia l’investitore razionale dallo speculatore: l’investimento in azioni deve essere effettuato in un’ottica almeno triennale in quanto occorre un ragionevole arco temporale affinché il prezzo di mercato (frutto spesso dell’emotività) possa convergere verso il valore intrinseco (frutto della razionalità). Per valutare le aziende sopra elencate è opportuno evidenziare alcune caratteristiche che le contraddistinguono: innanzitutto il lusso, associato al made in Italy, crea barriere all’ingresso che limitano fortemente la concorrenza; in secondo luogo, queste aziende hanno l’enorme vantaggio di realizzare oltre i due terzi del fatturato all’estero e in particolare in quelle aree geografiche in cui la domanda di beni di lusso è costantemente in crescita; infine, il canale di vendita dell’e-commerce (vendita tramite internet) offre l’opportunità di aggredire un mercato potenziale di circa un miliardo di utenti con margini di guadagno decisamente più elevati rispetto al canale di vendita tradizionale (abbattimento dei costi fissi). Sulla base di quanto affermato, acquistare ad esempio oggi l’azione Moncler al prezzo di 11 euro, a un valore di borsa corrispondente a circa venti volte gli utili attesi nel 2014, rappresenta a mio parere un’opportunità di investimento molto interessante sotto il profilo rischio/rendimento in quanto la società ha la concreta possibilità di raddoppiare gli utili nel prossimo triennio rendendo di fatto il valore di acquisto odierno molto conveniente, senza considerare l’effetto propulsivo che nei prossimi anni potrebbe generare il business delle vendite online in aree geografiche molto sensibili al made in Italy (mercati orientali). Analogamente, facendo riferimento alle altre tre aziende sopra citate, il prezzo corrispondente a un multiplo di 20 volte gli utili può rappresentare un valido parametro di riferimento per valutare l’opportunità di effettuare un valido investimento in un’ottica di medio periodo.