Caccia al valore – Bentornata Italia

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Lo scorso lunedì 23 marzo i principali quotidiani italiani (e non solo), dopo anni di purgatorio, hanno nuovamente decantato le imprese “Made in Italy” firmate Ferrari e Valentino Rossi, risvegliando in noi quell’orgoglio nazionale che purtroppo, da quasi Lo scorso lunedì 23 marzo i principali quotidiani italiani (e non solo), dopo anni di purgatorio, hanno nuovamente decantato le imprese “Made in Italy” firmate Ferrari e Valentino Rossi, risvegliando in noi quell’orgoglio nazionale che purtroppo, da quasi un decennio, siamo abituati a mostrare esclusivamente in occasione degli eventi sportivi. Eppure questa volta, almeno per il sottoscritto, la sensazione è stata diversa. Nel corso della stessa settimana, infatti, l’Italia ha continuato a essere protagonista delle prime pagine dei giornali nazionali e internazionali, ma questa volta per le notizie economico-finanziarie: “In Borsa rally da fusioni: Milano spinge l’Europa” (Il Sole 24ore); “Matteo Renzi mira a capovolgere il vecchio ordine mondiale” (New York Times), sono due dei numerosi titoli che mostrano finalmente un sostanziale ritorno di fiducia da parte dell’opinione pubblica nazionale e internazionale verso il nostro Paese. Alcuni dati tangibili spiegano le ragioni di questo sensibile mutamento: nel primo trimestre del 2015 le operazioni straordinarie che hanno coinvolto le società italiane toccano la cifra di 24 miliardi di euro contro gli 8 miliardi dello stesso periodo del 2014; ad aprire le danze della nuova “febbre da acquisizioni” è stata l’offerta pubblica di acquisto (OPA) di EI Towers sul 66% di Rai Way, del valore di un miliardo di euro circa, con l’obiettivo di creare il primo grande operatore italiano nel business delle torri di trasmissione integrate in grado di servire sia gli operatori telefonici che televisivi; tra le altre maggiori operazioni meritano una citazione l’OPA da 7,4 miliardi di euro lanciata dal gigante asiatico ChemChina sull’italiana Pirelli & C., l’acquisizione della quota di controllo del 50,1% di World Duty Free in mano alla famiglia Benetton da parte degli svizzeri di Dufry, che valorizza l’intera società circa 2,6 miliardi di euro e, infine, il recentissimo annuncio dei vertici della società italiana di vendite online di moda Yoox circa l’intenzione di acquistare la concorrente inglese Net-A-Porter valorizzandola circa 1,85 miliardi di euro. I riflessi sul mercato borsistico del processo di consolidamento sopra descritto sono del tutto evidenti: quest’anno la borsa italiana è in cima alle classifiche mondiali di performance, con un progresso di periodo del 23% circa e la capitalizzazione delle società quotate in Italia a fine marzo 2015 è pari a 580 miliardi di euro, un valore superiore di 100 miliardi rispetto ai dodici mesi precedenti. Sul fronte del debito la festa è ancora più evidente grazie al processo di convergenza dei tassi di interesse governativi italiani verso i corrispondenti tassi tedeschi: il valore medio dei titoli di Stato italiani è aumentato negli ultimi dodici mesi di una cifra prossima ai 240 miliardi di euro, pari al 15% circa del PIL italiano. Le banche, protagoniste negative degli ultimi sette anni di crisi dell’economia reale e finanziaria, potrebbero adesso fungere da volano della ripresa: la recentissima legge di riforma delle banche popolari apre la strada verso un nuovo “risiko bancario” che, come nel 2006, potrebbe dare un forte impulso positivo ai mercati finanziari. Riflettendo in modo asettico e razionale, le ultime grandi crisi finanziarie sono riassumibili in tre fasi: esse sono nate da segnali di contrazione dell’economia reale (crisi dei mutui subprime americani nel 2008 e stagnazione economica dei Paesi periferici europei nel 2011), sono state amplificate da eventi legati all’economia finanziaria (fallimento di Lehman Brothers nel 2008 e attacco speculativo ai titoli governativi dei Paesi periferici europei nel 2011) e infine si sono “cronicizzate” a causa dell’onda lunga di natura emotiva che ha ulteriormente colpito l’economia reale, provocando la peggiore crisi dal dopoguerra.   Oggi il ciclo sopra descritto si è invertito: in Italia stiamo raccogliendo i primi dati economici positivi dopo tre anni di recessione (economia reale) grazie a una serie di fattori congiunturali favorevoli e alla ritrovata stabilità politica; la Borsa e i titoli di Stato italiani stanno trasmettendo con continuità segnali importantissimi di ripresa (economia finanziaria) e,  infine, il mutato clima che si respira leggendo i giornali e parlando per strada tra la gente (emotività) rappresenta la vera arma in grado di determinare una concreta e reale inversione del ciclo economico, lasciando alle nostre spalle uno dei periodi più drammatici della storia italiana dal dopoguerra. Bentornata Italia, non solo sportiva.