Burocrazia, per 62% dei dipendenti pubblici è aumentata

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La Pubblica Amministrazione italiana “e’ un affastellarsi di norme ridondanti e confuse che frenano l’innovazione e rendono la semplificazione una chimera”. A dirlo sono gli stessi dipendenti della PA: negli ultimi 5 anni la burocrazia e’ cresciuta, ed e’ un atto di difesa, per il 62% del campione che ha partecipato all’inchiesta annuale sulla Pubblica Amministrazione svolta da FPA , societa’ del gruppo Digital360, e dedicata in questa edizione alla “burocrazia difensiva”. Il tema sara’ approfondito a Forum Pa 2017 (Roma Convention Center “La Nuvola” 23-25 maggio, www.forumpa2017.it). “Abbiamo lanciato questa inchiesta perche’, dopo 28 anni di studio delle amministrazioni da dentro e da fuori, continuiamo a trovarci di fronte una PA bloccata, in balia di una bulimia regolatoria, di una coazione a ripetere per cui si legifica molte volte la stessa cosa, con minime differenze, senza pretendere mai veramente, con accertamenti e sanzioni, che le norme siano effettivamente attuate”, afferma Carlo Mochi Sismondi, presidente di FPA. “In questo caos, i dipendenti pubblici ci raccontano che l’unica salvezza percepita e’ quella di restare fermi, di prendere il minimo delle responsabilita’ possibili, di aspettare che passi il vento dell’innovazione (che tanto dura al massimo il tempo di un Governo) o di pretendere, prima di applicarle, che le novita’ diventino obbligatorie. Ed e’ questo il fenomeno che abbiamo chiamato burocrazia difensiva. Occorre ridurre concretamente le norme e cercare una reale semplificazione delle procedure. E anche recenti novita’ come il Codice degli Appalti e il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) non sono state percepite come reali semplificazioni”. 

 La causa principale del rallentamento dell’azione amministrativa, cosi’ dice il 67,2% del campione (1700 persone, per l’80% dipendenti pubblici), e’ l’eccessiva produzione di norme che si sovrappongono e generano confusione e disorientamento, tanto che per chi lavora nella PA e’ difficile comprendere il senso strategico del proprio lavoro (45,3%). Questa criticita’ ha due facce. La prima e’ di tipo personale: i lavoratori si sentono demotivati. La seconda e’ di tipo organizzativo: alcuni processi sono diventati piu’ complessi e lenti, come le procedure di acquisto, le misure anticorruzione, la formalizzazione di incarichi e contratti. L’elemento positivo e’ un uso maggiore delle tecnologie per accelerare i processi/servizi (solo 21 su 100 rispondono di usare “raramente” o “mai” le tecnologie per accelerare i processi); tuttavia persiste la resistenza di alcuni colleghi (anche di altre amministrazioni) a utilizzare i documenti digitali (accade “spesso” per il 49,3% del campione e “sempre” per l’11,6%). Gli stessi cittadini sfruttano poco le interfacce web con la PA e preferiscono recarsi allo sportello (63%). I dipendenti pubblici hanno pero’ le idee chiare su come uscire da questo stallo: scelta di dirigenti capaci basata sul merito e non sulla politica (lo dice il 50,7% del campione), meno norme (43,5%), piu’ digitalizzazione (41,9%). La PA cento per cento paperless e’ forse un sogno (non accadra’ nemmeno nel 2030, secondo il 45,3% dei rispondenti); pero’ l’81,8% pensa che nel 2030 finalmente non dovra’ ridare alle amministrazioni pubbliche i propri dati mille volte e il 77% e’ convinto che potra’ gestire tutte le comunicazioni con le PA da un unico punto di accesso.