Boccia: Senza riforme il Paese è fermo. Diamo una spinta allo sviluppo

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Capri è una passeggiata nel passato. Un ritorno agli albori degli anni 2000, quando l’attuale presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, è una delle anime del Convegno isolano. Prima da presidente del gruppo Giovani Imprenditori di Salerno e successivamente da massimo esponente degli industriali under 40 di Confindustria Campania. Già a quei tempi Boccia è un riformista convinto, parla di cambiamento, chiede sempre ed esplicitamente un ammodernamento del sistema Paese per adeguarsi ai mutamenti del mercato che si intravedono all’orizzonte. Oggi, quasi venti anni dopo, la vocazione al cambiamento è sempre la stessa. Ed è utile guardare alla storia personale del presidente di Confindustria per capire che il Sì al referendum costituzionale nasce da una profonda e intima convinzione più che da questioni politiche. “La riforma – è il concetto che non si stanca mai di rimarcare – garantisce condizioni di governabilità e stabilità che mai prima abbiamo avuto in Italia. È il primo passo per avviare quella stagione di cambiamento di cui le nostre imprese hanno bisogno”. Il cambiamento sembra essere quasi una missione per Boccia. “È a quello che guardiamo noi imprenditori, non ci interessano i calcoli e le strategie e siamo equidistanti dalla politica. Però se per cambiare il Paese è necessario votare Sì al referendum costituzionale noi lo facciamo”. 

Nelle sue prime apparizioni capresi, tra fine anni ‘90 e inizio 2000, la crisi economica è ancora lontanissima dall’arrivare, le condizioni del mercato sono del tutto differenti e addirittura non c’è ancora l’euro. “Ma non è mai cambiata la capacità, da parte delle aziende italiane, di saper navigare in mare grosso. Oggi come allora gli imprenditori dimostrano coraggio e intraprendenza nell’affrontare le difficoltà, reagiscano e fanno sacrifici. Proprio per questo motivo dobbiamo impegnarci – è la convinzione del presidente di Confindustria – per dare una spinta al rinnovamento”.  

Che passa anche, e forse soprattutto, per la quarta rivoluzione industriale. Un treno che il sistema Italia non può permettersi di perdere e che, anzi, deve essere agganciato quanto prima. 

“Siamo alla vigilia di una nuova e grande rivoluzione industriale – dice Boccia nel corso dell’ultimo Forum Ambrosetti a Cernobbio (Como) – una sfida sia interna che esterna. Come secondo sistema industriale più forte d’Europa dobbiamo essere in prima linea, avere audacia ed essere propositivi”. 

Secondo Boccia “l’Italia in questo ambito può avere un ruolo guida e diventare uno dei Paesi a maggiore vocazione industriale del mondo”. 

Per questo motivo Confindustria, dopo l’insediamento del nuovo numero uno, ha lanciato quella che viene definita, senza enfasi, Agenda della Produttività. Un piano in quattro punti che ha come scopo quello di assecondare la rivoluzione di Industria 4.0 e favorire lo sviluppo dell’economia. 

“Industria ad alta intensità di investimenti, ad alta intensità di produttività e ad alto valore aggiunto abbinata all’aumento dei salari rappresenta il cuore del nostro progetto. L’Agenda consiste partire dalla legge di stabilità e creare un intervento organico di politica economica di medio termine che individui risorse, tempi e modalità e poi anche verifiche e quindi partire da un concetto totalmente diverso, cioè stabilire delle scelte di politica economica che riguardino gli effetti sull’economia reale e non solo sul bilancio dello Stato”. E quando si parla di competitività e rilancio il Sud diventa questione centrale. Non tanto, e non solo, perché è da quest’area del Paese che Boccia proviene. 

“Ci sono misure da adottare quanto prima – dice – perché la tempestività oggi giorno è tutto, è un fattore determinante per la crescita economica. Ecco, il Sud ha bisogno non di interventi straordinari ma di azioni tempestive”. In questo scenario rientra pienamente la Campania, regione che ospita il 31° Convegno di Capri dei Giovani Imprenditori di Confindustria. 

“E che può diventare una regione guida per il Mezzogiorno dal punto di vista dello sviluppo industriale. Più in generale – è il pensiero espresso da Boccia nel corso dell’ultima assemblea pubblica di Confindustria Avellino – il Sud ha le carte in regola per diventare una sorta di laboratorio dell’attrattatività degli investimenti di grandi industrie”. 

Molto dipende anche dalle norme che il Governo saprà attuare e dalla capacità di rendere appetibile il Mezzogiorno. “Bisogna mettere mano quanto prima a una revisione del sistema fiscale – è il pensiero più volte espresso dal presidente – e rendere più conveniente investire e produrre. L’altro passaggio che dobbiamo assolutamente concordare e attuare riguarda un alleggerimento della tassazione sul lavoro, così da consentire alle imprese di pagare salari più alti, motivare i dipendenti e accrescere la produttività”. 

“La nostra economia – spiega ancora Boccia – è senza dubbio ripartita. Ma non è in ripresa. È una risalita modesta, deludente, che non ci riporterà in tempi brevi ai livelli pre-recessione. Le conseguenze della doppia caduta della domanda e delle attività produttive sono ancora molto profonde”. Secondo il presidente di Confindustria “per risalire la china dobbiamo attrezzarci al nuovo paradigma economico. Noi imprenditori dobbiamo costruire un capitalismo moderno fatto di mercato, di apertura di capitali e di investimenti nell’industria del futuro”. 

Le sfide da affrontare e vincere sono molteplici ma la volontà di dare battaglia non manca. Certo, dal punto di vista del presidente di Confindustria è più facile uscire vincitori se si apre una stagione di unità tra imprese, istituzioni e parti sociali.

Enzo Senatore