Vecchia o nuova, grigia o fantasiosa, quantitativa o qualitativa, materiale o immateriale, centrale o federale, con o senza Agenzia, anche al tempo di Matteo Renzi la politica per il Mezzogiorno non potrà che giocare la carta delle esportazioni: l’unica che presenza di un mercato interno addormentato potrà dare i punti giusti alle migliori produzioni e ai servizi che non temono la concorrenza internazionale.
Il progetto Export Sud è ai nastri di partenza. Dopo un’elaborata e lunga gestazione, la nuova Agenzia Ice – presieduta da Riccardo Monti e diretta da Roberto Luongo – è pronta a scendere sul territorio con un format che ha l’ambizione di coinvolgere il maggior numero possibile d’imprenditori (imprenditori, si precisa, non consulenti) che abbiano voglia di conoscere, capire, sperimentare una nuova via per il successo delle proprie aziende.
Il lavoro di preparazione, in fase di completamento, è stato condotto a tutto campo con l’obiettivo di coinvolgere un gran numero di istituzioni rappresentative: uffici locali di Confindustria, Camere di commercio, organizzazioni artigianali e così via. Tutti i soggetti interessati avranno un ruolo e tutti potranno passare dalle parole ai fatti mettendo i propri iscritti nella condizione di cogliere l’opportunità.
Nato sotto gli auspici dell’ex ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera e adottato nel governo di Enrico Letta dal vice ministro Carlo Calenda, il piano dell’Ice può contare su un nutrito pacchetto di azioni da svolgere e una dotazione di tutto rispetto: 50 milioni di euro da utilizzare in tre anni attraverso attività di formazione, affiancamento e accompagnamento che dovranno superare la logica della mera spesa.
Per le imprese e gli imprenditori pronti o quasi al grande salto si tratta di un’occasione da non perdere. E non sfugge che si apriranno spazi interessanti per quei giovani che guardano al mondo come alla loro unica e preziosa possibilità d’impegno professionale. Se il programma resterà fedele alle premesse e non deluderà le attese, la produzione meridionale potrà contare su nuovi piccoli e grandi campioni dell’economia globale.
D’altra parte, dopo qualche anno di relativa effervescenza, l’Istat segnala che nei primi nove mesi del 2013 le regioni meridionali subiscono un calo nelle esportazioni del 6,1 per cento con un vero e proprio crollo nella parte insulare che scende del 14,3 per cento. Sicilia Puglia e Sardegna sono le aree che fanno peggio. La Campania si tiene in un equilibrio sempre più precario. In ogni caso appare evidente che occorra invertire la tendenza.
A titolo di curiosità, gli unici paesi in Europa che rappresentano ancora un buon mercato di sbocco per le merci del Sud sono la Francia, la Polonia e la Repubblica Ceca. Preoccupanti segnali giungono invece dalla Spagna, dai Paesi Bassi, dal Belgio e dalla Germania. Malissimo, al di fuori dell’Unione, stiamo facendo con Stati Uniti, India e Turchia. Sta andando bene con Cina e Giappone.
Con riferimento ai settori cattive notizie giungono dai prodotti agricoli e trasformati che, da sempre punto di forza dell’export meridionale, sono oggi minacciati dalla cattiva pubblicità che viene dall’inquinamento di molti suoli. La Campania, in particolare, è nel mirino di una campagna di denigrazione che allarga all’intero territorio il dramma, comunque circoscritto, della cosiddetta Terra dei Fuochi.
In buona forma si presenta il comparto aeronautico, con ricadute positive su Campania e Puglia, mentre segna il passo quello dei mezzi di trasporto. Ancora vivace lo scambio dei prodotti energetici con un buon posizionamento all’interno del bacino del Mediterraneo considerato da sempre e da molti come il naturale teatro delle operazioni per un Mezzogiorno che stenta ad assumere il ruolo centrale che la geografia gli assegnerebbe.
Tutto questo senza dimenticare le nuove risorse europee da impegnare e spendere fino al 2020 cercando di non commettere, il coro è pressoché unanime, gli errori del passato e soprattutto quell’eccessiva frammentazione degli interventi che non si trasforma in stabili condizioni di sviluppo. La partita per la vita sta per cominciare. Le fondazioni meridionaliste (vedi rubrica di domenica 9 febbraio) intimano alle Regioni di giocare per vincere.