L’estetica è una risorsa fondamentale per la rinascita economica non solo del Mezzogiorno ma di tutto il Paese. È quanto emerso dall’ultimo incontro del ciclo 2014 della rassegna Napoli 2020 promosso L’estetica è una risorsa fondamentale per la rinascita economica non solo del Mezzogiorno ma di tutto il Paese. È quanto emerso dall’ultimo incontro del ciclo 2014 della rassegna Napoli 2020 promosso da Denaro e Matching Energies Fondation, dal titolo “La bellezza salverà l’impresa? Moda, arte, architettura: il valore aggiunto”. Per raggiungere l’obiettivo occorre maggior consapevolezza delle ricchezze, in termini di patrimonio artistico e umano, da parte del Sud. E puntare su un generale svecchiamento di idee, immagine e progetti. Di seguito proponiamo una sintesi degli interventi. Enzo Corvino – Architetto Crescita collettiva Creativi e imprese insieme per il rilancio Allarghiamo gli orizzonti della cultura a tutti, parliamo di un mondo di pochi che può avere un raggio di influenza positiva su tutti. Nessun imprenditore si sogna di far male o ama il brutto ma molte volte si ignora letteralmente il concetto di bello. È nel connubio tra creativi e imprenditori che possiamo trovare la chiave di volta della crescita collettiva. Federico D’Aniello – Dirigente di banca Cultura emarginata Colpa del sistema che non sa formare Come facciamo a trasferire all’esterno le nostre riflessioni? Dovremmo essere degli amplificatori per ottenere una ricaduta sulla società, trasformare questa nobile iniziativa in un megafono. La cultura in Italia sta ai margini, stando ai dati del Censis, proprio strutturalmente. Mi chiedo, quanto pesa la formazione che stiamo costruendo in maniera sbagliata? Cosa possiamo fare per ridare una collocazione idonea alla formazione? Davide De Blasio – Imprenditore Fare e pensare Connubio decisivo tra arte e artigianato Da quindici anni ho messo sempre al centro della comunicazione il rapporto tra arte e artigianato, tema centrale che perseguiamo moltissimo. Bisogna fare: tipico del mondo artigiano è il problema di fare e pensare contemporaneamente. Abbiamo un chiostro abbandonato del ’500 a Porta Capuana e stiamo lavorando per recuperarlo, era un luogo del fare dei monaci requisito dai Borbone in un progetto industriale, un lanificio, oggi ridiventa una scuola di artigianato, dove gli artigiani possano trovare creatività, in calo a causa dell’assenza di committenza. Qui verranno a lavorare circolarmente tecnici, designer, architetti, artisti. Si tratta di un esempio di felice incontro tra azione e idee. Aldo Di Chio – Architetto Vulcanica è esempio Anche Napoli Est scopre la bellezza A Napoli si può fare ancora sul serio e si può fare architettura. Ilvmio gruppo Vulcanica ne è un esempio: fu chiamato a ristrutturare un enorme padiglione a Napoli Est, ne cercavamo la bellezza e adesso c’è un pezzo di architettura contemporanea che sta nascendo in questa città. Dell’architettura contemporanea, e non dell’edilizia, c’è bisogno a Napoli: c’è ancora da fare tutto qui ed è un’occasione. Possiamo farcela se facciamo rete e ci rendiamo conto del bisogno maggiore che ha la città. Lello Esposito – Artista Napoli in 20 anni? È cresciuta molto tra identità e novità Voglio parlare da “ignorante” di Napoli, la città in questi 20 anni è cresciuta moltissimo, in maniera straordinaria. Venti anni fa mi dicevano “sei bravo ma sei un artista locale”, invece io dicevo “quanto più è forte la mia identità, tanto più divento universale”: nel frattempo ho aperto due studi in America. Identità e metamorfosi è il principio e a Napoli succede ed, infatti, è successoqualcosa. A 14 anni andavo in Olivetti dove mio zio fondeva le macchine da scrivere, poi ho fatto le sculture ispirato da quelle visioni. Le cose stanno succedendo e la gente risponde più velocemente, soprattutto la parte popolare risponde, quella più importante perché non ancora appiattita come in altre città. Sergio Fermariello – Artista Pensiamo al futuro, conta l’orizzonte Non il profitto Per crescere e produrre ricchezza non è importante esclusivamente il profitto ma, soprattutto, l’orizzonte, il saper guardare al domani. E qui nascono le mie perplessità, racchiuse in una domanda importante: siamo ancora in grado di vedere, di immaginare il nostro futuro? È questo il quesito su cui dobbiamo interrogarci tutti, trasversalmente ai settori, e al quale dobbiamo fornire una risposta quanto più onesta, immediata e consapevole possibile. Pierpaolo Forte – Presidente Fondazione Donnaregina Impresa e cultura dialogo orizzontale: questa è la svolta Ormai è attestata la culturalizzazione dell’economia. E la domanda di beni di servizi è un po’ infarcita di questa vaga “cosa” chiamata cultura. Ma stiamo finalmente utilizzando un convegno nel tentativo di tener presente che ci sono tratti estetici per cui lo sfruttamento di sguardo e contatto con il prodotto culturale stimola arricchimenti non solo esperienziali ma anche corporei. Cultura e prodotto culturale sono in relazione orizzontale, si inizia finalmente a parlare di imprese creative. Alfredo Giacometti – Pubblicitario Troppa burocrazia blocca la creatività, liberiamo i freni A sei anni esponevano i miei disegni, sono nato con la capacità di fare design, ho cercato di fare innovazione ma ho avuto sempre le istituzioni contro, scettiche verso i canoni “anormali”. A priori non è possibile comprendere se un’arte è valida o meno, è necessario rischiare sull’innovazione. I burocrati non ci danno questa possibilità di lavorare e migliorare, fanno da freni alla creatività. Diego Guida – Editore I ritardi dell’editoria e le colpe trascurate della comunicazione Il territorio campano e nazionale da una prospettiva editoriale ha sicuramente un significato, probabilmente non un fatturato ma un senso sì. Da Olivetti ad oggi poco è cambiato perché non abbiamo avuto una riforma seria dell’università e della scuola. E, inoltre, ritengo ci sia una forte responsabilità dei comunicatori che falliscono nelle strategie di comunicazione, promosse soltanto attraverso la misera provocazione che attacca temi triti e ritriti. Giuseppe Imparato – Ex dirigente di banca Come ripartire? Serve un patto tra arte e impresa Napoli – e questo convegno lo mette ancora più in luce – ha sempre avuto uno stretto rapporto con arte, cultura, estetica e impresa. Non solo nel passato, dal Pio Monte della Misericordia che commissionò a Caravaggio un quadro poi rifiutato ad oggi. Dall’incontro tra imprenditore mecenate e artista nasce il capolavoro. Ma l’impresa che vuole salvare la città deve essere rappresentata dalla stessa in modo limpido. Da questo appuntamento dovrebbe nascere una istituzione imprenditoriale che promuova l’estetica della città. Presentabilità, professionalità e progettualità, le tre caratteristiche che possono, a mio avviso, suggellare il connubio arte-impresa. Antonio Loffredo – Parroco Promuovere l’etica attraverso il bello ostacola il male Nel nostro piccolo laboratorio proviamo a favorire l’etica che manca secolarmente alla Sanità attraverso l’estetica, rimettiamo a posto le cose, le persone e non solo l’economia. Quando ho detto ai commercianti grazie per l’investimento effettuato nel tempo mi hanno risposto: “farà bene al territorio”. Una intelligenza spicciola che apprezzo molto. Attraverso la via della bellezza non ci salveremo dal male ma lo ostacoleremo, è questo il senso delle nostre attività. Giuseppe Paolone – Rettore Bellezza e azienda è la nostra visione all’Università Pegaso Sono un aziendalista e quindi vedo la bellezza radicata nell’Università che rappresento con onore, dove la consideriamo un’attività didattica, basti pensare all’investimento che abbiamo fatto nel Palazzo Zapata. Ritengo fondamentale oggi più che mai che l’obiettivo imprenditoriale, ossia il profitto che è insopprimibile, includa risorse immateriali, intangibili, invisibili. Massimo Pica Ciamarra – Architetto Educare al gusto per spazi di qualità, i pubblici su tutti L’impresa non può salvare il mondo. Il vero problema è l’alfabetizzazione sui principi della bellezza e del gusto. Come architetto dico che in molti settori c’è totale ignoranza, non si valuta ex ante ciò che avviene nello spazio e nella trasformazione degli ambienti in cui viviamo, fondamentali per il nostro benessere. La qualità dello spazio influisce sulla qualità della vita e l’obiettivo deve essere educare alla bellezza dei luoghi pubblici. E non si può che partire dalle scuole per una sensibilità e una domanda di bellezza diverse, oggi assenti. Luigi Maria Rocca – Commercialista Investire meglio? Seguiamo Milano: più sponsor privati L’ effetto della diminuzione dei fondi pubblici nazionali, Mibac in testa, ha comportato un fenomeno di federalismo anche nel mondo della cultura. Anche il San Carlo vive con risorse limitate, principalmente quelle della Camera di Commercio, del Comune e della Regione. Ho studiato anche La Scala, ha un livello di contribuzione maggiore ma non maggior efficienza. Molte realtà imprenditoriali, anche campane, sono presenti come sponsor alla Scala e non a Napoli, perfino Il Piccolo di Milano ha sponsor di livello nazionale. Ciò ha instaurato un circuito negativo: minori risorse, minore offerta culturale e minori incassi con conseguente ridotta ricaduta turistica sull’intera città di Napoli.Come fare a risolvere questo problema? Occorre, per iniziare, che le principali imprese campane tornino a sponsorizzare la cultura locale, ad iniziare dal San Carlo. Per quanto riguarda il Gruppo Getra, avendone parlato con il presidente Zigon, posso assicurare che questa è la nostra volontà. Mariano Rubinacci – Imprenditore Rilancio di Napoli? Più investimenti nel settore turistico Ciò che mi rattrista davvero di Napoli è la mancanza del degno turismo che meriterebbe la città. Per tutte le bellezze che possediamo potremmo arrivare a non pagare le tasse ma a compensarle con gli introiti turistici. Alessandra Schettino – Docente Facciamo sistema: un forum continuo sul tema del bello Quando dopo un viaggio si torna a Napoli si pensa che ci sia una netta polverizzazione dell’offerta di bellezza. Se si riuscisse ad organizzare in un sistema ben definito potremmo raggiungere un forum delle culture permanente e vincente, non quello del fallimento a cui abbiamo assistito sinora. Il direttore del mio ateneo, Danilo Iervolino, si mette a disposizione per il sostegno di progetti congeniali a questa idea. Paolo Stampacchia – Docente Generare valori è la sfida da vincere per imprese e artisti Le imprese trovano successo nel momento in cui le proposte sono corrispondenti al sistema di valori non della collettività generale ma di una componente abbastanza ampia. Da questo punto di vista il rapporto tra creatività e impresa trova fondamento nella produzione di valori. Pensiamoci. Laura Valente – Giornalista Sostegno ai giovani, facciamo rivivere i mestieri in calo La visione strategica rispetto all’importanza dei modelli di bellezza che abbiamo esportato nel mondo in passato è ormai un capitale di reputazione che abbiamo drammaticamente disperso. Oggi dobbiamo essere consapevoli del fatto che sul territorio del prodotto materiale intangibile che l’Europa riesce a valorizzare, la politica entra a gamba tesa. E non parliamo delle istituzioni pubbliche! Gli enti lirici, ad esempio, prendono la maggior parte del Fus, il Fondo Unico per lo Spettacolo, ma ugualmente fanno fatica ad andare avanti. E ditemi se c’è un solo direttore che non sia stato imposto dall’alto. Con gli stessi soldi emessi dai Fus quanto faremmo vivere i nostri talenti? Grandi imprenditori locali sostengono la Scala e non il San Carlo perché così entrano in una fetta di mercato interessante, è un giusto matrimonio di interesse attraverso cui si produce economia della cultura. Salvatore Velotti – Architetto L’arte delle periferie insieme ai giovani si può valorizzare In tutti i discorsi ascoltati sinora mancava una parola chiave: periferia. E il suo concetto di bellezza. L’opera creata dagli artisti di strada in periferia è vista come qualcosa di bello, di valorizzante al di là della visione che generalmente le attribuisce un negativo valore vandalistico. In città come Londra le periferie hanno interventi di street art notevoli e gli immobili arrivano ad incrementare il valore del 20 per cento grazie a questa arte, in Italia si chiede la rimozione per lo stesso aumento di valore immobiliare. A volte quindi è tutta una questione di percezione, vi invito ad avere un occhio diverso nei confronti della creatività. È difficile trovare un imprenditore pronto ad un dialogo forte, anche conflittuale, ma positivo.