Una cosa appare chiara: i soldi ci sono, servono i progetti. A ribadirlo è il presidente della Banca europea per gli investimenti Werner Hoyer in questi giorni a Napoli per inaugurare Una cosa appare chiara: i soldi ci sono, servono i progetti. A ribadirlo è il presidente della Banca europea per gli investimenti Werner Hoyer in questi giorni a Napoli per inaugurare con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan la 14a conferenza del Facility for Euro-Mediterranean Investment and Partenership (Femip). Come spiegato dal vice italiano di Hoyer, Dario Scannapieco, sono 10 i miliardi che la Bei ha deciso di puntare sull’Italia nei prossimi sette anni per accompagnare il piano d’investimenti europeo da 300 miliardi promesso dal neo presidente della Commissione Jean Claude Juncker. Tre le direttrici principali: trasporti, energia, strumenti per le piccole e medie imprese. E se è vero che ci sono risorse senza progetti è anche vero il contrario e che ci siano progetti senza risorse. Insomma, occorre che i due termini del problema s’incontrino finalmente. Questo il compito della task force costituita da Bei e Commissione europea che avrà il delicato compito di selezionare le proposte dei paesi membri attese entro il 14 novembre. Una stima indica che sul tavolo dei decisori pioveranno più di mille possibilità tra cui scegliere le migliori. Non è ancora possibile stabilire quale parte geografica sarà più o meno favorita ma è intenzione dei responsabili muoversi con equilibrio tra settori e territori per evitare l’acuirsi delle differenze. Anzi, uno dei compiti che la task force si è data consiste proprio nel colmare i buchi. I finanziamenti premieranno grandi opere infrastrutturali pubbliche o miste e iniziative private dalle quali ci si attende un decisivo contributo alla crescita e all’occupazione . Per trasformare l’impegno in realtà la Bei metterà a disposizione non solo strumenti finanziari ma anche consulenza e istruzioni per l’uso. Tutto dipenderà, dunque, dalla qualità dei progetti proposti, dalla loro attitudine a rispondere ai bisogni, dalla capacità di suscitare scambi e interessi trasformando il Mediterraneo dal mare di dolore che conosciamo al mare di opportunità che tutti ricercano e nessuno sembra in grado di trovare nonostante l’Europa ci sia immersa dentro.