Bce taglia ancora i tassi e abbandona l’impegno a linea restrittiva

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Roma, 12 dic. (askanews) – La Banca centrale europea ha deciso di tagliare i tassi di interesse di riferimento per l’area euro di altri 25 punti base. Una decisione in linea con le attese prevalenti, mentre l’istituzione ha dato chiari segnali sul proseguimento della manovra di rimozione del freno monetario. Soprattutto, ha rimosso dalla comunicazione diffusa al termine del direttorio l’indicazione sulla necessità di mantenere una linea restrittiva.

A decorrere dal 18 dicembre, i tassi sui depositi presso la banca centrale caleranno al 3%, minimo dal marzo del 2023, quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali al 3,15%, minimo dal febbraio 2023 e i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginali caleranno al 3,40%.

Secondo la Bce nell’area euro “il processo disinflazionistico è ben avviato” e i tecnici dell’istituzione hanno rivisto al ribasso le previsioni su inflazione e crescita. Ora prevedono una espansione del Pil dell’area euro dello 0,7% nel 2024, 1,1% nel 2025, 1,4% nel 2026 e 1,3% nel 2027. Per il caro vita stimano 2,4% sull’insieme di quest’anno, cui seguirebbe 2,1% nel 2025 e 1,9 nel 2026, per il 2027 è atteso un 2,1%.

Alcuni, al direttorio di oggi, avrebbero voluto fare di più: “Ci sono state alcune discussioni con alcune proposte per considerare 50 punti base – ha riferito la presidente Christine Lagarde durante la conferenza stampa esplicativa – ma l’accordo complessivo su cui tutti hanno finito per convergere è che questa era la decisione giusta”.

“Abbiamo avuto un Consiglio che ci ha veramente portato a concordare non ancora ‘vittoria’ sull’inflazione, non ancora ‘missione compiuta’, ma certamente ci ha portato a convergere sul fatto che l’inflazione sta veramente sulla buona strada per raggiungere il nostro obiettivo del 2%”.

Migliorano ulteriormente, intanto, le previsioni sulla disoccupazione nell’area euro, che è già ai minimi storici. Ora i tecnici dell’istituzione pronosticano un calo al 6,4% quest’anno, dal 6,5% del 2023, una flebile risalita al 6,5% nel prossimo e poi un calo al 6,3% nel 2026 e al 6,1% nel 2027.

La Bce ha anche confermato con la fine dell’anno l’arresto totale delle operazioni di rinnovo di titoli negli stock dell’eurosistema. Ma aggiungendo che il suo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Tpi) “può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area”.

Interpellata sulla recente stabilità di titoli di Stato e differenziali dei tassi (spread), a dispetto in particolare della crisi di governo in Francia e delle letture allarmistiche che alcuni organi di stampa vi hanno attribuito, Lagarde ha di fatto smentito eventuali speculazioni sul fatto che vi fosse la mano della Bce dietro al tutto: l’ultima volta che la Bce è intervenuta sui mercati con la “flessibilità” prevista nel programma di acquisti “anti-crisi pandemica” (Pepp) è stato nel luglio del 2023. Da allora non ha più effettuato questi interventi e alla riunione di oggi del consiglio direttivo “non abbiamo discusso del Tpi”.

Infine, con il rimborso dei restanti importi ricevuti dalle banche nell’ambito delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Tltro), si conclude questa fase del processo di normalizzazione del bilancio della Bce.

Sempre oggi anche la Banca nazionale svizzera ha tagliato i tassi. In questo caso ha sorpreso le aspettative con una sforbiciata da 50 punti base, con cui il riferimento sul franco è sceso allo 0,50%, posto che l’inflazione in Svizzera (0,7% a novembre) è a quasi a un terzo del livello dell’eurozona.

Ora “la palla” virtualmente passerà alla Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti che comunicherà le sue decisioni mercoledì prossimo, al termine della due giorni del direttorio (Fomc). Qui il quadro è ancora più incerto, data la continua riaccelerazione dell’inflazione Usa. (fonte immagine: ECB 2024).