Roma, 16 ott. (askanews) – Alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane, costituita dalla somma delle attività reali e finanziarie al netto delle passività finanziarie, ammontava in media a circa 296.000 euro, in crescita dell’1,8 per cento a prezzi costanti rispetto al 2020. Lo riferisce la banca d’Italia nella sua Indagine sui bilanci delle famiglie, spiegando che la crescita è stata sostenuta da quella della componente finanziaria, che ha beneficiato dell’andamento positivo dei mercati e ha più che bilanciato l’aumento delle passività e la lieve riduzione della ricchezza immobiliare.
Il valore mediano, aggiunge Bankitalia, ovvero il livello che separa la metà meno ricca delle famiglie dalla metà più ricca era pari a 152.000 euro, in calo del 2 per cento.
Anche su questi aspetti salgono le disuguaglianze: alla fine del 2022 il 10 per cento meno ricco delle famiglie possedeva meno dello 0,1 per cento del patrimonio netto complessivo, il 10 per cento più ricco ne deteneva circa il 52 per cento. E rispetto al 2020, la quota di patrimonio netto detenuta dal decimo più abbiente è salita di circa 2 punti percentuali. Al netto al del nuovo disegno di campionamento, precisa l’istituzione, il divario tra la quota di ricchezza netta detenuta dai più ricchi e quella in capo ai meno ricchi continua ad essere maggiore rispetto al periodo pre-pandemico (2016).
La quota di famiglie che detenevano attività finanziarie alla fine del 2022 era pari al 92 per cento, in linea con la precedente rilevazione: il valore medio familiare delle attività finanziarie era pari, tra chi le possedeva, a circa 62.400 euro. La distribuzione delle attività finanziarie è rimasta più concentrata di quella della ricchezza netta: quasi i due terzi delle attività finanziarie erano detenuti dai nuclei appartenenti al 10 per cento più ricco mentre il 10 per cento delle famiglie più povere ne deteneva solo lo 0,1 per cento .
Ai divari nella quota di ricchezza finanziaria detenuta si associano portafogli con composizione molto diversa. Le famiglie appartenenti al decimo più povero possiedono quasi esclusivamente depositi, prosegue Bankitalia, mentre quelle appartenenti al decimo più abbiente affidano la gestione di una parte cospicua delle loro attività finanziarie a operatori professionali e detengono direttamente azioni. Questa diversificazione consente una maggiore protezione dall’inflazione come quella particolarmente elevata realizzatasi nel corso del 2022.