Bankitalia, Rapporto Campania: +3,5% di Pil nel 2022, regione cresce ancora dopo Covid

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(fonte foto Twitter Bankitalia)

Prosegue anche nel 2022 la crescita economica della Campania, con un Pil in aumento del 3,5%, a fronte del 3,7% della media nazionale. Un incremento che consente alla regione di recuperare i livelli del 2019. E’ quanto emerge dal rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia della Campania, presentato nella sede di Napoli. Il dato relativo alla ripresa acquisisce ancora piu’ valore se si considerano le incertezze legate alla guerra in Ucraina, l’aumento dei costi energetici e dei beni alimentari e le difficolta’ nell’approvvigionamento dei materiali, queste ultime riscontrate per larga parte del 2022. La crescita, particolarmente sostenuta nella prima meta’ dell’anno, e’ poi proseguita a ritmi piu’ contenuti nel secondo semestre, ma le aspettative per il 2023 restano comunque complessivamente positive.

“Le imprese ci rappresentano ancora un fatturato in crescita”, spiega la direttrice della sede di Napoli della Banca d’Italia, Marina Avallone, “mentre sono piu’ caute per quello che riguarda gli investimenti”. La crescita ha riguardato, in maniera trasversale, tutti i comparti produttivi. A trainare la ripresa e’ il settore dei servizi, che ha beneficiato della fine delle restrizioni legate alla pandemia. In prima linea anche il turismo, in particolare per la componente straniera, che ha superato di oltre la meta’ il livello di presenze del 2021. L’altro settore in cui la crescita si e’ consolidata e’ quello delle costruzioni, grazie agli incentivi statali per le ristrutturazioni edilizie. A causa delle criticita’ nella cessione dei crediti d’imposta, nell’ultimo trimestre del 2022 c’e’ stato, pero’, un rallentamento. La manifattura si mantiene sui livelli del 2021, con una decelerazione degli investimenti dovuto alle prospettive incerte, all’aumento del costo del credito e all’incremento del prezzo di acquisto di beni e servizi intermedi, stimato intorno al 15%. Continua a correre l’export, in aumento del 29,4% in valore (20% in Italia e 28,8% nel Mezzogiorno) e del 10,8% in termini quantitativi. L’espansione e’ stata generalizzata, ma i contributi piu’ rilevanti sono arrivati dall’alimentare, dal farmaceutico, dall’automotive e dai metalli.

Prosegue il rallentamento dei prestiti alle imprese: la domanda di finanziamenti e’ calata nel secondo semestre, soprattutto quella finalizzata alle spese per investimento. Il credito delle piccole aziende ha iniziato a diminuire negli ultimi mesi del 2022. Gli indicatori di rischiosita’ dei prestiti si sono mantenuti su livelli contenuti, anche grazie al buon andamento dell’attivita’ economica ma, in prospettiva, i rischi legati a una elevata inflazione, all’aumento dei tassi di interesse e ai riflessi sull’economia delle tensioni internazionali, potrebbero influire negativamente sulla qualita’ del credito. Anche il reddito delle famiglie campane ha risentito dell’inflazione. Nonostante questo, secondo Prometeia, nel 2022 il reddito disponibile nominale e’ cresciuto del 5,9%, anche se l’aumento dei prezzi ha determinato una contrazione del reddito reale dello 0,9%, in linea con la media nazionale.

Rispetto ai dati Istat del 2021, che inserivano il 12% delle famiglie campane in poverta’ assoluta, nell’anno successivo i livelli di poverta’ e disuguaglianza potrebbero essersi ridotti, grazie all’aumento dell’occupazione e al calo di oltre il 2% della quota di individui che vivono in famiglie senza occupati. D’altro canto, la riduzione del potere d’acquisto e i rincari potrebbero aver accresciuto la quota di famiglie incapaci di acquistare beni energetici essenziali. Prosegue la ripresa dei consumi (+5,6%, in linea con la media nazionale), che tornano al livello del 2019, anche se la spesa delle famiglie risente dei rincari e del deterioramento del clima di fiducia. Trend positivo anche per i prestiti alle famiglie (+5% a fine anno), anche se si registra un rallentamento a fine 2022 e all’inizio dell’anno in corso. I flussi di nuovi mutui restano sui livelli del 2021, superiori a quelli del periodo pre-Covid, con un rallentamento nel II semestre e nei primi sei mesi del 2023.