di Giuseppe Delle Cave
E’ un aggiornamento congiunturale che risente fortemente dell’impennata dell’inflazione in Campania nel primo semestre del 2023 e del conseguente aumento dei tassi d’interesse, soprattutto dei mutui, quello presentato oggi in conferenza stampa dal direttore della sede di Napoli della Banca d’Italia, Marina Avallone. Un flessione della domanda interna che frena la crescita di tutte le attività economiche, con un 1,1 per cento in più in linea con la media italiana (1,2%) ma più basso come trend rispetto allo stesso periodo del 2022 e agli scorsi anni, in cui la crescita era addirittura triplicata. Fanno eccezione i settori dell’export regionale, con il raddoppio del farmaceutico e il contributo fondamentale fornito dall’agroalimentare e dal comparto automobilistico (con vendite verso l’Europa e Nord-America due volte più alte di quelle dello scorso anno). Bene anche il turismo, specie quello estero (+9 per cento sul 2022, spesa media aumentata di circa il 30 per cento), mentre le modifiche normative che hanno riguardato il Superbonus hanno rallentato da febbraio la crescita delle costruzioni, a fronte però di un aumento del 13 per cento, dovuto quasi tutta alla spinta del Pnrr, per il segmento che riguarda la realizzazione di nuove opere pubbliche.
“Nel primo semestre dell’anno l’occupazione è cresciuta moderatamente – ha sottolineato il direttore Avallone -, le più favorevoli condizioni del mercato hanno portato a un più ampio tasso di partecipazione che si è riflesso in un aumento del tasso di disoccupazione. Nel semestre ha continuato a ridursi il ricorso alle misure di integrazione salariale”. Cala inoltre la domanda legata alle transazioni di immobili residenziali, condizionata dal progressivo aumento del costo dei finanziamenti. “L’indebitamento complessivo delle famiglie ha rallentato per la crescita dei mutui – ha rimarcato il numero uno della Banca d’Italia di Napoli -, mentre il credito al consumo si è ampliato a ritmi prossimi a quelli della fine del 2022”. Nel corso del primo semestre anche il credito alle imprese ha decelerato, risentendo di condizioni di offerta più restrittive e della minore domanda di finanziamento per investimenti, a causa del più elevato costo del denaro.
“La rischiosità dei prestiti alle famiglie e alle imprese non ha subito mutamenti sostanziali – ha aggiunto Avallone -, i principali indicatori rimangono su livelli storicamente contenuti. In prospettiva, la capacità della clientela di sostenere il servizio del debito potrebbe risentire del livello raggiunto dal costo dei finanziamenti. A ciò si aggiunge il fatto che il contenuto livello dei tassi applicati sui depositi in conto corrente ha favorito una riallocazione del risparmio a favore di attività più remunerative. In particolare, per il settore privato non finanziario (famiglie e imprese) è cresciuto il valore dei titoli a custodia detenuto presso le banche, trainato dall’aumento di titoli di Stato e delle obbligazioni bancarie”.
Alla domanda dei giornalisti su cosa debba aspettarsi la Campania per il futuro, il direttore Avallone ha concluso: “A noi piace vedere il bicchiere mezzo pieno, sono per un cauto ottimismo, anche se abbiamo un quadro macroeconomico incerto, per cui questo ottimismo potrebbe essere smentito domani, come è accaduto l’anno scorso con il conflitto russo-ucraino. Oggi abbiamo la crisi israelo-palestinese che può comportare ripercussioni importanti ma, al netto di quello che è lo scenario internazionale, direi che un po’ di ottimismo possiamo mantenerlo”.
Sulla dinamica dei consumi si è soffermato anche Luigi Leva, responsabile della Divisione Analisi e Ricerca Economica Territoriale. “Nel semestre l’espansione dei consumi mostrerebbe un marcato rallentamento – ha rilevato -, la dinamica dei prezzi in Campania si è tuttavia gradualmente attenuata a partire dai primi mesi del 2023, quando a settembre il tasso di inflazione è sceso al 5,2 per cento, mentre a fine 2022 era dell’11,5 per cento. Al calo dell’inflazione ha contribuito il marcato calo dei prezzi di gas ed energia elettrica”. A ciò Leva ha aggiunto: “Il fatto che gli ultimissimi dati Istat di ottobre registrino un considerevole calo dell’inflazione, che si attesta al 2,4 per cento, un valore prossimo ai parametri auspicati dalla Bce, fa bene sperare per il futuro”.