Banca d’Italia, Panetta avverte: Il calo demografico pesa sul lavoro, l’immigrazione leva per la crescita

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in foto il governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta (Imagoeconomica)

L’immigrazione regolare può essere una leva di crescita utile al Paese ma l’unica vera strada per assicurarne il pieno sviluppo è una: la produttività. E’ il monito che arriva dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nelle Conclusioni finali, le prime dalla nomina dell’ex membro del direttivo Bce alla guida di via Nazionale nel 2023. “È possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat”, ma “andrà gestito in coordinamento con gli altri paesi europei”, bilanciando produzione ed equilibri sociali e rafforzando l’integrazione dei cittadini stranieri. Allo stesso tempo, è chiaro che “anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto. Solo la produttività potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati”.Eppure, nello Stivale “la produttività del lavoro è rimasta ferma”, e a pagarne il prezzo sono soprattutto i giovani, scegliendo poi di ripiegare all’estero. Numeri alla mano, il governatore ricorda che sono 525mila i giovani italiani emigrati tra il 2008 e il 2022; di questi, solo un terzo ha fatto ritorno. Un vero e proprio “esodo” – soprattutto di laureati – che “indebolisce la dotazione di capitale umano del nostro paese”. Così come resta basso il tasso di occupazione femminile, “ancora al 52,2%”, chiosa Panetta, lodando in quest’ottica le risorse Pnrr destinate ai servizi per l’infanzia.”Traduco: i lavoratori devono poter vivere dignitosamente. Bisogna alzare i salari, non si può essere poveri lavorando”, è il commento a margine del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Gli fa eco il segretario Cisl, Luigi Sbarra, ribadendo che “occorre rilanciare i salari”, sciogliendo il nodo del deficit di produttività attraverso “la valorizzazione della contrattazione decentrata, rinnovi tempestivi dei contratti nazionali scaduti, protagonismo del lavoro nelle scelte e negli utili d’impresa e relazioni industriali maggiormente partecipative”.Accanto alla produttività c’è poi una seconda sfida, altrettanto centrale: l’IA. “In Italia i mutamenti indotti dall’intelligenza artificiale riguarderebbero due lavoratori su tre”, fa presente Panetta. E se “per la maggioranza la produttività e le opportunità di lavoro aumenterebbero”, per una “significativa minoranza le occasioni di impiego potrebbero ridursi”, avverte, esortando quindi ad “accompagnare i lavoratori nella riqualificazione professionale” o a “facilitarne il ricollocamento” durante la fase di transizione.