Cento anni fa nasceva a Napoli un Istituto che per tutto il Novecento avrebbe accompagnato la storia e lo sviluppo economico del Paese: la Banca d’America e d’Italia. Fondata il 14 novembre 1917 da un gruppo di imprenditori italiani con il nome di Banca dell’Italia Meridionale, fu ribattezzata già nel 1922 “Banca d’America e d’Italia” (BAI), a sancire il forte carattere e ruolo internazionale che l’avrebbero contraddistinta nel suo sviluppo futuro per tutto il secolo. Nel 1918 la banca aprì il suo primo ufficio in Via Santa Brigida 11 a Napoli, di fronte alla Galleria Umberto I, nel palazzo che oggi ospita uno degli sportelli centrali di Deutsche Bank in città. Nel 1919 fu acquisita da Bank of Italy (successivamente Bank of America), fondata dall’italo-americano Amadeo Peter Giannini, fra i promotori di una concezione moderna del ruolo della banca, il primo a dare credito ai piccoli artigiani e ai privati credendo fortemente nel sostegno all’iniziativa dei singoli come strumento per lo sviluppo economico. Banca d’America e d’Italia è stata protagonista della crescita economica italiana con un capillare presidio del territorio italiano. Presente in tutte le grandi città, come Napoli, Torino, Milano, Venezia e Roma, l’istituto estese la sua attività anche nella provincia, in particolar modo in Liguria, Puglia e Campania, regioni chiave per i rapporti commerciali con la comunità italo-americana. Nel 1932 BAI supportava il 15% delle esportazioni italiane verso gli USA e nel secondo Dopoguerra divenne la Banca di riferimento per la ricostruzione del Paese, soprattutto attraverso il sostegno all’industria italiana e al commercio internazionale.
Quando si chiamava Banca dell’Italia Meridionale
Fondata a Napoli il 14 novembre 1917 da un gruppo di imprenditori italiani con il nome di Banca dell’Italia Meridionale, diventa Banca d’America e d’Italia nel 1922 dopo l’acquisizione, nel 1919, dell’allora Bank of Italy (poi Bank of America) di Amadeo Giannini. Nonostante il clima politico avverso e l’ascesa del Fascismo, la BAI negli anni Venti e Trenta conosce un forte periodo di espansione sul territorio nazionale, con l’apertura di numerose filiali, prime fra tutte quelle di Palermo e Genova, già nel 1919, e in seguito quelle di Milano, Roma, Bologna, Lucca e Trieste. Nel 1928 la banca ha 51 filiali nelle principali regioni italiane e nel 1930 acquisisce altre filiali, da Torino a Venezia, insieme al prestigioso ufficio di via Manzoni a Milano, per tanti anni sede centrale della banca. BAI non trascura però i centri più piccoli, rafforzando la sua presenza in particolar modo in Liguria e in Puglia. Infatti è proprio attraverso queste regioni, insieme alla Campania, che si dipana il collegamento con le comunità italo-americane oltreoceano alla base del grande sviluppo commerciale della banca di quegli anni. Nel 1932 BAI supportava infatti il 15% delle esportazioni italiane verso gli USA. Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, la BAI, come tutti gli istituiti bancari, ha una battuta d’arresto. Nel 1942 è confiscata dallo Stato e l’anno successivo, mentre si fanno sempre più complicate le comunicazioni tra le filiali nel Nord e nel Sud del paese, la sede milanese di Via Manzoni è distrutta da uno dei tanti bombardamenti che colpiscono la città. Il 15 giugno 1945, a guerra finita, il Comitato di Liberazione Nazionale revoca la confisca e la gestione della banca torna nelle mani dei proprietari. Quelli del Dopoguerra sono anni molto difficili, per le imprese italiane e per tutto il Paese che vuole risollevarsi dopo i disastri della guerra, e BAI vuole essere parte attiva del processo di ricostruzione. Nel 1946 i depositi dei clienti crescono del 126% e BAI compare tra le sole 12 banche italiane autorizzate ad operare con corrispondenti esteri. Nello stesso anno Mario Giannini, figlio di Amadeo, diventa membro della commissione USA per i rapporti commerciali internazionali e dal 1947, con il lancio dell’European Recovery Programme (Piano Marshall), la BAI gestisce più del 20% dei fondi di sviluppo destinati all’Italia, sostenendo attivamente tante piccole e grandi aziende del Paese, a partire dalla FIAT. L’immediato Dopoguerra rappresenta quindi un periodo particolarmente attivo per la Banca, che apre 13 nuove filiali in soli 5 anni e si ritaglia un ruolo da protagonista nel boom economico degli anni ’50, diventando la banca di riferimento di tante aziende che investono in Italia, soprattutto nel triangolo industriale Torino, Genova e Milano vive un’espansione tale da incoraggiare investimenti internazionali. Nel 1957 nasce la Comunità Economica Europea e BAI conferma la sua posizione in prima linea nel sostegno economico del Paese, partecipando nel 1961 alla costituzione dell’istituto di credito a medio e lungo termine Interbanca. Nel 1965 BAI lancia per prima in Italia i crediti personali ai privati e quattro anni dopo introduce la BankAmericard, la prima carta di credito “per tutti” sul mercato italiano. Nel frattempo la BAI continua a crescere sul territorio: dalle 58 filiali del 1931 si passa alle 72 del 1961 fino alle 83 degli anni Settanta. Nel 1980 la Banca ha 91 filiali e 2700 persone in staff, che diventano rispettivamente 100 e oltre 3000 nel corso del decennio. Nella metà degli anni Ottanta, tuttavia, la Bank of America si trova ad affrontare un periodo particolarmente difficile, che la porta a pianificare una serie di dismissioni di società collegate nel mondo, tra cui proprio la BAI. Sono gli stessi anni in cui Deutsche Bank punta a rafforzare la sua presenza in Europa e guarda all’Italia, dove è tradizionalmente attiva (già nel 1894 è tra i fondatori della Banca Commerciale Italiana) e direttamente presente dal 1977, come a un mercato particolarmente interessante e compatibile la propria vocazione. Il 23 dicembre 1986 Deutsche Bank AGacquisisce quindi il 100% della Banca d’America e d’Italia, dotandosi così di una prima struttura operativa sul territorio, con una solida identità di servizio ai clienti privati e alle aziende. Nel 1994 la Banca d’America e d’Italia cambia denominazione in Deutsche Bank Spa e acquisisce nello stesso anno la Banca Popolare di Lecco, facendo dell’Italia il secondo mercato europeo del Gruppo dopo la Germania.