Balneari, in Campania oltre il 70% degli stabilimenti già aperti

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Le spiagge della Campania sono pronte per l’arrivo della bella stagione. Tra le vacanze di Pasqua e i ponti del 25 aprile e del 1° maggio “almeno il 70% degli stabilimenti balneari presenti nella regione saranno aperti”, spiega all’Adnkronos Marcello Giocondo, presidente regionale campano del Sindacato italiano balneari – Fipe. Lidi aperti quindi su tutti i 550 km di costa della Campania, dal litorale domitio ai Campi Flegrei, passando per l’area di Napoli, la Penisola Sorrentina e la Costiera Amalfitana, le isole Capri, Ischia e Procida, la zona di Salerno e il Cilento. “Le condizioni meteorologiche favorevoli hanno consentito a molti dei titolari degli stabilimenti di aprire anche prima di Pasqua”, aggiunge Giocondo. Imprenditori quindi già pronti a sostenere lo sforzo e “soprattutto a fornire i servizi che in questo periodo sono perlopiù gratuiti – prosegue il presidente del Sib Campania – perché in questo periodo spesso non ci sono ancora i servizi tipici balneari ma, stando aperti, viene garantito a chi viene in spiaggia l’accesso al mare, la pulizia degli arenili, l’eventuale spogliatoio, l’infermeria e il servizio bar. Lo sforzo dell’imprenditore del settore balneare non è mirato solo alla redditività dell’azienda ma soprattutto a rendere servizi, che spesso il pubblico non riesce a garantire. Per verificarlo basta andare in una spiaggia libera, dove spesso i Comuni non riescono a garantire la pulizia dell’area”.
Ciò nonostante, sottolinea Giocondo, “verso gli stabilimenti balneari c’è un accanimento a prescindere, perché vengono visti come occupanti di un bene degli altri e il Governo non ci vede come imprese che offrono un servizio pubblico, ma come usurpatori. Governo e Regione ancora non hanno messo mano a una legge di riordino sulla materia demaniale, né sulla rivisitazione dei canoni demaniali sulla base delle aree, dei flussi turistici e anche delle condizioni socio-ambientali ed economiche. Non è possibile che uno stabilimento di Mondragone paghi quanto uno di Amalfi, così come uno in zona bandiera blu paghi come un altro stabilimento dove c’è divieto di balneazione”. Anche perché poi “se in una zona a fortissima attrattività turistica ombrellone più due lettini costa 50 euro, sul litorale domitio costerà 6 euro”. Giocondo cita l’esempio di Castel Volturno, “dove ci sono 20mila abitanti e 20mila clandestini, una presenza che in un territorio a vocazione turistico-balneare crea situazioni incompatibili. Avere alle spalle dello stabilimento alberghi con turisti russi è diverso dall’avere seconde case abbandonate dai proprietari oppure occupate da immigrati, con il mare inquinato. In 40 anni non si è riusciti a mettere mano a questo problema, ora il Governo sta mettendo mano a un decreto legge ma solo perché pressato dall’Europa, che ha già notificato due infrazioni all’Italia sulla questione demaniale”. “Noi apriamo – conclude Giocondo – perché dobbiamo fare impresa e perché facciamo questo come mestiere con passione, nonostante contro di noi ci sia un accanimento, una guerra in atto. Garantiamo non solo il servizio pubblico, ma anche la visibilità per un territorio perché siamo biglietto da visita e, spesso, il motivo principale per cui un cittadino si reca in una zona di mare”.