Specie chiave
“Per riportare un luogo alla sua condizione naturale e decidere come intervenire bisogna sapere innanzitutto cosa c’era lì in passato, attraverso una serie di studi, e quello che c’è adesso – spiega Luigi Musco, responsabile scientifico di Abbaco insieme a Vincenzo Saggiomo –. Noi stiamo lavorando al progetto dalla fine dello scorso anno: dopo i primi sopralluoghi, nelle prossime settimane faremo dei campionamenti profondi nei sedimenti per capire se c’è ancora inquinamento legato alla precedente attività industriale e fino a che punto questo si è spinto giù nei fondali. Abbiamo anche iniziato a verificare qual è la condizione attuale della biodiversità e l’eventuale presenza di organismi sopravvissuti in un’area che è notoriamente molto inquinata, soprattutto nei pressi dei pontili. E poi stiamo cominciando a individuare una serie di specie chiave candidate a essere portate lì, come la Posidonia Oceanica e le Gorgonie. In particolare, la Posidonia è “una pianta importantissima nel Mediterraneo, capace di migliorare perfino la qualità sanitaria delle acque e di creare le condizioni affinché altri organismi possano tornare – precisa il ricercatore –. In essa, infatti, trovano rifugio i piccoli di specie che possono ricreare uno stock ittico, un ambiente sano e produttivo utilizzabile dall’uomo per una pesca ecosostenibile”. “Valuteremo come le attività di restauro saranno benefiche per il ritorno sia ecologico sia socioeconomico – aggiunge Danovaro –. La Posidonia da sola riesce ad evitare l’erosione costiera, perciò ripiantarla a Bagnoli significa per noi trovare una soluzione intelligente e a costo bassissimo per non dover fare ripascimenti. E poi purifica l’acqua e favorisce la balneabilità, con ricadute positive sulla salute umana”.
Restauratore ecologico
Grazie ad Abbaco nascerà anche una nuova figura professionale, quella del restauratore ecologico: la Stazione Zoologica si sta aprendo a numerosi giovani ricercatori che, durante il percorso, saranno a contatto con un team multidisciplinare – composto da fisici, geologi, chimici, biologi marini, ecologi, microbiologi – e potranno così acquisire le conoscenze e l’esperienza necessarie per dedicarsi al recupero degli ecosistemi marini danneggiati.