Autonomia, lettera dell’arcivescovo di Napoli: Lacera il senso di solidarietà

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in foto Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli

“L’autonomia differenziata, per quanto la si voglia edulcorare con nuovi innesti terminologici che la gente non comprende, rompe questo concetto di unità, lacera il senso di solidarietà che è proprio della nostra gente, divide il Paese, accresce la povertà già troppo estesa ed estrema per milioni di italiani. Infine, cancella d’un colpo quel bagaglio ricchissimo di conquiste democratiche realizzato dalle lotte popolari dal Risorgimento a oggi” Lo scrive, in una lettera aperta sull’Autonomia differenziata l’arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia, resa pubblica nella giornata in cui il Pd si mobilita proprio da Napoli contro il progetto del Governo. Monsignor Battaglia sottolinea che la Costituzione “narra dell’eguaglianza autentica fra tutti i cittadini e prescrive che sia lo Stato a garantire l’effettiva parità”. Autonomia e differenziata sono due parole che se “prese autonomamente procurano una sensazione più piacevole di quella che pure si prova se lette insieme”, dice il vescovo di Napoli. “Autonomia. Che bella questa parola! Cosa c’è in un qualsiasi consorzio umano di meglio che avere garantita l’autonomia. Autonomia si coniuga con libertà. È magnifico essere autonomi, magnifico essere liberi”.

Ma c’è il rischio che la libertà applicata in quel contesto possa procurare voglia di fare senza gli altri. Ovvero, di non vedere altro interesse che il proprio. Del territorio e di quanti all’interno di essi vivono, specialmente. Forte crescerebbe qui il desiderio di costruire tutt’intorno a quella autonomia confini più rigidi e invalicabili”. Non solo: “Fare cose differenti, agire in maniera differente in un’area differenziata, è atto straordinario, che solletica vanità e senso di superiorità. Voglia di far da soli e per sé stessi e con le proprie risorse, senza, soprattutto, dover dar conto agli altri e fare i conti con gli altri, non è vantaggio da buttare, direbbero gli interessati se già non l’hanno pensato”. “Dicono i sostenitori della nuova legge in itinere, che è tutto previsto dalla Carta Costituzionale, che da tempo attenderebbe che venisse attuata in quel principio più largamente affermato nelle cinque regioni autonome. Ed è forse davvero così. Costoro, però, dimenticano, che la Costituzione, prima, durante e dopo, quell’articolo, narra dell’eguaglianza autentica fra tutti cittadini e prescrive che sia lo Stato a garantire l’effettiva parità, secondo modi e criteri che non sto qui ad elencare. In tanti ancora dimenticano che la bellezza della nostra Costituzione è nella inscindibile unità tra autonomie e solidarietà, tra libertà individuale e azione sociale, tra ricchezza individuale e ricchezza complessiva, tra singoli territori e unità territoriale”, conclude.