Atr di nuovo nel mirino dei cinesi

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Esulta la Leonardo di Pomigliano ma facciamo attenzione, perché non è la prima volta che una grande commessa fa riprendere alla grande la stessa azienda e poi si ricade nel nulla, sotto l’egida di chiusure commerciali. Anni addietro Di Maio venne a Pomigliano ad annnnciare l’investimento di un miliardo e mezzo per la ristrutturazione dei vetusti padiglioni centrali ove si allestisce il velivolo Atr, nelle sue varie sezioni, padiglione per padiglione in vista di un grande progetto con la Cina interessata al nostro velivolo da sempre . Era la manna in un deserto che riguardava una crisi di settore per mancati rinnovamenti strutturali che si portava avanti da anni e che nessuno aveva voluto cambiare. Poi il nulla . Ora la Cina come evidenzia anche l’articolo sul Mattino,  sembra essere davvero vicina per l’Atr, il velivolo prodotto (ormai da 40 anni) dal consorzio italo-francese che fa capo ad Airbus e a Leonardo. Ma dopo le notizie rimbalzate dal vertice di Bali, sembra esserlo soprattutto per i circa 5mila addetti dei poli aeronautici campano e pugliese che forniscono una vasta gamma di componenti per quello che è ormai da tempo il protagonista mondiale assoluto del segmento degli aerei fino a 90 posti (oltre 1800 esemplari venduti dall’inizio del programma, 200 compagnie in più di 100 nazioni) e che lo stesso Ambasciatore Lewis Eisemberg ne richiamava la produttività quando i suoi discorsi accoglievano la necessità di ristrutturazione del polo aeronautico in Campania.  A Pomigliano, in particolare, nell’ex Alenia oggi Leonardo, si producono le fusoliere dell’Atr, impiegando 2.800 dipendenti. Ma tra Nola e dintorni il sistema delle pmi impegnate per il consorzio che ha sede a Tolosa è ampio e ben rappresentato sotto il profilo dell’eccellenza tecnologica: si va dalla Lmc, primo fornitore dell’Atr per i materiali compositi, alla Laer, dall’Ompm di Angri alla A. Abete, alla Magnaghi. Potenzialmente nel gruppo rientra anche la Dema ma da mesi non si riescono a superare le incognite, ora soprattutto di natura finanziaria, che minacciano il futuro del sito di Somma Vesuviana e hanno costretto i lavoratori a scioperi e iniziative di protesta.

Di sicuro la possibile fornitura di 200 Atr a Pechino fa sorridere imprese e manodopera, appena usciti da una crisi pesante legata alla pandemia che ha prodotto risultati modesti nel 2020, con un massiccio ricorso alla Cassa integrazione, e messo in discussione l’attuale assetto del settore. «Se la notizia dell’accordo tra i governi italiano e cinese sarà confermata, come tutti ci auguriamo, non si può negare che per i fornitori campani e pugliesi di componenti per l’Atr si aprirà una fase decisamente positiva e di lunga durata sul piano degli investimenti e speriamo anche di nuova occupazione», dice Biagio Trapani, segretario della Fim Cisl di Napoli. E aggiunge: «A Pomigliano si era intuito che il peggio era alle spalle già da qualche tempo. Nell’ultimo incontro con la divisione aerostrutture di Leonardo abbiamo avuto la conferma di una prospettiva produttiva migliore del recente passato. Qui, del resto, non c’è più Cassa integrazione a differenza di Grottaglie dove è ancora in corso». Altro segnale incoraggiante, l’avvio del massiccio piano di digitalizzazione voluto da Leonardo che punta a rendere lo storico impianto ancora più all’avanguardia su scala internazionale. Al tempo stesso, con l’eventuale maxicommessa cinese sembra non avere più né spazio né credibilità l’ipotesi, discussa spesso dai media in questi anni, di un nuovo modello da affiancare ad Atr per garantire scenari sempre più rassicuranti anche all’indotto. La pandemia e il blocco delle commesse (nel 2020 il consorzio ha ottenuto un ordine e consegnato dieci aerei) con il settore mondiale dei turboprop regionali, cui appartiene Atr, costretto ad un pesante calo degli ordini (-127%), e delle consegne (-8%) hanno ridimensionato certi progetti. Ma nel frattempo è cresciuta la competitività del turboelica anche sotto il profilo della sostenibilità ambientale e della riduzione dell’inquinamento: l’introduzione del nuovo motore Pratt & Whitney 127XT, che riduce i consumi di carburante del 3%, garantisce un risparmio sui costi di manutenzione del 20% rispetto ai motori attuali e diventerà lo standard sugli Atr 72 e 42. Non è un caso che già i numeri del 2021 sono in discontinuità con la frenata imposta dal Covid e dalla massiccia, inevitabile riduzione dei viaggi: e cioè, la consegna di 31 nuovi velivoli in 5 continenti, la firma di 35 ordini, lettere d’Intenti comprese, la consegna del 1.600mo velivolo e la firma del 1.800/esimo ordine. E ancora, l’apertura del Customer Experience Studio, completamente digitalizzato e connesso, il primo nel settore dell’aerospazio regionale. A proposito di quest’ultimo, Stefano Bortoli, Amministratore Delegato di Atr, aveva già indicato ad inizio anno uno scenario decisamente positivo ben prima del possibile accordo con la Cina: «Abbiamo visto una chiara tendenza di crescita nel 2021, con segni molto positivi di una lenta ma sicura ripresa del mercato. Questo non è dovuto solo al miglioramento delle condizioni di mercato, ma anche alla nostra risposta alle sfide imposte dalla pandemia. Siamo rimasti fedeli ai nostri valori, continuando ad investire nel nostro prodotto, offrendo soluzioni concrete e reali ai nostri clienti. Il nostro team ha fatto un grande balzo in avanti verso l’aviazione regionale sostenibile con l’offerta di un motore migliorato e tracciando un percorso verso il volo con il 100% di carburanti sostenibili per l’aviazione. Tutto questo contribuisce a rendere i servizi aerei più accessibili e più economici». Speriamo che questa volta si dia continuità e consistenza alla notizia ma soprattutto che prevalga, di fronte alle mille ragioni che bloccano una impresa quell’unica che dovrebbe assicurare produttività ed esercizio : la necessità di dare lavoro  in Campania nel settore più importante perché riveste il futuro dei giovani e del nostro talento in campo aeronautici.