Atene torna a turbare i sonni di Bruxelles

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A cura di Antonio Arricale La Grecia torna turbare i sonni di Bruxelles e dell’euro. Il paese registra nuovi segnali di instabilità politica. Dopo anni di austerity e recessione Atene sembrava pronta A cura di Antonio Arricale La Grecia torna turbare i sonni di Bruxelles e dell’euro. Il paese registra nuovi segnali di instabilità politica. Dopo anni di austerity e recessione Atene sembrava pronta a camminare da sola, forte anche dei numeri positivi giunti dall’economia. Ma così non è, evidentemente. Nella serata di ieri l’Eurogruppo ha deciso di estendere per altri due mesi il programma di salvataggio del Paese, che nei piani iniziali doveva terminare a fine dicembre con una tranche di aiuti da 7 miliardi di euro. Dunque, la Penisola ellenica rimarrà ancora sotto l’ala protettiva della cosiddetta Troika (Banca Centrale Europea, Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale). Per il premier Antonis Samaras è un brutto colpo, dal momento che aveva promesso ai cittadini l’uscita dal rigore entro la fine del 2014. A complicare nuovamente la situazione è l’instabilità politica. Il partito della sinistra radicale Syriza guidato da Alexis Tsipras sta tornando alla ribalta con i sondaggi che lo indicano in testa alle preferenze degli elettori. Se si dovessero anticipare le elezioni politiche, previste per il 2016, il Paese rischierebbe di essere consegnato al partito anti-euro. E la possibilità di un voto anticipato è più tangibile che mai a causa dell’esito tutt’altro che scontato delle elezioni del Presidente della Repubblica, inizialmente previste tra febbraio e marzo. In Grecia il Capo dello Stato non ha poteri politici ed è più che altro una figura simbolica. Tuttavia la sua scelta può mettere a rischio la premiership perché necessita di 180 voti del Parlamento sui 300 disponibili. Samaras, che tra l’altro non ha ancora indicato il nome del successore di Karolos Papoulias, ha bisogno di 25 voti dall’opposizione in quanto la sua maggioranza è molto risicata. Se il primo ministro non troverà il quorum, la Grecia andrà al voto anticipato, che potrebbe cadere presumibilmente tra gennaio e febbraio del 2015. E sempre da Bruxelles – dopo la polemica tra Germania e Italia – si tornano comunque a chiedere al Belpaese “misure efficaci” per ridurre il debito in poco di più di tre mesi. Questo infatti è il diktat che integra il giudizio espresso di recente dalla Commissione sulla Legge di Stabilità e che impone alla Penisola non “misure aggiuntive”, come richiesto invece alla Francia, ma “efficaci”. Il che significa che non sarà necessaria una modifica della manovra finanziaria, ma semplicemente una sua attuazione efficace per correggere il deficit strutturale. Nella bozza dell’Eurogruppo si legge: “Rileviamo che in base alla valutazione della Commissione, lo sforzo strutturale dell’Italia nel 2015 sarà dello 0,1% del PIL mentre viene richiesto lo 0,5%. Saranno perciò necessarie misure aggiuntive per consentire un miglioramento dello sforzo strutturale”. Borse asiatiche Dopo sette sedute consecutive di guadagni la Borsa di Tokyo ha terminato in territorio negativo. L’indice Nikkei ha chiuso con un -0,68% a 17813,38 punti. A pesare sugli scambi la debolezza di Wall Street e il rafforzamento dello yen nei confronti del dollaro. Tra i titoli, si segnala Sony che ha ceduto oltre 4 punti percentuali dopo alcune voci su un possibile attacco hacker sulla Playstation. Tonfo della Borsa di Shanghai all’indomani del record messo a segno ieri quando ha superato per la prima volta i 3.000 punti. Oggi l’indice Shanghai Composite è crollato del 5,43% a 2.856,27 punti. A pesare sarebbe anche l’attesa per l’esito della Central Economic Work Conference”, il summit a porte chiuse in cui i vertici del Partito decidono la rotta dell’economia, e su una possibile revisione al ribasso delle stime di crescita per il 2015 dal 7,5% al 7%. Borsa Usa La prima seduta della settimana si è chiusa con segno meno, appesantita dal settore energetico.. Dopo i nuovi record di venerdì scorso, gli indici statunitensi hanno frenato chiudendo in calo a causa dei forti ribassi del settore energetico, in scia a un nuovo tonfo del prezzo del petrolio. A fine giornata, il Dow Jones ha segnato un -0,59% a 17.852,48 punti, mentre l’S&P500 è sceso dello 0,73% a 2.060,31 punti e il Nasdaq ha perso lo 0,84% a 4.740,69 punti. Europa Chiusura in rosso per le principali borse europee. A pesare sui mercati alcuni dati arrivati in mattinata dall’Asia. In Giappone il Pil del terzo trimestre è stato rivisto a -0,5% da -0,4% su base trimestrale, mentre su base annua il saldo definitivo parla di un -1,9%. In Cina peggio delle attese in novembre sia le importazioni (-6,7%) sia le esportazioni (+4,7%). E così a Francoforte il Dax è arretrato dello 0,72% a 10.014,99 punti, il londinese Ftse100 è calato dell’1,05% a 6.672,15 punti, il parigino Cac40 è scivolato dell’1% a 4.375,48 punti mentre a Madrid l’Ibex 35 ha mostrato una flessione dello 0,88% a 10.805,20 punti. Italia Piazza Affari ha chiuso in ribasso una seduta caratterizzata da volumi sottili, complice il clima di festività. Venerdì scorso – come si ricorderà – a mercato chiuso Standard & Poor’s ha tagliato il rating dell’Italia da tripla B a BBB-, l’ultimo livello dell’investment grade. Si tratta del quinto downgrade in otto anni. L’agenzia di rating ha invece alzato l’outlook del Belpaese a “stabile”. Il downgrade non ha avuto impatti sul secondario, dove il rendimento del Btp decennale si è mantenuto sotto la soglia del 2%. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso con un ribasso dello 0,67% a 19.951 punti. Contrastate le banche: Banco Popolare ha guadagnato lo 0,35% a 11,25 euro, Intesa SanPaolo l’1,26% a 2,554 euro, Ubi Banca l’1,33% a 6,435 euro, Mediobanca lo 0,40% a 7,41 euro. Vendite invece su Mps (-1,89% a 0,594 euro) e Popolare di Milano (-0,41% a 0,595 euro). Male Eni (-3,41% a 14,97 euro) che ha risentito del’ennesimo tonfo del petrolio, con il Wti che a New York è scivolato sotto la soglia di 64 dollari al barile. Positiva Finmeccanica (+1,17% a 8,19 euro) in scia alla promozione arrivata da Deutsche Bank a hold da sell. Ben comprata anche Mediaset che ha archiviato la prima seduta della settimana con un progresso dell’1,45% a 3,346 euro. FCA (-1,79% a 10,97 euro) ha tirato il freno dopo il rally della scorsa settimana e in attesa del perfezionamento del lancio del convertendo da 2,5 miliardi di dollari e del collocamento di 87 milioni di azioni ordinarie.


I dati macro attesi oggi Martedì 9 dicembre 2014 01:01 GBP Rilev. vendite dettaglio BRC (Annuale) 01:30 AUD Indice NAB Fiducia delle aziende 07:45 CHF Tasso di disoccupazione destagionalizzato 07:45 CHF Tasso di disoccupazione non destagionalizzato 08:00 EUR Bilancia commerciale Germania 10:30 GBP Produzione industriale (Mensile) 10:30 GBP Produzione manifatturiera (Mensile) 16:00 GBP Stima NIESR del PIL 16:00 USD Nuovi Lavori JOLTs