Arte e dintorni/ New York City: patria di musei

New York City è la città di alcuni dei musei più noti al mondo: il MoMA, il Met, il Whitney, il Guggenheim e tanti altri. Ma il Museum Mile, porzione di strada della 5th Avenue, non è l’unico luogo che brulica di certe meraviglie. Effettivamente, andando in giro per Manhattan, e quartieri limitrofi, si incontrano un numero enorme di siti di arte di ogni genere, alcuni di cui gli stessi nuiorcher non hanno mai sentito parlare, altri originali da far storcere il naso, e altri ancora modesti, uno in particolare tanto minuto da vincere l’appellativo di più piccolo del mondo. Per farla breve, sapevate che a New York City alloggiano ben 115 musei? Ne abbiamo scelti 6 tra quelli meno conosciuti, soprattutto tra i più strambi, ma anche per gli amanti della musica, per i tipi zen e chiaramente per tutti i curiosi.

PER GUSTI SOPRAFFINI: THE LOUIS ARMSTRONG HOUSE MUSEUM

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A nord del quartiere Queens c’è una zona chiamata Corona, un quadrato di terra a metà strada tra l’aeroporto JFK e Manhattan. Un tempo gremita di belle, grandi case coloniali, attualmente è la zona con la più alta concentrazione di cittadini di origini latino-americane della città. Caseggiati multi familiari di più recente costruzione, ristoranti messicani, pasticcerie colombiane e conversazioni in lingua spagnola invadono le sue strade. Corona è sopratutto il luogo dove il grande trombettista jazz, Louis Armstong scelse di mettere radici dopo New Orleans. Un rifugio lontano dalla frenesia del suo lavoro, visse li’ insieme alla moglie Lucille per quasi quarant’anni, fino alla morte. La loro casa oggi è monumento storico nazionale, aperta a tutti. Con un esterno anonimo in mattoncini rossi, la modesta dimora conserva gli interni intatti in stile d’epoca, inclusa una cucina in formica blu elettrico metallizzato, con orologio da muro abbinato, e un bagno in marmo scuro con pareti a specchio e rifiniture dorate. Chissà se la musica rap e hip-hop, che pur deriva da quella di Armstrong, avrà mosso i primi passi tra queste mura. What a wonderful world!

CHIATTA GALLEGGIANTE E VARIETÀ: THE WATERFRONT MUSEUM

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Una barca/museo attraccata al molo Lehigh Valley nr. 79 di Red Hook, sulle rive di Brooklyn, il Waterfront è un vecchio vascello salvato dalla rottamazione, nel 1994, dall’attuale direttore David Sharp. La ragione che ha spinto quest’ultimo a recuperare e trasformare in sito d’arte il piccolo legno è strettamente legata alla storia del luogo. Varato nel 1914, il vascello oggi vuole essere una traccia di ciò che un tempo era Red Hook. Sulle sue pareti e fra le travi, foto e oggetti non troppo recenti mostrano scene di vita molto prima dell’ultimo duro colpo causato dall’uragano Sandy. Le acque di fronte alle banchine di Red Hook erano abituate a bagnare un porto vivo, affollato, e pullulavano di navi da carico, di lusso e di tutte le imbarcazioni che collegavano New York al resto del mondo. Il museo galleggiante oggi ospita per di più spettacoli di musica dal vivo, di danza e a rotazione mostre d’arte che nulla hanno a che fare con la nautica e il mare, ma che di certo contribuiscono a preservare la storia. Ciurma, a bordo!

VIAGGIO NEL TEMPO: THE TENEMENT MUSEUM

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Al Tenement Museum si fa un passo indietro nel tempo. Il sito altro non è che la casa preservata di una famiglia di immigrati dell’inizio del XX secolo. Due camere e spazi ristretti ad Orchard Street, nel Lower East Side, che ospitarono famiglie allargate. La visita consiste in un tour,in diverse lingue, il Victoria Confino Tour. Diverse guide, tra cui un’attrice in costume d’epoca raffigurante una giovane donna, Victoria Confino appunto, raccontano le esperienze e le storie di sopravvivenza degli immigrati attraverso quelle della propria famiglia, e di coloro che abitavano nel quartiere sovrappopolato. Victoria emigrò a New York City da Kastoria (Impero Ottomano, oggi Grecia), nel 1913, insieme con i suoi genitori, cinque fratelli e due cugini. Ebrei sefarditi, i Confino con il tempo riuscirono a realizzare il sogno Americano avviando una propria impresa. Non sempre la casa è nella prateria.

Il PIÙ PICCOLO DEL MONDO: THE MMUSEUMM, E FILIALE MMUSEMUMM 2

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Situato su Cortlandt Alley, un vicolo di poco più di una quindicina di metri, a sud di Manhattan, l’Mmuseumm è il museo più piccolo del mondo. Collocato in un ascensore montacarichi in disuso, espone oggetti rinvenuti in tutto il mondo e dal senso, diciamolo pure, a tratti incerto. Il mini museo è alla sua quinta esposizione e dopo una rilevante rassegna di tubetti di dentifrici, al momento propone flaconi di profumo unisex di Jean Paul Gualtier, provenienti anche questi da più parti del globo. Della mostra permanente fa parte la scarpa lanciata contro George W. Bush nel 2008, rocce del pianeta Marte e zaini antiproiettile, per bambini, della Disney. Nonostante le sue dimensioni, il museo ha anche un negozio di souvenir a parete e una piccolo bar con macchina per l’espresso. Non è finita qui.

A fianco del Mmuseumm è stato “aperto”, solo di recente, l’Mmuseumm 2. In questo caso, l’arte è esposta dietro il vetro di una finestra. La mostra corrente riguarda un plastico (creato con cartoncino e macchinine di ferro) intitolato “Future Aleppo”. Aleppo, la città più grande della Siria distrutta dalla guerra civile, è il luogo da cui proviene Mohammed Qutaish, quattordicenne ideatore dell’opera d’arte. Mohammed che da grande sogna di fare l’architetto, immagina Aleppo ricostruita come sul plastico e la Siria di domani. La “visita” è interattiva. Attraverso un monitor con audio infatti, Mohammed racconta se stesso e la sua idea legata al progetto. Piccola, grande, meravigliosa idea.

L’ARCA MENO NOÈ: THE TORAH ANIMAL WORLD MUSEUM

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Il Torah Animal World Museum è un “centro spirituale di tassidermia”, stando a quanto spiega la sua descrizione all’entrata. Collocato nella zona ebraica ortodossa di Borough Park, a Brooklyn, il museo è stato pensato dal Rabbino Shimon Shaul Deutsch, e ha preso forma a casa propria alcuni decenni fa. Oggi il centro raggruppa tre edifici in larghezza e 11 piani in altezza e comprende un mix di animali della Bibbia, imbalsamati. Con montoni e capretti, accomoda 350 tipologie di animali tra pesci, mammiferi, uccelli, rettili e diverse altre specie mummificate. Il museo che conta anche due filiali, una a nord dello Stato di New York e un’altra in New Jersey, è unico nel suo genere, e possiede un’altra caratteristica curiosa: il visitatore è invitato a toccare la sua “arte”, i suoi manufatti, ritenuti religiosi. Secondo il Rabbino Deutsch infatti, il metodo migliore per conoscere la storia antica è toccare con mano ciò che ci ha lasciato in eredità. L’arca di Noe, proprio quella,a portata di mano.

ESPERIENZA ZEN: NOGUCHI MUSEUM

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Il Noguchi Museum è stato fondato e progettato nel 1985 dal famoso artista nippo-americano Isamu Noguchi (1904-1988) nel vivace quartiere di Long Island City, Queens. Noguchi, scultore e designer, aveva pensato ad un museo/giardino, un’esposizione delle sue sculture all’aperto, sistemata all’interno di un complesso che oggi conta 10 gallerie. Nel bellissimo giardino zen infatti, esiste anche un edificio di due piani, un tempo la sua casa, dove sono esposte molte altre opere tra sculture, disegni, mobili e lampade.  Inoltre dal 2004 il Noguchi Museum presenta regolarmente mostre temporanee di diversi artisti. Altra curiosità: il negozio del museo dispone di riproduzioni di gran parte degli oggetti del design di Noguchi. Si possono acquistare ad esempio le sue lampade, le Akari Light Sculptures, prodotte in Giappone negli anni Cinquanta, in carta washi (carta artigianale molto resistente inserita tra i Patrimoni orali e immateriali dell’Umanita’ dell’Unesco nel 2014) con nervature di bambù, oltre alle riproduzioni dei suoi mobili, tra cui l’Isamu Noguchi Table, il tavolo che continua ad essere prodotto dalla Herman Miller Inc., e anche da Ikea. New York City zen.