Una lobby trasversale in Parlamento per difendere il made in Italy di qualità, ma soprattutto per tutelare un’arte del saper fare che è tutta Una lobby trasversale in Parlamento per difendere il made in Italy di qualità, ma soprattutto per tutelare un’arte del saper fare che è tutta italiana e in particolare napoletana: l’Arte dei pizzaiuoli napoletani venga inserita nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. Oggi alla Camera dei deputati, l’appello di Khalid Chaouki e Colomba Mongiello (Pd), Fliberto Zaratti (Sel), Paolo Russo (Fi) e Salvatore Micillo (M5S), in rappresentanza dei 100 parlamentari che aderiscono alla petizione lanciata sulla piattaforma Change.org, promossa dalla Fondazione Univerde e Coldiretti, affinché la commissione italiana per l’Unesco proponga l’inserimento dell’Arte della Pizza nella “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanita” e che ha raccolto 300mila firme, di italiani e non. Domani, infatti, a Roma, la commissione italiana Unesco, si riunisce per decidere se inserire nella lista dei candidati a Patrimonio dell’Umanità, questa tradizione storica del nostro Paese, un bene non solo enogastronomico ma anche culturale, e dal mondo della cultura e della politica arriva l’appello anche al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. “Il ministro sostenga questa candidatura“, dicono i parlamentari presenti. “Non candidare la tradizione della pizza italiana nell’anno dell’Expo sarebbe un errore dell’Italia“, affermano Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione e Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti. La pizza, termine intraducibile nelle altre lingue, e’ uno dei prodotti gastronomici made in Italy piu’ conosciuti al mondo, uno dei piu’ importanti simboli del nostro Paese. “Valorizzare i maestri pizzaiuoli e’ anche difendere la vera tradizione italiana contro le contraffazioni straniere“, conclude Pecoraro Scanio.