Arriva l’era moderna nell’Alta Moda. La maison Valentino fa nascere una nuova Haute Couture

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In foto Pierpaolo Piccioli, direttore della Maison Valentino (fonte Imagoeconomica)

Tessuti fluidi, drappeggi ampi, ballerine flat, volumi generosi, silohuette discretamente sinuose: è un’Alta Moda all’insegna della sobria comodità e della raffinata eleganza l’ultima sfilata Haute Couture Autunno-Inverno 23/24 firmata Valentino. 

Un punto e a capo rispetto al passato. Un nuovo classico che sa di moderno pur non cancellando i massimi canoni estetici tanto amati da monsieur Valentino Garavani in persona. 

Il tocco di classe e l’allure del grande Maestro, infatti, erompono con una presenza silente su tutta la collezione in termini: di palette di colori, di glamour, di leziose trame di tessuti con decori e di nobili pizzi tanto cari al grande stilista romano. A massimizzare tutto ciò è stato Pierpaolo Piccioli, Direttore Creativo della maison Valentino che ha riletto in chiave 4.0 la storica essenza della storica casa di moda, aggiornandoli sotto una nuova luce.

E, sicuramente, è stata una delle più belle ed iconiche collezioni firmate dall’erede del grande couturier che, con suprema maestria, ha disegnato ben 76 oufit all’insegna di un fascino più moderno e di una seduzione più sobria rispetto alle sfilate Haute Couture viste negli ultimi anni sul panorama dell’Alta Moda internazionale. Capi da mille e una notte ma portabili; su tutti, ecco il “semplice” jeans con camicia bianca… (ma che, poi, tanto semplice non è: infatti, ci sono volute ben 4 settimane di lavoro eseguito a mano per cucire le micro-perline di diversi toni del blu disposte diagonalmente!). 

Altra uscita, altro jeans: questa volta, in versione gioiello con ricami handmade in oro e sempre abbinato a scarpe basse. E così via: un andirivieni di abiti ricercati ma senza eccessi. 

Un lusso comodo, quindi, amplificato dal significato che si celava dietro la scelta della location della sfilata: i giardini del Castello di Chantilly in Francia. Non i fasti, il prestigio, il lusso dei sontuosi interni del maniero ma la semplicità dell’aria aperta. L’esterno del palazzo inteso come “fuori” non solo spaziale ma anche quale altro rispetto al simbolo di elitarismo e status intrinseco del castello e, non a caso, il nome della collezione è stata battezzata in maniera del tutto esemplificativa con il nome: “Un Chàteau”. Tornando agli abiti, a farla da padrone, ovviamente, ecco i grandi classici prediletti da Valentino: le piume, i ricami floreali, il colore rosa, le nuances pastello, i copricapi-decor, le maxi-cappe che donano fascino e mistero a chi le indossa, il pizzo e, poi, non poteva mancare il celebre quanto iconico colore “rosso Valentino”.

Outfit illuminati da grandi orecchini-gioiello chandelier; da anelli swarovski da portare sulle falangi e da ricami con dettagli in argento 3D all’insegna di un’Alta Moda superbamente altera, decisamente fresca e diversa. Di contenuto ma più leggera. 

Un nuovo modo di intendere la Couture; certamente, più attuale, apparentemente meno eccessiva ma altrettanto esclusiva e glamour. Un passaggio storico per la maison romana di piazza Mignanelli quale emblema di una inedita modalità di intendere il lusso. Merito di Pierpaolo Piccioli ma anche, com’egli stesso ha sottolineato, dell’inestimabile lavoro di squadra portato avanti dalle sarte della maison. 

Un’Alta Moda che sa di antico (vedi le antiche lavorazioni dei ricami a mano) ma con un’allure più moderna; un’innovazione stilistica che solo un grande visionario come Valentino poteva apportare. Chapeau!