Architettura oggi: gioie e dolori di una professione in continua evoluzione

2030

Riqualificazione dei territori e rigenerazione urbana sostenibile. Queste le parole chiave sulle quali, da tempo, puntano gli architetti per incentivare la ripresa economica partendo dal rilancio del settore dell’edilizia. Imperativo categorico è intervenire subito sul patrimonio edilizio italiano che annovera oltre 12 milioni di edifici, di cui circa 8 a rischio perché costruiti prima dell’emanazione delle norme antisismiche. Il presidente del consiglio nazionale architetti, Leopoldo Freyrie, ha ribadito più volte al governo che serve “coraggio e lungimiranza per avviare un progetto che, da nord a Sud, ricollochi le città italiane al centro della crescita; rigeneri i quartieri abitati poiché solo vivendo meglio e più sicuri si può rilanciare la speranza per il futuro e riattivare gli investimenti e l’iniziativa privata”. L’edilizia rappresenta uno dei principali volani per l’economia dell’Italia. Ciononostante gli ultimi governi non hanno supportato il settore, ormai da anni in piena crisi economica e a pagarne le spese sono anche gli architetti. A ribadirlo, dopo ISTAT e Incarcassa, è arrivato l’annuale rapporto sulla professione dell’architetto a cura del Cresme (Centro di Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio), che ha fotografato la categoria, il cui reddito medio si aggira oggi sui 17 mila euro, con una perdita, tra il 2008 e il 2013, di circa il 40% del reddito professionale annuo lordo, al netto dell’inflazione. Degli oltre 150mila iscritti all’ordine, il 68% della categoria vanta crediti nei confronti della committenza privata e circa un terzo del totale attende pagamenti da parte del settore pubblico. I pagamenti della pubblica amministrazione arrivano dopo 217 giorni, mentre nel 2010 erano 129 e 90 nel 2006. Se il problema dell’insolvenza dei pagamenti è particolarmente sentito al Meridione, al Nord, invece, oltre la metà gli architetti è afflitto dai debiti contratti con istituti bancari, società di finanziamento e fornitori. Per i neolaureati la situazione lavorativa è caratterizzata dall’incertezza, dal momento che a un anno dal conseguimento della laurea, specialistica o magistrale, il tasso di disoccupazione è triplicato rispetto al 2008 arrivando al 28,7%, mentre a cinque anni dal completamento degli studi il reddito mensile netto di un architetto under 35 si aggira sui 1.200 euro. In questo scenario dai tratti foschi e incerti, la categoria ha perso appeal anche tra i giovani diplomati e così il numero complessivo di immatricolati ai corsi di laurea di architettura è crollato del 51% negli ultimi 5 anni. Ciononostante, i giovani in architetti, puntando su competenza, innovazione, professionalità, affrontano quotidianamente le sfide del mondo del lavoro. E di loro vogliamo parlarvi, raccontandovi le esperienze di cinque architetti under 40, selezionati per le diverse esperienze lavorative e accomunati dalla passione per la professione e per l’architettura.

Le domande che abbiamo posto sono:

1) Da quanto sei laureato e di cosa ti occupi principalmente?

2) Da cosa è nata la tua passione per l’architettura?

3) Una volta laureato ed entrato nel mondo del lavoro è cambiata la tua iniziale idea sulla professione di architetto?

4) Come svolgi la tua professione?

5) Cosa pensi del ruolo degli Ordini professionali anche alla luce della riforma?

6) Quale è il tuo parere da giovane architetto su Inarcassa e i minimi contributivi?

7) Partendo dalla tua esperienza professionale, quali provvedimenti ritieni siano indispensabili per rilanciare l’economia?

8) In qualità di giovane architetto quale strada consiglieresti a un neolaureato o laureando in architettura?

Francesca FaraoneFrancesca Faraone, 34 anni:

1) Sono laureata da 8 anni, ma ho iniziato a lavorare molto prima occupandomi di arredamento ed architettura d’interni. Attualmente il mio studio si occupa principalmente di questo, per commissioni private per lo più, ma anche piccoli interventi pubblici, come per i lavoratori a Vigliena del Teatro San Carlo in cui convergono progettazione e restauro di un’archeologia industriale.

2) Ho sempre voluto farlo, fin da bambina, mio padre era architetto e sicuramente questo ha influenzato la mia scelta.

3) L’idea del lavoro è una cosa, il lavoro ne è un’altra, quello s’impara sul campo, in cantiere giorno dopo, rubando il mestiere dai vecchi operai. Perché io credo che se il metodo si impara all’università, tutto il resto lo impari fuori. Un progetto nasce dai viaggi che hai fatto, dai film che hai visto o dai libri che hai letto. Un progetto nasce da quello che riesci a divorare della vita, avendo ovviamente le conoscenze tecniche per trasformare le idee in realtà.

4) Ho un mio studio da quasi dieci anni, con Giuliano il mio compagno di studi, con cui abbiamo deciso di ‘restare’a Napoli e nel nostro piccolo siamo riusciti a portare la nostra napoletanità anche al di fuori di questa città, da Roma a Milano, da Lugano ad Hong Kong.

5) Credo che l’ordine sia importante come organo di tutela del professionista e che debba implementare attività d’interesse comune per la formazione dei giovani e il rinnovamento continuo della categoria.

6) Credo che la nostra cassa previdenziale abbia molte pecche, soprattutto in previsione di un futuro pensionistico che non tutela gli iscritti.

7) L’innovazione, è questa la chiave secondo me, bisogna sapersi reinventare continuamente, macinando idee che se realmente connesse con la realtà, possono dare la spinta per un rilancio sociale ed economico.

8) Ciò che posso consigliare ai ragazzi che vogliono avvicinarsi a questa professione è farlo solo se c’è una grande passione, avere l’umiltà di avvicinarsi con pazienza ad un lavoro in cui non si deve mai pensare di essere ‘arrivati’e nel quale non si smette mai d’imparare.

Francesca MiceliFrancesca Miceli, 31 anni:

1) Mi sono laureata in Architettura con una specializzazione in Progettazione Architettonica nel 2010, presso l’Università degli studi di Napoli Federico II. Ho avuto la possibilità di seguire l’ultimo anno di specializzazione all’estero, grazie ad una borsa di studio Erasmus a Parigi. E’ proprio in questa splendida città che ho iniziato la mia prima esperienza professionale, lavorando in uno studio di architettura ed ingegneria per strutture di grande portata. Tornata in Italia, dopo la laurea ho iniziato a collaborare con diversi studi tra Napoli e Roma e da circa due anni esercito la libera professione. Mi occupo principalmente di progettazione architettonica, architettura d’interni con conseguente direzione lavori, spaziando dalla progettazione di appartamenti e relativi arredi interni a bar e strutture di ristorazione; mi occupo della redazione di pratiche amministrative e catastali, ma ho anche una particolare predilezione per i concorsi di architettura che spesso ti danno la possibilità di sognare e di progettare “in grande”.

2) E’ una cosa che mi fa davvero sorridere, diciamo che ho sempre amato l’arte ed il bello, ma alla fine dei miei studi liceali, ero convinta di voler fare la psicologa….Un giorno per saltare qualche ora di scuola, andai ad un incontro di presentazione dei corsi di laurea alla Facoltà di Architettura e dopo lunghi e lunghi discorsi, ci fu una Professoressa di Urbanistica che intervenne dicendo: “Pensate un giorno di realizzare qualcosa di vostro…!!!”Ecco è stato proprio in quel momento che ho pensato: “Bene! Da grande voglio fare l’architetto!!!”

3) Se devo essere sincera in parte si. Fino a quando sei all’università vivi una condizione quasi ovattata e soprattutto vivi l’architettura come qualcosa di evanescente e poco concreta. Entrando nel mondo del lavoro, inizi a misurarti realmente con i problemi e le piccole difficoltà quotidiane, che riesci ad affrontare e risolvere da solo soprattutto nella libera professione; ma si sa, più è difficile una cosa e più è grande la sfida, alla fine resta la soddisfazione di avercela fatta comunque!

4) Esercito la libera professione dal 2013

5) Penso che gli ordini abbiano un ruolo fondamentale per la tutela e per la formazione degli architetti. Penso che così come stanno facendo negli ultimi anni debbano aprirsi ancora di più ai giovani ed a nuove prospettive, in modo da far sentire ogni singolo iscritto parte integrante di un unico sistema.

6) Penso che per noi giovani architetti sia una grande agevolazione contributiva, anche se onestamente continuerei a lavorare sui sistemi di riduzione per estenderli dopo i primi cinque anni. Si sa la carriera di un architetto arriva al suo apice dai 50 anni in poi!

7) Per rilanciare l’economia penso che possa essere utile innanzitutto aprirsi maggiormente all’estero, cercando di interessare imprenditori stranieri ed italiani che sono dovuti andare all’estero, ad investire nel nostro paese, dando la possibilità di costruire e riutilizzare strutture ed edifici attraverso concorsi pubblici meno rigidi in termini di requisiti professionali per permettere ai giovani professionisti di potervi partecipare. Ritengo che dovrebbe essere dato più spazio ai giovani professionisti di crescere e di potersi misurare con progetti ad ampia scala, in modo da poter esserci un ricambio generazionale.

8) Gli consiglierei di viaggiare tanto e di ampliare notevolmente le proprie conoscenze. Penso che un periodo di formazione negli studi professionali sia fondamentale, in modo da poter acquisire con grande umiltà e sete di conoscenza quante più nozioni possibili. Infine li inviterei a fare un’attenta riflessione sul motivo per il quale si è scelto di fare l’architetto, perchè a mio parere solo con la passione e la ferma convinzione di amare il proprio lavoro ci si può misurare con il mondo esterno e con il futuro.

Gianluca MazzaGianluca Mazza, 32 anni:

1) Mi sono laureato in Architettura con una specializzazione in Progettazione Architettonica nel 2009 presso l’Università degli studi di Napoli Federico II. Dopo la laurea ho iniziato a collaborare con vari studi professionali e da circa tre anni esercito la libera professione. Da un punto di vista professionale oltre alla progettazione architettonica, all’architettura d’interni e alla direzione lavori, mi trovo spesso a redigere pratiche amministrative, non trascurando la partecipazione a concorsi di architettura.

2) Sono sempre stato un appassionato d’arte, ma non ho mai avuto la “vocazione” di Architetto, la svolta è arrivata intorno al 2001 dopo aver visto un documentario su Renzo Piano.

3) Purtroppo all’università non hai coscienza di quello che sarà in futuro e di come si svolgerà la professione, pertanto è proprio entrando nel mondo del lavoro che acquisisci “l’idea” di ciò che rappresenta il lavoro dell’architetto.

4) Esercito la libera professione dal 2012

5) Penso che siano un indispensabile strumento di tutela per l’ iscritto. L’introduzione della formazione obbligatoria permanente, quella dell’obbligo di redigere contratti scritti con i clienti e quella dell’assicurazione obbligatoria, trovo siano strumenti molto utili per essere ancora più tutelato e aggiornato.

6) Il beneficio della riduzione contributiva per i primi cinque anni di attività è un incentivo a provarci e ad intraprendere la libera professione.

7) Per rilanciare l’economia nel mio settore, punterei sui bandi della pubblica amministrazione. Ritengo che i bandi pubblici dovrebbero prevedere sbarramenti meno severi in termini di requisiti inerenti i servizi professionali già svolti, in modo da permettere anche ai giovani professionisti di parteciparvi e di vincere.

8) Consiglierei di iniziare a frequentare gli studi professionali già da studente. Successivamente, dopo aver conseguito la laurea, li inviterei ad accrescere la loro esperienza ed a formarsi per avere sempre più competenze, infine, posso solo fare un grosso in bocca al lupo a chi si avventura nella libera professione.

Simona ServodidioSimona Servodidio, 32 anni, Consigliere dell’Ordine degli Architetti di Napoli:

1) Mi sono laureata nel Gennaio 2009 e fino al 2014 mi sono occupata di progettazione architettonica, in particolare di interior design, approfondendo gli studi post universitari al Poli. Design di Milano con un corso di alta formazione in “Temporary space”. Sono stata docente di Retail Design presso l’Istituto Superiore di Design di Napoli fino all’a.a. 2014/15 e sono Consigliere dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Napoli. Da quest’anno sono docente di Tecnologia in una scuola media (formo future generazioni!).

2) Sin da piccola ho sempre amato disegnare e sono un’ottima osservatrice. Ammiravo i disegni fatti da mio padre con la china su carta lucida e pensavo che un giorno anche io sarei stata in grado di farli. Non ho mai amato i teoremi matematici ma nonostante ciò la geometria descrittiva e la percezione dello spazio attraverso artifici geometrici mi entusiasmano.

3) Inizialmente no, poiché lavorando per uno studio di Architettura composto da persone molto professionali e perbene, ero molto soddisfatta. Dopo alcuni anni però, cominciando anche a seguire lavori in proprio, ho scoperto che sono molti gli aspetti negativi di esercitare oggi la libera professione dell’Architetto: in primis non tutti hanno ben chiaro tu cosa fai. La maggior parte delle persone crede che l’architetto scelga il colore delle pareti o le stoffe dei divani, senza considerare invece che siamo professionisti tecnici a 360° ma con una marcia in più, quella del gusto per l’estetica. Questa scarsa chiarezza dei compiti dell’Architetto aggiunti alla giovane età e al fatto di essere donna (non voglio essere sessista ma è così!!) fanno sì che si creino altri problemi: devi sempre dimostrare qualcosa a chiunque; hai difficoltà nel farti pagare come, quando e quanto vorresti; il cliente (paghi o non paghi) si trasforma automaticamente nel tuo Dio, chiamandoti a tutte le ore del giorno e della notte e facendo sì che alle tue già dubbie competenze, si aggiunga anche quella di psicologo – consulente matrimoniale.

4) Ah dimenticavo: il portiere, la vicina, la nonna, il figlio, l’idraulico, il compare di anello, il cane e il gatto, ne sanno sempre più di te in fatto di gestione degli spazi e arredo di una casa! Alle volte vengono anche muniti di disegnino fatto in un noioso giorno di pioggia all’Ikea (“architè agg pensat na cosa….”).

5) Sono stata libero professionista con partita iva fino a ieri, oggi l’ho chiusa perché ho un lavoro da dipendente.

6) Non voglio essere di parte, ma dato che ho avuto il privilegio di poter vedere dall’interno come funziona un Ordine Professionale, credo fortemente che la riforma avrebbe dovuto dare un maggiore potere d’azione agli Ordini che come sono impostati oggi hanno solo un ruolo di rappresentanza. Non si può intervenire più su nulla: né sulle tariffe, né sulla vigilanza del lavoro pubblico o privato, ci è rimasta solo la deontologia che purtroppo da sola serve a poco. Sono ben altre le riforme che servono alla categoria e ai cittadini, una su tutte riguarda un migliore governo del territorio attraverso una VERA programmazione e progettazione partecipata.

7) I minimi sono la luce in fondo al tunnel per noi giovani professionisti. Bisognerebbe però anche verificare se alla fine dei 5 anni siamo già in grado di pagare le cifre blu del regime ordinario….cosa che ahimè non è proprio così scontata per molti di noi.

8) Migliore e più razionale governo del territorio; maggiore controllo sugli addetti ai lavori anche se si tratta di enti pubblici; necessità di dare spazio al merito professionale e alla giovane età anche in mancanza di requisiti economici.

9) Caro aspirante architetto, laureati MOLTO in fretta, specializzati sullo smaltimento dei rifiuti e sulle smart cities. Impara l’inglese e conosci altre realtà fuori dall’Italia prima di decidere dove vuoi lavorare. Non fare MAI pratica gratuitamente e non svendere il tuo lavoro, fai del male alla categoria.

Aniello TirelliAniello Tirelli, 37 anni:

1) Ho conseguito la laurea di primo livello in Scienze dell’architettura nel 2004 successivamente e durante l’attività lavorativa, che è iniziata nel 2006 con la fondazione dello studio NoiArchitetti, mi sono laureato in Progettazione architettonica e dell’ambiente urbano nel 2012. Mi occupo pressoché di tutto ciò che riguarda l’architettura sia dal punto di vista progettuale che tecnico amministrativo, ma la progettazione architettonica e d’interni è quella che amo di più, partecipo anche concorsi di idee se il tema cattura il mio interesse.

2) Associo sempre a questa domanda un evento. Nel lontano 1983 ero molto piccolo e la famiglia di mia madre aveva una proprietà in quello che è attualmente il quartiere Monteruscello di Pozzuoli, nato proprio in quegli anni causa del bradisismo che ha colpito Pozzuoli. Lì ho visto montare i prefabbricati e ne sono rimasto affascinato.

3) No non è cambiata anche perché ero già nel mondo del lavoro prima di iscrivermi all’università. Collaboravo presso uno studio di architettura come geometra. Conoscevo molto bene il mondo del lavoro e non ha influenzato affatto il mio modo di fare architettura.

4) Come già detto ho fondato il mio studio nel 2006 e attualmente svolgo la mia professione come libero professionista.

5) Gli ordini professionali hanno un ruolo importantissimo, non c’è riforma che tenga se il lavoro viene svolto bene, a tutti i livelli e a tutela della professione e degli iscritti. Come ordini dovremmo essere molto più presenti nelle decisioni di trasformazione e tutela del territorio. Non lasciar fare a persone che hanno formazione non adeguata.

6) Nota dolente INARCASSA è molto probabile che ad oggi la maggioranza dei giovani professionisti e non solo, non sia in regola con i contributi previdenziali. La questione è molto complessa ma è necessaria una riforma che consenta una maggiore elasticità. Ad aggravare ciò il DURC che non consente l’affidamento di un incarico pubblico se non risulta regolare. Circola vizioso.

7) La problematica della crisi nel nostro settore è spesso dovuta ad una mancanza di programmazione. Si tende ad andare contro le leggi di mercato. Mi spiego meglio, quando c’è richiesta i costruttori aumentano sia i costi che l’offerta fino a ribaltare le curve tra domanda e offerta e a non consentire l’accesso al credito. Altro problema è la pianificazione non c’è equilibrio nella tra sistema produttivo e sistema residenziale, ne si spinge verso il recupero del costruito.

8) Innanzitutto un esperienza all’estero, poi una buona gavetta, non pensare di essere pronti per il mercato del lavoro e per fare l’architetto appena usciti dall’università. Questa professione necessita di una grande capacità di adattamento e una continua costante formazione ed informazione. Non demordere mai e se la si fa con passione, si ottengono grandi risultati.