Approfondimenti Asvis: la cultura è la chiave per vivere in una continua armonia esistenziale

(dal sito dell'Asvis)

Riproponiamo il testo di Remo Lucchi Presidente Advisory Board Eumetra nella Redazione ASviS, il cui Comitato scientifico è presieduto dal professore Enrico Giovannini, pubblicato sul sito dell’ASviS il 2 gennaio 2025.

Il vero guaio all’origine di tutti i problemi che stanno sempre più caratterizzando la nostra società è la crescente contrapposizione sociale che si è sviluppata in questi ultimi 20 anni. C’è un’origine chiara, peraltro mai diagnosticata – quindi assenza di interventi riparatori -, aggravata da eventi che stanno persistendo.

L’origine e lo sviluppo possono essere così sintetizzati:

  • Fino a circa 20-25 anni fa si erano si erano notate varie turbolenze sociali, ma sempre contenute, mai di massa: la stragrande maggioranza della popolazione era totalmente incolta – più dell’80% aveva interrotto la scuola prima dell’adolescenza – e non si poneva obiettivi di protagonismo e partecipazione; si accontentava di arrivare alla fine del mese.
  • Con l’avvio degli anni 2000, invece, le nuove generazioni hanno nella grande maggioranza proseguito gli studi, arrivando – pur a fatica – a terminare le medie superiori. Hanno raggiunto così questo obiettivo, pur non avendo con la scuola un sentimento positivo (se ne parlerà più avanti): nei tre quarti dei casi si è sempre constatato tensione ed avversione, tanto che solo una piccola minoranza ha proseguito e concluso l’università. Ma in ogni caso con il diploma/maturità si sono posti obiettivi di uscita da un passato rinunciatario, e si sono fortemente illusi di poter godere di opportunità di partecipazione e protagonismo.
  • Questa illusione ha purtroppo subito degli impedimenti inattesi, nuovi e non prevedibili: il contesto economico ha subito dei blocchi per varie cause che si sono succedute, a cominciare dalla globalizzazione, e della varie crisi finanziarie che si sono sviluppate tra il 2007 ed il 2013.
  • La non completa formazione culturale delle nuove generazioni, e l’assenza quindi anche della “resilienza” – la capacità di un individuo di affrontare e superare eventi complessi o periodi di difficoltà – che è frutto della cultura, ha bloccato il sogno di protagonismo/partecipazione di queste nuove generazioni, e la loro caduta nel precariato.
  • Conseguenza che non è stata accettata, e che ha prodotto desiderio di protezione ed aiuto, chiusura agli altri, contrapposizione, populismo.

Ma la vera con-causa di tutti questi guai è stata l’incapacità di agire di queste nuove generazioni: di fatto hanno reagito alle conseguenze solo con reazioni contrappositive e violente, a causa dell’assenza di una formazione culturale completa.

Si erano illusi, ma non avevano acquisito strumenti adeguati. Come si è detto, la causa fondamentale è individuabile nell’interruzione o comunque non completamento degli studi.

Ma la responsabilità dell’interruzione della formazione non è affatto dei giovani, così come non hanno responsabilità per le conseguenze. Lo vediamo adesso.

Come creare cultura, e quindi etica

La cultura. Anche di questo aspetto se ne è più volte parlato. Ma riprendiamo il tema, perché non si è notata nessuna reazione di rimedio.

Nelle scuole medio-superiori si nota una grande tensione negli studenti: la scuola ha purtroppo una impostazione “contrappositiva”, non tiene conto che gli studenti sono adolescenti in fase di formazione e sviluppo, con velocità naturale differente gli uni dagli altri, e che hanno bisogno di adeguamenti personalizzati.

I giovani sono i destinatari di offerta di formazione, ed è necessario – come in tutti i rapporti offerta-domanda –  che l’offerta tenga conto dei bisogni della domanda, ed a questi si debba adeguare. L’offerta deve fare il “marketing” di se stessa, e deve diventare “desiderabile”. I giovani vanno aiutati a ritrovare se stessi, a non deprimersi, ad avere orgoglio in se stessi; e devono essere aiutati ad amare lo studio.

E gli insegnanti non devono solo essere preparati culturalmente nella materia, ma devono capire quale ruolo deve avere la docenza: l’obiettivo è lo studente che deve essere formato. E mai abbandonato!

Se così fosse, se tutti fossero aiutati ad avere fiducia in se stessi, e a godere dell’acquisizione progressiva della cultura, perché è una ricchezza destinata alla propria persona ed alla propria felicità, nessuno smetterebbe di studiare, e la cultura diverrebbe il clima dominante ed irrinunciabile.

E’ vero anche che la scuola ha un costo, a volte molto importante nella prosecuzione universitaria, e non tutte le famiglie hanno la possibilità di sostenerlo.

Ma questo non deve essere un problema: i giovani rappresentano l’unica vera ricchezza che un Paese ha per il proprio futuro, e se le famiglie hanno problemi, lo Stato ha l’obbligo di intervenire (tutti i Governi, al di là della loro breve durata, devono convincersi in ogni caso della necessità di sostenere investimenti di lungo periodo, se fondamentali per il futuro del Paese, e non pensare solo ai “ritorni” per loro stessi).

La cultura e l’etica. La cultura progressiva forma l’individuo a diventare un essere adeguato a tutti i ruoli che deve sostenere nella vita, personale e sociale.

Nella “costruzione” dell’individuo sono individuabili due momenti, che hanno peraltro corrispondenza con la formazione culturale. Ogni individuo deve:

  • Innanzitutto formare se stesso, uscire dalle masse incolte e dipendenti, e diventare un individuo con una propria capacità critica. Sono le fondamenta solide sulle quali costruire poi la propria esistenza, aggiungendo nuovi ingredienti. Questa capacità critica è acquisibile da ciò che si impara dall’insegnamento scolastico, cioè dalla frequentazione delle medie-superiori.
  • Arrivati a questo punto si è a metà dell’opera: la centratura è massimamente su se stessi, mentre la vita, in tutte le sue manifestazioni, è anche relazione con “gli altri”.
  • “Gli altri” sono entità fondamentali, perché tutte le forme di vita – fisica, culturale, sociale – sono frutto della relazione con altre persone. La vita è “il noi”.

L’esistenza degli altri è quindi fondamentale, così come lo è il loro rispetto, l’etica, l’inclusione di tutti, l’assenza di discriminazioni, la comprensione delle altrui esigenze, la disponibilità per consigli ed aiuti.

 Che cosa fa capire l’indispensabilità degli altri? L’etica: la cultura

La prosecuzione degli studi, dopo le medie-superiori, ha come frutto fondamentale l’assimilazione:

  • dell’etica (senso civico, rispetto degli altri, inclusione sociale);
  • e della resilienza (capacità di riorganizzare la propria vita, superando periodi di difficoltà, trovando dentro di sé le risorse).

Va comunque precisato che mentre la capacità critica e la capacità di ragionare vengono trasmesse dagli ingredienti cognitivi veicolati direttamente dalla docenza e dallo studio (medie-superiori), l’etica e la resilienza non sono veicolabili dal mero insegnamento, ma sono il frutto naturale dell’interiorizzazione della cultura e della capacità di riflettere che ci si autoproduce, innescata dallo studioSenza uno studio prolungato – ben oltre le medie-superiori –  e veramente assimilato, non si ottiene nulla.

Come favorire la permanenza dell’etica: la poesia

Quindi, strumento basico della vita è l’etica – rispetto, inclusione, aiuto, evitamento della contrapposizione – e l’ingrediente fondamentale è la cultura.

Ma poi, come si sviluppa la vita? La vita è il frutto della relazionalità positiva, e di tutto ciò che favorisce la permanenza dell’etica.

L’etica è relazione, e lo strumento basico della relazionalità è la comunicazione. Comunicazione che deve essere efficace, che deve trasmettere, e per trasmettere bene deve tenere conto delle regole della trasmissione.

Colui che – nella comunicazione – deve ricevere, ha una rilevanza fondamentale. La trasmissione deve suscitare la sua attenzionalità. La trasmissibilità deve quindi godere di un linguaggio armonioso, che riesca a veicolare nel modo più ricevibile il senso dei significati.

L’attenzione al senso, agli aspetti sovrastrutturali, ai significati, è favorito dalla forma: dall’estetica, dalla bellezza. L’estetica, la bellezza, l’emozione, sono i veicoli fondamentali di tutte le forme di vita, perché favoriscono la relazionalità.

Uno strumento elitario della relazionalità è la poesia. La poesia è una forma d’arte che cerca – con l’accostamento delle parole – di creare dei significati di ordine superiore, delle sensazioni, che hanno il ruolo di comunicare il bello, e di unire in sentimenti comuni positivi. Crea legami condivisi, crea unioni rette da un ordine superiore.

La poesia rivela un sentimento che l’individuo coinvolto avverte come proprio, e che fa accomunare i vari individui, li fa unire. E’ implicitamente lo strumento basico della relazionalità culturale.

Ha anche una utilità morale e sociale, perché risveglia il sentimento poetico presente negli individui, che li avvicina tra di loro, e li allontana dalla violenza.

Coglie l’autenticità del vivere e del sentire, sgombra il campo da tutte le sovrastrutture che ingombrano l’uomo, restituendo all’uomo se stesso. La poesia viene percepita dal cervello come una sorta di musica, che stimola anche l’empatia tra le persone. E’ una dote grazie alla quale ci si può esprimere con qualsiasi persona capace di ragione. E’ la massima capacità di dialogo.

In definitiva la poesia è l’ingrediente più auspicabile per un’etica massima e duratura.