Approdo sull’isola confortevole alla ricerca della nave dei ribelli

 

In questa seconda tappa iniziata la volta scorsa, visitiamo nel paese del Bazar delle Follie la sua famosa Isola confortevole, un territorio abitato dalle persone dotate di tanta conoscenza. Tuttavia, è un’isola dove è difficile praticare e vivere nell’età della conoscenza. Paradosso parrebbe, perché? Perché in questa età della conoscenza c’è bisogno di un’infrastruttura che manca all’Isola: si tratta della knowledgefication, della conoscenza in azione. Quella conoscenza che si traduce in imprese innovative capaci di rompere lo stato dell’arte esistente. La knowledgefication richiede una centrale di approvvigionamento, e questa è l’ignoranza creativa –l’ignoranza che non precede, ma segue la conoscenza e la travolge. Tuttavia, nell’Isola confortevole c’è qualcosa di molto pregiato: è il sentiero del filosofo. Questo sentiero è a Kyoto, in Giappone. Si chiama anche “sentiero della meditazione”. Passano le stagioni, la gente lo percorre, i fenomeni della natura si ripetono e si ha un senso di sicurezza, un senso di ordine che attutisce le sorprese o addirittura le elimina, un po’ come accadde ai Maya dello Yucatan che vedendo all’orizzonte comparire le navi di Cortés dissero, più o meno, “Che strano, è un fenomeno bizzarro del tempo atmosferico”. Non riconobbero in quelle forme la presenza di qualcosa di nuovo.
Nell’Isola confortevole c’è una minoranza formata dagli ignoranti creativi. Costoro non si trovano bene nell’Isola, la considerano una sorta di colonia penale, e allora prendono una nave, la nave dell’ignoranza creativa e volgono le vele verso una terra dove accadono cose straordinarie. La nave esiste: l’ha messa in mare l’Istituto della Irragionevolezza, creato a Boulder, nel Colorado, alcuni anni fa. Chi sono i passeggeri di questo battello? Sono degli ‘alberelli’. L’alberello dice al papà: “Quando sarò grande non voglio essere un albero ma un libro, meglio se un libro digitale affinché la mia famiglia non abbia a morire perché c’è da abbattere gli alberi per produrre libri cartacei”. I nostri ignoranti creativi sono, dunque, dei ribelli, persone che non seguono i percorsi tracciati nelle mappe della conoscenza dai loro genitori.
Gli stessi alberelli, pur ribelli, non amano l’ignoranza passiva: chi non vuol salire la piramide che porta alla conoscenza? Ma qui c’è una differenza fra le persone molto appassionate della loro conoscenza e quelli che si ribellano: gli appassionati scendono dentro la piramide fino in fondo, nei minimi dettagli, e via via che scendono perdono la luce, la visione: sanno sempre più di sempre meno, fino a sapere tutto di niente. E più sanno meno fanno cose davvero nuove, ciò che invece non capita agli ignoranti creativi. Di questa “Sindrome del pozzo” abbiamo esempi eclatanti. Blackberry, all’apparire dell’iPhone disse, “questo è un giocattolo”. Circa un secolo prima, la stessa affermazione pare sia stata fatta dalla Western Union quando definì “giocattolo elettrico” il telefono di Alexander Graham Bell. 
E che dire della Nokia?