Appartenere alle parole, il respiro europeo di Prisco rivive nell’opera di Simone Gambacorta

101
A cinquant’anni dalla pubblicazione del romanzo “Una spirale di nebbia” Premio Strega nel 1966, Simone Gambacorta, giornalista e saggista, con “appartenere alle parole” – Galaad Edizioni, ripropone l’opera e il ricordo di Michele Prisco. Nato a Torre Annunziata ma napoletano per vocazione, è testimone di una grande stagione della narrativa italiana e campana insieme con Mario Pomilio, Domenico Rea, Luigi Compagnone, Luigi Incoronato. Il libro è un luogo d’incontro, quasi un salotto letterario in cui Dante Marianacci, Diego Zandel, Luca Desiato, Enzo Verrengia, Andrea Di Consoli, Giuseppe Lupo, dialogano con l’autore e tratteggiano i contorni della personalità dell’uomo e dello scrittore. Una conversazione pacata eppure ricca di contenuti e di spunti alla quale partecipano anche le figlie Annella e Caterina che presiedono l’associazione a lui intitolata, e lo stesso Prisco con quattro suoi scritti. Ne scaturisce il ritratto di un gentiluomo e di un letterato raffinato capace di ordire intorno ai suoi personaggi una rete psicologica che evidenzia le problematiche etiche e morali. Raramente li descriveva nel loro aspetto esteriore lasciando al lettore la possibilità di scoprirli lentamente nella loro identità interiore, nelle loro debolezze e fragilità umane. Fu un “animale narrativo”, come lui stesso si definisce, osservatore del proprio tempo e della realtà che lo circondava, di Napoli e della sua borghesia, due mondi contraddittori e, spesso, poco raccontabili che, tuttavia, non rinnegò mai, anzi, ne rincorse l’appartenenza. Il libro di Gambacorta, presentato da Francesco D’Episcopo nella Saletta Guida, è un’occasione per ritrovare un protagonista del dibattito intellettuale degli anni sessanta, i cui tredici romanzi sono stati tradotti nelle principali lingue del mondo, che ha al suo attivo un impegno culturale continuo e intenso come critico letterario e cinematografico. Apparteneva alle parole, ne ricercava la fisicità e i chiaroscuri. Uno scrittore autentico che intendeva il romanzo, ha scritto Nicola Vacca, “non come mero genere letterario, ma forma – valore dell’umanesimo, struttura antropologica dell’immaginario chiamata a rappresentare le ragioni dell’uomo moderno”. La missione dello scrittore, riferiva in un’intervista Michele Prisco, è – a un tempo più modesta e più alta: egli forza il lettore ad interrogarsi su se stesso e sul senso del suo destino. Simone Gambacorta ha intessuto un discorso di voci autorevoli che rivendicano con forza il respiro contemporaneo ed europeo di Prisco, lanciando una sfida all’editoria, quella di ripubblicare l’opera di un grande personaggio letterario, un maestro di stile e psicologia che può ancora andare incontro ai giovani e a quanti amano il racconto della commedia umana.
 
SAM 3258