Antonio Caldoro, socialista vero

359

Comunque vada a finire la questione greca, l’Europa ha perso e si avvia su di una china pericolosa, di cui il terminale sarà il referendum inglese. Meglio: ha perso lo spirito originario dei Padri Fondatori, che sinceramente non sognarono l’Europa dello spread o quella poco solidale che respinge i migranti alle frontiere. Certamente sul piano formale e su quello dei tecnicismi da …., parametri, la Grecia ha torto, ma su quello dei principi e dei valori, coloro che comandano, Merkel in testa, si sono comportati da usurai. Ha prevalso la logica di “colpire uno per educarne cento”, riferita alla situazione traballante dei conti di molti Paesi, ben più “pesanti” della Grecia, Italia compresa. Vengono al pettine i nodi degli errori di base nell’impostazione della moneta unica: ogni Paese ha conservato la propria Banca Centrale, la propria politica economica. Non poteva essere solo il rispetto dei parametri di Maastricht a tenere salda la moneta. Il resto lo ha fatto qualche furbizia, la ricorrente speculazione del grande capitale, che si manifesta in forme sempre più aggressive e senza scrupoli, nonostante la denuncia costante di Papa Francesco. Dopo il referendum di domenica, un vero azzardo per Tzipras ( il “pellegrinaggio” annunciato dei “Sinistri” italiani non è certo che sia di buon auspicio!), le questioni saranno ancora più complesse, anche perché non si sente la voce di quelli che erano i grandi Partiti, sui quali si reggevano le Istituzioni Europee: il PPE ed il PSE. Senza la Politica, anche in Europa, vince il Mercato: senza regole e senza valori. Sullo sfondo, insieme alle diseguaglianze che cresceranno, la Pace è in pericolo. L’Europa, che in meno di trenta anni aveva “prodotto” ben due devastanti guerre mondiali, proprio con la “costruzione” della sua Unione ha vissuto ormai settanta anni di Pace. I Popoli devono sentire questo pericolo ed individuare classi dirigenti in grado di salvaguardare questo valore primario.


E’ morto Antonio Caldoro, per noi socialisti semplicemente Tonino. Aveva 91 anni, ma aveva conservato lucidità, ironia, acutezza di giudizio e forte voglia di vivere. Legato a Giacomo Mancini, era stato un dirigente importante del Partito Socialista a livello nazionale, dove aveva ricoperto la carica di responsabile della Sezione di lavoro “Massa e Sindacato”, collaborando, nella qualità, con il Ministro del Lavoro, Giacomo Brodolini, anche egli Socialista, alla stesura dello Statuto dei Lavoratori. Deputato dal 1968, aveva legato la sua iniziativa anche ad un forte spirito di rinnovamento del Partito a Napoli a metà degli anni ’60. Innamorato dell’Isola d’Ischia, l’aveva scelta a sua dimora non solo estiva, realizzando una bella, ma non fastosa, abitazione a Forio nell’area di Contrada Costa. Ha voluto essere seppellito nel cimitero di Panza, frazione di Forio: la gente di Panza gli era molto grata, perché era riuscito ad evitare che lì fosse installato un bruciatore dei rifiuti solidi urbani. Capeggiando una dura iniziativa di noi socialisti, era riuscito a salvare, a Casamicciola, il Bosco della Maddalena, che la DC di allora aveva “destinato” a lottizzazione edilizia. Qualche anno fa il Comune di Serrara Fontana, insieme ad altro leader socialista Pietro Lezzi, l’aveva insignito della cittadinanza onoraria. Politico accorto, umile sempre, come le sue origini di ferroviere, cordiale ed amico con tutti, soprattutto con i più deboli: autentico “testimone” del “Socialismo dal volto umano”, di cui alfiere fu Pietro Nenni. Altri tempi, altri uomini, altra Politica: un ferroviere poteva diventare Deputato e Sottosegretario di Stato! Riposi in pace, con la consapevolezza, come ci ricorda San Paolo, di “aver combattuto la buona battaglia e di aver conservato la fede!”.


Giustizia è fatta! Con tanti sconfitti sul campo e tante macerie sparse: che la Giustizia abbia dovuto sopperire agli errori ed alla incapacità di decidere della politica (e del governo) appare surreale, mentre divertente èn stata la comprensione, accondiscendente, di De Luca verso Renzi ed il suo decreto! Un gioco delle parti? Tra i tanti, un errore, fin dall’origine, è stato quello di considerare la questione un fatto personale di Vincenzo De Luca e non di principio, rispetto al dettato costituzionale ed al diritto dei cittadini. Come poteva essere possibile, sul piano del diritto, appunto, che De Luca fosse candidabile, eleggibile, e poi non nella condizione di esercitare il mandato in caso di vittoria?! Vi è di più: la questione, ad elezioni svolte ed a vittoria ottenuta, non poteva riguardare solo De Luca, bensì l’intero impianto istituzionale della Regione, relativo alla tutela dei diritti acquisiti dai consiglieri eletti ed al diritto, più vasto, degli elettori a vedersi garantito l’esito del proprio esercizio al voto . Per non dire dell’altro sacrosanto diritto ad essere governati. Se ne discuterà a lungo, comunque, ma resta la questione di fondo: recuperare la Politica alla sua accezione più autentica, recuperare i Partiti a strumenti ineludibili della Democrazia. Per il PD e per Renzi un monito ed un compito in più: nel Mezzogiorno “costruire” il Partito prescindendo dagli attuali dirigenti, spesso bravi solo a “fare” le preferenze, frutto della gestione, non della Politica. Solo invertendo questa tendenza radicata si può riportare la gente a votare, ridando speranza ai giovani, che vanno sottratti al “fascino” sempre più invadente della criminalità organizzata. A De Luca spetta di vincere, anche su questo terreno, le sfide che egli stesso ha lanciato, alimentando attese e speranze: la prova dei fatti sarà severa e senza appello! Intanto a lui, alla sua Giunta ed a tutto il Consiglio Regionale: buon lavoro e …in bocca al lupo!