Anna Selvaggi: “Il Turismo, la grande ricchezza di Matera”

Impegnata, da sempre, nell’industria alberghiera e dell’accoglienza, Anna Selvaggi, da poche settimane, è il nuovo Assessore al turismo della Città dei Sassi. Avvocato e imprenditore, già da diversi anni, ha ereditato dal padre, Erminio, la direzione dell’Hotel degli Ulivi, a Ferrandina. La struttura, costruita dalla società Pozzi Ginori, servì soprattutto a ospitare tecnici e maestranze che avviarono, nei primi anni sessanta, l’attività industriale in Valbasento. Ed è proprio qui, in questo bel parco di ulivi secolari, che si svolge questa sua prima intervista. “ Se debbo essere sincera – ci spiega subito Anna Selvaggi – non ci pensavo per niente a quest’incarico. Poi, ho accettato questa sfida e per questo, sono molto grata al Sindaco De Ruggeri. E’ vero che ha scelto me, ma indirettamente, ha rivolto un riconoscimento ai tanti professionisti e imprenditori che si occupano, con passione e competenza, della nostra bellissima Città. Matera, non dimentichiamolo, è stata scelta come Capitale europea della cultura, non solo per il suo fascino e la sua la sua storia millenaria, ma anche per la visione, il coraggio e l’amore profondo che hanno animato sue intere generazioni di uomini e donne. Penso agli architetti e agli urbanisti, agli intellettuali e agli artigiani, ai giovani creativi e agli artisti, agli scrittori e ai musicisti. Senza quest’anima collettiva, oggi non saremmo Capitale europea, ma, molto più prosaicamente, uno dei tanti piccoli e aggraziati capoluoghi di una regione meridionale.

Matera, Capitale della Cultura europea è anche la seconda provincia della Basilicata. Perché, nonostante la Fiat e il Petrolio, continua ad essere classificata come la seconda regione più povera d’Italia. Come se lo spiega lei, questo paradosso?

Le statistiche, come ben sappiamo, sono fatte di numeri, indicatori economici e calcoli a non finire. Dicono tanto. Ma, per nostra fortuna, non dicono tutto. Facevo questa riflessione, alcuni giorni fa. In fondo, la storia di Matera, dal secondo dopoguerra ad oggi, rappresenta un po’ il controcanto di questa narrazione monotona e dolente del Mezzogiorno e della nostra Basilicata. E una delle voci più nitide di questo bel concerto è stata quella dell’Avvocato De Ruggeri.

Un Sindaco colto, brillante, pieno di energia. Lo riconoscono tutti. Ora però lo attendono prove delicate. Su Matera, elevata, in poco tempo, al rango di Capitale, si sono concentrate troppe aspettative. In tanti si chiedono: ma potrà reggere questo ritmo?

Vede, io non ero ancora nata e già il nostro Sindaco era presidente del Circolo “La Scaletta”. Non ho avuto tante occasioni per ascoltarlo, diciamo così, dal vivo. Ma, sentirlo, in diretta, la sera in cui ha vinto le elezioni, in Piazza Vittorio Veneto, a mezzanotte, è stata per me una piccola rivelazione.

Cosa l’ha colpita del discorso di De Ruggeri?

Quel passaggio in cui ha detto: “Ora, a 80 anni, nel momento in cui mi avete eletto sindaco di Matera, vorrei ringraziare una persona. Il piemontese Umberto Zanotti Bianco.” Poi, documentandomi, ho scoperto chi era questo piemontese. Un eminente intellettuale, un umanista e archeologo che decise di dedicare la sua vita al riscatto del Mezzogiorno. Un uomo politico, d’altri tempi, che partecipò attivamente, nel 1919, alla fondazione dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia. Fu lui, ribadì il sindaco la sera del 14 giugno, a spronarlo a restare a Matera, a non abbandonarla, ad amarla. Lo incoraggiò a mettersi al servizio di una Città che veniva considerata negli anni 50 anni una vergogna nazionale, mentre ora, grazie alla rinascita dei Sassi e all’ingegno di tanti suoi uomini illustri, è divenuta Patrimonio dell’Umanità e Capitale della cultura.

Il Sindaco, quella sera, disse anche che Matera deve rigenerarsi. E non solo nella cultura. Parlò anche delle infrastrutture che mancano e del decoro urbano. Si soffermò sui tanti giovani disoccupati e sulla sofferenza di troppe famiglie colpite dalla crisi e precipitate sulla soglia della povertà.

Il successo di questa Amministrazione lo si vedrà anche su questi fronti. Sono d’accordo con quanti temono che la nostra città diventi solo un eventificio o, peggio, una Disneyland della Murgia o della Gravina. Matera dovrà fare ben altro. Dovrà trasformarsi non in una cattedrale nel deserto, ma in una potente locomotiva che traina con se i convogli del suo hinterland e di tutta la collina materana. E, a mio parere, potrà fare anche di più. Potrà far viaggiare a velocità sostenuta tutta la Regione. Il momento storico ce lo consente. Dobbiamo essere noi, intendo dire noi classe dirigente e servitori della comunità, gli artefici del progresso e del riscatto della Basilicata.

Anche quando si insediò la Fiat a Melfi o quando si avviarono le prime estrazioni del petrolio si inneggiò alla svolta. Perché ora Matera, il turismo e la cultura dovrebbero fare eccezione?

Ci sono tante buone ragioni per essere un po’ più ottimisti. L’industria del tempo libero, in Europa e nel mondo, si espande sempre di più. Il turismo di qualità e quello di nicchia vengono sempre più privilegiati rispetto a quello di massa o a quello mordi e fuggi. Una città come Matera, che ha alle spalle una storia millenaria, evoca miti, leggende e suggestioni come tutte le grandi civiltà del passato. Trascorrere un week-end a Matera o fermarsi per una settimana per visitare la Magna Grecia, le Abbazie e i monasteri della Provincia o i boschi e le foreste del nostro entroterra, dovrà rappresentare non solo un momento di piacevole relax, ma soprattutto un’occasione per conoscere un altro mondo. Un’altra civiltà, sviluppatasi in una regione piccola ma affascinante. Ancora oggi, nonostante le insidie della criminalità, la Lucania viene narrata come una regione tranquilla e pacifica, senza il marchio mafioso o camorristico che umilia altre regioni del Mezzogiorno.

Non è quindi solo un problema di infrastrutture o di investimenti. C’è ben altro su cui puntare.

Le infrastrutture vengono in cima alla lista. Superstrade, collegamenti e un sistema viario più efficiente sono l’Abc di un territorio che voglia essere attrattivo e competitivo. Ma quando parliamo di cultura, allora il coinvolgimento delle intelligenze, dei territori circostanti e delle potenzialità espresse dal mondo giovanile, è di fondamentale importanza. Il Sindaco De Ruggeri, tra le sue prime missioni “fuori porta”, si è recato a Policoro, una città nel territorio della Magna Grecia. Si è parlato subito di matrimonio tra Sassi e Sabbia. Penso che questa sia la strada giusta per trasformare il turismo in una grande ricchezza per Matera e la sua provincia. Ma, in Basilicata, abbiamo tante altre pietre preziose da mostrare. Le colline d’argilla e il suggestivo parco dei calanchi. Le Abbazie, i Conventi e i Monasteri, sparsi in quei pregevoli siti che sono i nostri centri storici. Abbiamo poi la natura, il mare, il sole e i boschi. Non c’è solo il petrolio o la Jeep Renegade a occupare la ribalta economica e sociale.

E’ una bella scommessa, quella su Matera. Da qui a cinque anni sarebbe bello leggere sulla stampa che la Capitale della Cultura fa sempre più concorrenza, chessò, a Pisa, a Taormina o ad Amalfi.

Non è un traguardo impossibile. Poteva, una Città definita vergogna nazionale, diventare, sessant’anni dopo, Capitale europea della Cultura? Gli stessi materani, quando si lanciò la candidatura, erano perplessi se non proprio scettici. E invece Matera ha vinto. Si tratta pur sempre di una partenza. Ma noi dobbiamo trasformarla in una partenza intelligente. Voglio dire che, per raggiungere il traguardo, Matera non può più contare solo sulle sue forze. La Comunità Europea, lo Stato e la Regione dovranno fare la loro parte. Tanto per capirci, non aspettiamoci cha da sola Matera possa fare la rivoluzione civile, economica o industriale. L’investitura a Capitale è solo una prima tappa. Per le altre serve un gioco di squadra, paziente, lungimirante e soprattutto, molto intelligente.