Anna Frank e l’Olocausto

Parlare dell’Olocausto dei bambini mette sempre grande tristezza, ma la cultura della memoria c’impone di ricordare le atrocità di cui furono vittime inermi creature innocenti, tra le quali Anna Frank che annotò in un taccuino, dal 12 giugno del 1942 fino al primo giorno di agosto del 1944, tutti i pensieri del periodo trascorso a sfuggire ai tedeschi. Ancora oggi vi è grande interesse per questo diario di un’adolescente di tredici anni che si misura con le domande esistenziali tipiche della sua età e con il turpe volto della persecuzione razziale. Dopo circa settant’anni sono state ritrovate delle pagine inedite ricoperte da una carta marrone, ora svelate dalla Anna Frank House di Amsterdam. La carta colorata incollata è stata utilizzata quasi senz’altro per evitare la censura del mondo adulto rispetto a tematiche delicate, come la sessualità e il corpo. Vi sono anche barzellette sconce, forse poco gradite al padre Otto Frank, unico sopravvissuto della famiglia ai campi di sterminio che ha salvato il diario e il ricordo di Anna. La giovane adolescente si occupa persino del tema della prostituzione, in modo particolare delle case chiuse di Parigi di cui aveva sentito parlare il mondo adulto. Il cambiamento del corpo, i desideri dell’età giovanile, la voglia di mettersi in gioco emergono da queste pagine e rendono Anna vicina, per sensibilità e sentimento, ai tanti giovani di oggi che s’interrogano sul mondo e sul futuro. Purtroppo la giovane fanciulla non è mai divenuta donna adulta in grado di fare scelte precise di vita perché morì di tifo nel campo di concentramento di Bergen Balsen nel 1945, poco prima del suo sedicesimo compleanno. Le atrocità della guerra e della persecuzione antisemita spezzarono l’esistenza di questa ragazza dalla viva intelligenza nel cui ricordo si specchiano le esistenze di tanti adolescenti del mondo.