Anicav, confronto a Napoli: Trasformazione del pomodoro, appello per un nuovo patto di filiera

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in foto Giovanni De Angelis

L’obiettivo è quello “di rinnovare il rapporto di filiera. Abbiamo una difficoltà nell’interlocuzione con il mondo agricolo. C’è bisogno di una coesione maggiore”. A parlare è il direttore dell’Anicav, l’Associazione nazionale degli industriali conservieri alimentari vegetali, Giovanni De Angelis, che oggi a Napoli sta tenendo un momento di confronto sul tema “Il filo rosso del pomodoro. Verso un rinnovato rapporto di filiera”. “Noi nasciamo come industria di trasformazione – aggiunge De Angelis – per consentire di consumare, in ogni momento dell’anno ed in ogni posto del mondo, il pomodoro come viene raccolto. C’è bisogno ora di stabilire una interlocuzione che possa guardare al futuro”.

Al tavolo del confronto si discuterà anche dei cambiamenti climitaci che hanno portato ad una dilatazione di una campagna di trasformazione che durava in media anche in 7/8 settimane e che ora raggiunge anche le 14 settimane. “E questo significa avere maggiori costi ed una programmazione diversa”, stigmatizza De Angelis. Qundi è emersa la necessità di “lavorare sulle specificità agricole, sul miglioramento delle rese e sulla concentrazione del periodo di trasformazione” per ottimizare i costo e “mantenere quel primato che abbiamo nel mondo”. La filiera del pomodoro genera 4,5 miliardi di fatturato ed in Campania – nella zona compresa tra l’agro nocerino sarnese e in quella stabiese – c’è uno dei principali poli di trasformazione. Nella regione, infatti, ci sono circa 70 imprese e sui 4,5 miliardi di fatturato nella sola Campania vengono generati circa 2,6 miliardi di fatturato con un export che tocca punte del 70 per cento. Un settore che nella regione occupa 4000 addetti fissi più 20mila stagione. E nel solo porto di Salerno sono movimentati circa 10mila contenitori al mese con prodotti trasformati nella regione con destinazione estera.