Anche nella poesia l’emozione scaturisce dall’interpretazione

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L’emozione non ha voce, recita una vecchia canzone. A volte invece si. Le poesie, ad esempio, e alcune canzoni dal testo indubbiamente poetico. Poesie che citano e rielaborano frasi poetiche di alcune canzoni, anche. Accidenti, una voce stentorea, altro che afonia. Alla libreria Raffaello, il medico poeta Dario Nicolella ha presentato una raccolta di poesie nei cui testi ricorrono versi tratti dalle canzoni di Carmen Consoli. L’illustre sociologo che ha presentato il librino, ha fornito la spiegazione tecnica sull’associazione di poesia a musica e canzone, che non deve stupire a causa della comunanza di codici espressivi. Una spiegazione molto interessante, piena di razionalità, di sapienti citazioni viaggianti dalla poesia alla musica e ritorno. Tutto logico, tutto perfetto, prendiamo il libro e leggiamo, anzi, alla presentazione il sevizio è completo: un attore dalla pausa sapiente declama le poesie e distribuisce vibrazioni agli animi. E’ brivido, è emozione, è curiosità di individuare la frase galeotta intrufolatasi tra i versi. Si entra nell’interpretazione, in quello che il poeta ha percepito da quel verso. Il pubblico risponde bene, ciao ciao alla logica, e fila alla cassa per acquistare un po’ di emozione da portare con se. Nuova sorpresa. Sulla copertina l’immagine di un opera di Rabarama. Sorge allora il dubbio che i famosi codici, illustrati dal sociologo, siano piuttosto elastici o celino risvolti sconosciuti ai più. Alla stretta relazione tra musica e poesia si unisce inaspettatamente, anche l’arte visiva, scultura o pittura che dirsivoglianonso. Questa si che è bella. Ancora una volta l’emozione come innegabile fil rouge ha fatto da protagonista. La sensibilità del poeta e la sua capacità di comunicare sensazioni forti hanno fatto molto di più di tante coltissime spiegazioni. Quando si entra in un museo, c’è curiosità e ricerca di quella scossa emotiva che renderà la visita indimenticabile. A meno di alcuni studiosi o cultori della materia trattata, il pubblico vuole semplicemente emozionarsi, autoidentificarsi e sentirsi partecipe dell’opera che sta guardando, Se impara anche qualcosa tanto meglio. E’ lo stesso per il pubblico di un concerto o di un recital di poesia. Ecco perché conoscendo ed applicando le tecniche dell’interpretazione, si possono realizzare le stesse condizioni d’emotività che Dario Nicolella è riuscito spontaneamente a realizzare nel suo volume. Ha preso le parole delle canzoni, le ha interpretate ed offerte al pubblico con una copertina che lega un autrice donna ad una cantautrice donna, un linguaggio fatto di frasi musicali ad uno fatto di linee volumi e colori. Tutto qui. Ogni esposizione, permanente o meno, potrebbe trovare, senza insulto per l’arte, anzi con grande esaltazione delle sue sfaccettature, la famosa quadra, come amano dire i politici. Offrire al pubblico un prodotto che induca a voler tornare per approfondire, è uno degli obbiettivi per chiunque gestisca un bene culturale. Dopo aver letto le poesie del poeta dottore è quasi istintivo ascoltare le canzoni della Consoli cercando quel punto d’emozione che ne ha fatto scattare l’interpretazione. Quando la visita ad un museo è accompagnata da musica, recitazione, luci, si genera un cocktail esplosivo. Tutti i linguaggi, quello visivo, uditivo e quello cinestesico convergono sull’oggetto e l’emozione si trasmette a tutti. Così spiegano le tecniche di comunicazione che sono scienza. L’emozione scienza non è, e la tecnica deve servire a farle esplodere. Ed allora le nove muse sono in realtà una sola: quella che sa scavare nell’anima delle persone.