Anche in Europa sale il costo del denaro. E il morale degli imprenditori va giù

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In foto Christine Lagarde

Jerome Powell, presidente della Fed, Federal Reserve, la potente banca centrale americana, ancora una volta ha rispettato la scaletta del suo programma e mercoledì scorso, come annunciato in piena estate, ha alzato ancora il tasso di sconto del dollaro dello 0, 75% . È il quarto intervento di quell’istituto negli ultimi mesi. Pertanto a oggi il dollaro costa il 4%, un valore che era rimasto fermo finora nella memoria dal 2008, poco prima dell’esplosione della crisi dei subprime. C’è di più. A marzo scorso il costo del biglietto verde era pressoché nullo. Ora la agenzie di rating e gli analisti di importanti banche prevedono quasi in piena sintonia che, a febbraio 2023, quel valore si attesterà sul 5%. Se tale previsione colpisse nel segno, il Presidente Powell molto probabilmente si troverebbe di fronte un risultato negativo, ben diverso quindi da quello atteso. Gli Usa, buon per loro, non stanno risentendo direttamente dei rincari energetici che stanno devastando soprattutto le economie di molti altri paesi occidentali. È successo che il tasso di inflazione al di là dell’Atlantico sia cresciuto in maniera abnorme in un tempo relativamente breve, attestandosi alla fine di ottobre sopra l’ 8%. Per quanto appena scritto, tale lievitazione è ascrivibile solo in piccola parte e per di più non in forma diretta, al caro energia. Il sistema economico di quel continente accusava disfunzioni già prima che la pandemia mettesse alle corde il suo apparato produttivo. Le guerre costano e non poco e la Casa Bianca era anche allora impegnata su più fronti. La congiuntura negativa conclamatasi nel decennio precedente, inoltre, non aveva ancora finito di produrre effetti negativi. È stato allora che il mondo ha avuto la sensazione di trovarsi di fronte a un replay seppure cinematografico, con le scene trasmesse dalle reti televisive di tutto il mondo. In esse gli impiegati della Lehman Brothers commentavano l’accaduto. La banca era stata appena dichiarata fallita, e loro stessi, messi letteralmente in mezzo a una strada, la settima Avenue. In mano stringevano gli oggetti personali recuperati all’ultimo minuto, avendo da poco abbandonato in tutta fretta l’edificio in cui lavoravano. Quelle immagini riportarono alla memoria quelle dello stesso genere viste nei filmati girati nel 1929, al momento del default di Wall Street. Lo stesso si può considerare a pieno titolo la madre di tutte le crisi che si sono verificate in seguito nei sistemi economici liberi. Come accennato sopra, quell’ evento turbò la pace finanziaria e quella sociale anche in paesi lontani dagli Usa dove aveva avuto origine il problema. In Europa la situazione si è sviluppata in maniera sostanzialmente diversa, soprattutto per i motivi che hanno generato la situazione attuale dei vari sistemi produttivi. La signora Lagarde, presidente della Bce, la Banca centrale europea, in ottobre ha annunciato l’aumento immediato del costo dell’ euro dello 0,75%, portando cosi il saggio di sconto di quella valuta al 4%. È stato il terzo aumento dalla fine dell’ estate e, nel comunicarlo, la stessa Presidente ha anticipato che l’obiettivo dell’ istituto da lei presieduto é di arrivate a fine anno al 5%. La notizia ha abbattuto ancor più lo spirito di imprenditori e famiglie della EU, già pesantemente penalizzati dai rincari esorbitanti dei costi energetici. È difficile comprendere le motivazioni reali dell’aumento descritto e molte cose lasciano dubitare fortemente che esista una componente emulativa di non poca valenza della EU nei confronti degli USA. Se così fosse, l’augurio è che subentri anche nel board di quell’ istituto qualcosa che ricordi la folgorazione di San Paolo sulla via di Damasco, L’economia del vecchio continente, Inghilterra inclusa, sta ricevendo colpi pesanti ormai da circa tre anni e l’avvio di un periodo di recessione, prevista non breve, se non è stato ancora annunciato ufficialmente, oramai sta varcando la soglia dell’intera Europa. A differenza di quanto sta avvenendo oltreoceano, da questa parte il tessuto sociale e economico era già provato da una congiuntura negativa, proveniente da tempi lontani e mai definitivamente superata. La stessa, seppure abbia avuto origine dalle bolle finanziarie speculative già evocate, era condizionata a monte da un forte rallentamento della crescita dell’economia reale. E ciò stava accadendo soprattutto in Italia, dove era stata data limitata importanza tanto alla ricerca scientifica quanto all’innovazione tecnologica. Al momento il paragone tra l’andamento dell’economia del vecchio mondo a quella del nuovo ha poco senso. Il Paese in specie è attanagliato da un tasso di inflazione a doppia cifra, scatenata soprattutto dalla forte corsa al rialzo dei costi energetici. Proprio mercoledì l’agenzia di rating Moody’s ha rivisto al ribasso, quindi negative, le prospettive economiche del Paese per il 2023. In particolare si è soffermato sul degrado delle garanzie in portafoglio delle banche. Si aggiunga a ciò che di per sé la capacità di spesa, soprattutto delle famiglie, si è ridotta marcatamente, essendo le remunerazioni del lavoro ferme da anni.
Le aziende fanno fatica a rimanere sul mercato, non riuscendo a rispettare la regola principale che vuole che i ricavi coprano almeno tutti i costi di produzione e distribuzione. L’ incremento del costo del denaro in maniera così decisa è previsto, come accennato, che avvenga in tempi più che ridotti. Tale situazione ha tutti i riferimenti per far ritornare alla mente la frase del fiorentino Ferrucci rivolta a Maramaldo “vile, tu uccidi un uomo morto”. L’augurio è quindi che a Bruxelles rivedano i programmi sulla gestione del credito in generale. Altrimenti diventerebbe molto probabile che non una, ma tante risulterebbero le vittime che le avversità lascerebbero sul proprio cammino. Quelle stesse che continuano a proporsi, agli europei in generale e agli italiani in particolare, in maniera decisamente accentuata e al momento ancora in crescita.