Anche i liberali marciano

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di Vincenzo Olita

La Marcia Internazionale per la Libertà delle Minoranze e dei Popoli oppressi, promossa da Società Libera, Partito Radicale e Radicali Italiani, si snoderà silenziosamente a Roma e a Parigi sabato 21 ottobre.
E’ la decima edizione che Società Libera, organizza nelle due capitali europee; tra i rappresentanti dei popoli presenti a Roma – venezuelani, harratin, iraniani, tibetani, vietnamiti – è significativa la partecipazione di Rebiya Kadeer, leader spirituale del popolo Uyghuro, che, con il suo arrivo da Washington, rafforzerà anche il legame di collaborazione e amicizia con una fetta della cultura liberale italiana.
Già la cultura liberale, quando demmo vita a questo annuale appuntamento immaginavamo che occupandoci di libertà, di autodeterminazione dei popoli, di difesa dei diritti naturali, il mondo liberale italiano nel suo complesso si potesse appassionare a questi temi e a queste battaglie affrancandosi, con l’eccezione di Marco Pannella, da una sostanziale e prolungata indifferenza.
Ci sbagliavamo, Società Libera, forse, persegue una concezione romantica del liberalismo che mal si concilia con l’occuparsi di libertà che non sia quella domestica, legata alla politica politicante del paese. Così i liberali hanno lasciato ampio spazio ad un terzomondismo interessato, di maniera e modaiolo, la cui solidarietà non si spinge fino al Venezuela di Nicolàs Maduro o ai cristiani vietnamiti e laotiani.
La difesa della libertà, una sua coerente concezione laica e, con Calamandrei, la convinzione della sua indivisibilità ci ha portato a difendere prima Aung San Suu Kyi, e oggi la minoranza Rohingya, vittima del potere in Myanmar complice anche la realpolitik della sua ministra degli esteri.
Quest’anno con la Marcia chiederemo anche la scarcerazione del medico Ahmadreza Djalali, detenuto a Teheran e condannato a morte, e del giornalista Iraj Jamshidi, a cui conferimmo nel 2006 il Premio Internazionale alla libertà.
Ricorderemo anche la condizione delle minoranze cristiane in Vietnam, Bangladesh ed in altri Paesi del sud-est asiatico, che subiscono anche i diplomatici silenzi vaticani. Questa particolare attenzione ha favorito un ideale collegamento tra Marcia e Via Francigena, sarà infatti Campagnano di Roma a dare inizio all’evento, con una pubblica riflessione sulle minoranze venerdi 20.
Abbiamo però del rammarico per la decentrata ed insignificante collocazione nel quadrante romano, concessa dalla Polizia italiana, a fronte del centralissimo e significativo percorso della nostra marcia a Parigi, a riprova di una diversa valutazione che i due Paesi riservano ad una pacifica ed innocua iniziativa, non promossa nè sponsorizzata da nessuna forza politica.