Anche a Sanremo vince l’interpretazione. I musei restano in attesa

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in foto i Maneskin

La kermesse canora si è appena conclusa e tra vincitori e vinti, come recita un antico detto, c’è chi ha avuto e chi ha dato. La gara per il successo comincia ora. Tuttiapostovia. E’ stata una manifestazione che ha bloccato davanti al televisore spettatori di ogni età. Ognuno ha avuto un proprio riferimento, ognuno ha potuto riconoscersi in un artista, ognuno ha potuto trovare elementi caratteristici e fondamentali dal punto di vista anagrafico, e culturale. Auto identificazione. Interpretazione. Sanremo ha capito e messo in pratica. I Maneskin benebravibis riscuotono grandi apprezzamenti non solo da una gioventù che vuole esprimere la propria liquidità di costumi e suoni ma anche dagli over 60, perché instillano, nel pubblico di non più verde età, il ricordo ex rocchettaro e trasgressivo e un momento della vita sempre caro ad ogni essere umano: la gioventù. Non è un caso che siano stati voluti in concerto dai Rolling Stones, forse coetanei dei loro nonni. Anche quella un ottima applicazione delle tecniche interpretative: scegli un tuo simile, ma con caratteristiche di questi giorni, ed il pubblico non sarà più solo quello dei giorni tuoi. Perfetto. L’interpretazione e le tecniche che devono provocare i processi auto identificativi non servono solo al mondo dello spettacolo.
Uno dei principali quesiti cui bisogna dare risposta nell’organizzazione di una manifestazione culturale, dalla festa patronale, a Sanremo fino alla mostra su Michelangelo ed oltre, è l’individuazione del soggetto cui bisogna rivolgersi. Chi è il tuo pubblico. Rispondere prego. La risposta a questa domanda è alla base di ogni organizzazione. Le mamme si misurano spontaneamente con la risposta suggerita dal quesito quando organizzano una festa per i propri bambini. Le organizzazioni di matrimoni ed eventi selezionano il loro tipo di offerta in base agli ospiti e alle loro preferenze. Anche per i beni culturali questo interrogativo è la base per ogni scelta sui modi delle esposizioni. Cambiando il bersaglio cambiano le modalità di realizzazione. Più stellette di difficoltà se il bersaglio è di tipo misto. Un festeggiamento, un artista che deve esporre le proprie opere, un sito che deve essere aperto al pubblico non avranno mai un pubblico dalle caratteristiche uniformi. L’urlatore di un tempo che fu, si sgolava domandandosi a chi nel resto della propria vita avrebbe potuto sorridere, avendo perso l’amor della sua bella. I latini, ignorando il terrore che avrebbero seminato tra gli studenti di epoche successive allo scoccar della versione in classe, avevano inventato il dativo che nella declinazione di nomi aggettivi e pronomi rispondeva alla domanda: a chi. A chi è rivolto l’evento, la manifestazione, la mostra. Chi è il tuo pubblico. L’individuazione della tipologia di spettatore/visitatore da coinvolgere può guidare la scelta degli artisti di una collettiva. La risposta alla domanda, dovendo riorganizzare le opere all’interno di una struttura museale, potrebbe portare alla coabitazione di video, antiche statue in marmo e dipinti di ultimissima epoca contemporanea, come all’uso di tecniche in grado di sollecitare i cinque sensi in modo da coinvolgere il pubblico interessando i diversi tipi di sensibilità individuale. Senza negare, offendere o sminuire. Ogni opera, ogni artista, con i propri modi e le proprie attitudini ma legato all’altro, per quanto diverso, da un filo conduttore che provochi anche il travaso d’interesse da una tipologia di visitatore all’altra. Sic faciens a Sanremo come al Museo il pubblico sarà sempre entusiasta.