Alle stelle le tasse sugli immobili. Il governo blocca la riforma del catasto

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Il blocco della riforma del catasto era nell’aria già dal suo annuncio, ma ora si è passati ai fatti. Qualcuno, quindi, se lo aspettava, vista la rivoluzione che avrebbe comportato nel calcolo dei nuovi valori catastali, ma soprattutto visti gli aumenti che avrebbe determinato nella tassazione.

I nuovi parametri di calcolo della riforma del catasto

Rispetto a come si calcola oggi il valore catastale di un immobile, il nuovo decreto introduce dei parametri rivoluzionari e cambia molte carte in tavola:

 gli immobili vengono divisi per metri quadri e non più per vani, includendo nel calcolo dei metri quadri anche quelli che oggi sono considerati “accessori”;

 per la determinazione del valore si prendono in considerazione anche la zona in cui è ubicato l’immobile, che tipo di affacci ha, se è presente un ascensore e quale tipo di pertinenze possiede;

 vengono eliminate le tante categorie oggi esistenti, che risultano ridotte a solo due tipologie: categoria ordinaria e categoria speciale. Se si vuole soltanto considerare il fatto che nel calcolo dei metri quadri rientreranno anche gli accessori, il valore dell’immobile aumenterà per forza di cose e con esso aumenterà la tassazione.

Dunque, stop alla riforma

Ma come è arrivato il governo a bloccare la riforma del catasto? Dopo una serie di simulazioni di calcolo che hanno fatto schizzare alle stelle la tassazione sugli immobili, soprattutto quelli popolari del centro storico di molte città italiane. Per fare solo un piccolo esempio, i valori catastali – quindi le tasse – risultano aumentati:

 a Napoli di 6 volte;

 a Venezia di 5;

 a Roma di 4 volte;

 a Firenze di 4 volte, ma addirittura per immobili posti in periferia.

Con un provvedimento del genere e con queste prospettive future, la cosa più logica che il governo potesse aspettarsi sarebbe stata una diffusione del malcontento peggiore di quella già in atto. Ecco dunque il dietrofront, anche se sembra più un intervento di tipo politico, che l’intenzione di porre rimedio a una riforma selvaggia.

E dopo lo stop cosa accadrà?

Non si è ancora capito se dopo il blocco del decreto la riforma sarà ripresa così come è ora o se saranno apportate delle modifiche. Quello che è certo è che lasciandola così, non solo i cittadini saranno ancora più dissanguati, ma si porranno le basi per un nuovo blocco del mercato immobiliare. Infatti, chi vorrà più acquistare un immobile se i costi per mantenerlo lieviteranno ancora? Personalmente, mi auguro che questo decreto venga gestito con più saggezza, sia per non vessare i cittadini con un aumento sconsiderato delle tasse, sia per permettere al mercato immobiliare di ripartire.

Buona Vita.

Antonio Leone