Al via “Internazionalitalia”, consorzio della Link Campus

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Si chiama “Internazionalitalia” ed è il primo consorzio tricolore per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese che fa capo a un’università. A promuoverlo è la Fondazione Link Si chiama “Internazionalitalia” ed è il primo consorzio tricolore per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese che fa capo a un’università. A promuoverlo è la Fondazione Link Campus University, in partnership con Link Consulting, Sudgest Aid, Consedin e Protec. “Oggi gli investimenti diretti delle imprese italiane all’estero valgono oltre 400 miliardi di euro, più del doppio rispetto al 2000, quando l’investimento si attestava a 183 miliardi. Ma c’è ancora tanta strada da fare, specie se si guarda agli altri grandi Paesi Ue”, spiega Vincenzo Scotti, presidente della Link Campus University, in occasione della presentazione del progetto a Roma. L’osservatorio “Secondo l’elaborazione del nostro Osservatorio su base Banca d’Italia – aggiunge Scotti – è ancora possibile recuperare il terreno perduto perché il ‘brand Italia’ è in grado di dare risposte sorprendenti e soprattutto perché certe aree del Paese, fino a ieri ferme, stanno muovendo passi importanti fuori dal Paese”. Secondo il neonato Osservatorio sulle imprese di Internazionalitalia, che ha elaborato i dati di uno studio curato da Riccardo Cristadoro e Leandro D’Aurizio a partire dall’indagine Invind della Banca d’Italia, quasi un’impresa manifatturiera su cinque sta attuando strategie di internazionalizzazione; di queste oltre un quarto (26,6 per cento) proviene dal Nord Est, il 17,7 per cento dal Nord Ovest, il 15,2 per cento dal Centro e solo l’8,6 per cento dal Mezzogiorno che però nell’ultimo anno ha quasi raddoppiato il numero delle sue imprese internazionalizzate (più 62,5 per cento). Gap di pianificazione Secondo Scotti “l’idea di creare per primi un consorzio sul modello anglosassone, ovvero con una base scientifica e una responsabilità giuridica che fanno entrambe capo a un’università, nasce dalla consapevolezza che gran parte delle imprese non pianificano la propria presenza all’estero perché non hanno sufficienti informazioni sui Paesi destinazione. Questo succede in quattro circostanze su dieci tra le aziende che non internazionalizzano – conclude Scotti – e stiamo parlando in molti casi di aree meno conosciute che sempre più si stanno rivelando mercati emergenti per il nostro made in Italy”.