Al via il Meeting con una richiesta alla politica: no a polarizzazioni

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A Rimini si parlerà di autonomia differenziata, pace e giustizia

Rimini, 19 ago. (askanews) – Affrontare le questioni più complicate per il nostro paese “con un respiro ampio, senza polemiche e senza polarizzazioni”. L’invito arriva da Rimini, alla vigilia della 45esima edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli. 140 convegni, 16 mostre, una ventina di spettacoli: tutto è pronto alla fiera grazie al contributo di 3.000 volontari. “Siamo convinti che sarà un Meeting molto importante in questo momento storico così particolare” dice il presidente Bernhard Scholz.”Se non siamo alla ricerca dell’essenziale allora cosa cerchiamo?” è il titolo della kermesse di Comunione e liberazione: una domanda di fondo per imprenditori, cooperatori, artisti, professori, ministri e politici. E proprio i temi più urgenti animeranno il dibattito di fine estate: premierato, elezioni regionali, sovraffollamento delle carceri e autonomia differenziata. Attesi ministri e rappresentanti di tutti i partiti. “Il nostro invito – spiega Scholz – è quello di riflettere in modo più approfondito sulla relazione Stato-Regioni, sulle Regioni fra di loro e sul tema del divario Nord-Sud e auspichiamo che il Meeting a questo dialogo possa dare il proprio contributo a questo dialogo”.Nel messaggio inviato agli organizzatori Papa Francesco invita a “farsi mendicanti dell’essenziale, di ciò che dà senso alla nostra vita, anzitutto spogliandoci di ciò che appesantisce il quotidiano”. E da Rimini non mancherà un contributo concreto agli appelli alla pace del pontefice. Si parte il primo giorno con l’intervento del patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa. “Abbiamo previsto diverse testimonianza, da Israele, Palestina, Ucraina e Russia, che possano documentare che è possibile riconciliarsi anche in tempi di guerra – anticipa Scholz -. E’ importante perché senza tentativi di riconciliazione anche una pace che si raggiunge con la diplomazia rimane fragile. Al contempo parleremo degli sforzi diplomatici che bisogna intraprendere con sempre più vigore per far tacere le armi”.