L’intelligenza artificiale scrutera’ la mente per scoprire chi potrebbe sviluppare l’Alzheimer, anche anni prima dell’esordio della malattia. E’ la promessa che arriva da AI-Mind, un progetto di ricerca europeo che sara’ condotto da un consorzio internazionale che vede coinvolti 8 paesi europei. Il progetto della durata di 5 anni e’ finanziato dall’Europa all’interno di Horizon 2020 e si prefigge di mettere a punto ed inserire nella pratica clinica un nuovo paradigma diagnostico mediante tecniche basate sull’intelligenza artificiale (AI). In quetso modo si intende misurare le caratteristiche delle connessioni cerebrali da una parte ed il rischio di sviluppare la demenza di Alzheimer in soggetti ad alto rischio (Mild Cognitive Impairment) che sono attualmente in Italia circa 800mila. Il suo inizio e’ stato fissato per il primo marzo. Queste tecniche digitali verranno integrate su di una piattaforma diagnostica di intelligenza artificiale in grado di fornire il livello di rischio individuale al fine di favorire un intervento terapeutico/riabilitativo precocissimo e personalizzato. La demenza colpisce oggi decine di milioni di persone nel mondo ed oltre 1.2 milioni di pazienti in Italia con costi enormi sul piano personale, affettivo e sociale. Anche solo riuscire a ritardare di qualche anno l’esordio e la progressione della demenza iniziando da subito le terapie ed intervenendo precocemente sui fattori di rischio modificabili costituirebbe un gigantesco risparmio economico oltre che una significativa riduzione delle sofferenze legate a questa terribile malattia. AI-Mind e’ un progetto di ricerca europeo coordinato dall’Universita’ di Oslo in Norvegia finanziato dalla comunita’ europea attraverso il grant agreement No 964220 con un budget complessivo di 14 milioni di euro. Quindici project partners costituiscono il consorzio di AI-Mind: Università di Tallin Estonia, Università di Aalto dalla Finlandia, l’Università di Oslo dalla Norvegia, l’Istituto di Ricovero e Cura San Raffaele di Roma (Professore Paolo Maria Rossini), lo spin-off universitario Neuroconnect Srl (Ingegner Fabrizio Vecchio), l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Professori Camillo Marra e Americo Cicchetti) dall’Italia, la Radboud University Medical Center dall’ Olanda, l’associazione europea di pazienti e famiglie Alzheimer Europe dal Lussemburgo, l’Universita’ Complutense e la sociata’ Lurtis dalla Spagna, e la societa’ Accelopment Schweiz AG dalla Svizzera. Alle unita’ operative italiane arriveranno complessivamente finanziamenti per oltre 2 milioni di euro. Una parte consistente di questo progetto europeo deriva da progetto italiano Interceptor finanziato da AIFA e dal Ministero della Salute che da 3 anni e’ in corso per la definizione di un paradigma diagnostico avanzato per l’Alzheimer che utilizza biomarcatori innovativi e che utilizza un’architettura web-based.