Agriturismo, trenta strutture su cento in Campania non riapriranno più. Sos alla Regione

145

“A seguito del lockdown e delle misure sanitarie restrittive volte alla prevenzione dell’epidemia di Covid-19 e la relativa recessione, si stima che almeno il 30 per cento degli agriturismo sia a rischio chiusura o mancata apertura nella prossima primavera”. Così il presidente di Agriturist Campania, Giovanna Rispoli. “Chiederemo ingenti misure di intervento a sostegno del comparto agrituristico – aggiunge la presidente dell’associazione tra le imprese agrituristiche aderenti a Confagricoltura Campania – Agriturist Campania presenterà le sue proposte alle autorità regionali competenti”. La posta è alta: in caso di debacle delle imprese agrituristiche della Campania le perdite economiche si estenderebbero ad un ampio contesto territoriale all’interno del quale queste particolari imprese agricole operano: dalle aree interne alla fascia costiera. “In molti casi salterebbe il necessario presidio di territori marginali – spiega la presidente Rispoli – che specie nelle zone di collina e montagna, è essenziale per arginare fenomeni di dissesto idrogeologico, senza contare il contributo fondamentale al recupero del patrimonio edilizio rurale ed alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio naturale che le aziende agrituristiche danno; in caso di chiusura verrebbero così compromesse non soltanto importanti realtà imprenditoriali ma anche interessi di carattere generale”.
Gli agriturismi sono infatti anche un pezzo importante della Strategia nazionale per le aree interne, sottolinea Agriturist: “La Campania è una regione fondamentale per l’applicazione delle politiche di contrasto all’abbandono delle aree interne, molti agriturismi sono guidati da giovani: sono il futuro di queste zone dove è necessario investire con lungimiranza, quindi è necessario tutelarli anche a questo fine”. Le imprese agrituristiche applicano, nei territori dove sono insediate, politiche di tutela della biodiversità, collegate alla valorizzazione delle produzioni tipiche e svolgono un ruolo essenziale per la conoscenza delle tradizioni culturali a vantaggio di forme di turismo sostenibile in stretta relazione con il territorio: “Il trekking con i percorsi naturalistici ed altre attività connesse, i cammini del turismo religioso, favoriscono abitudini di consumo più attente all’ecosistema – ricorda la presidente – fattori anche di carattere educativo che oggi rischiano di essere compromessi per la crisi degli agriturismi”.