Agricoltura, Brunetta (Cnel): Il lavoro irregolare aggrava lo spopolamento delle campagne, basta opacità

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“L’agricoltura è la dimensione sociale del territorio. È un settore di eccellenza, che tiene insieme persone, tecnologia, accademia, cultura. Ma è un settore da sempre maltrattato. Un settore dove confluisce gran parte dell’immigrazione clandestina. Non deve essere così. Salvare l’agricoltura vuol dire salvare la storia ma anche il futuro del nostro Paese. Salvare l’agricoltura vuol dire non tornare al passato ma guardare al futuro. Così il settore agricolo può essere fattore primario di coesione sociale e di produttività”. Ad affermarlo è il presidente del Cnel, Renato Brunetta, intervenendo al IV incontro internazionale del progetto Erasmus delle società civili organizzate, incentrato sul tema dello sviluppo rurale e dello spopolamento delle campagne, svoltosi a Villa Lubin, incontro che proseguirà anche domani, venerdì 28 giugno, nel quadro del partenariato tra i Consigli Economico Sociali (Ces) di Spagna, Francia, Bulgaria, Grecia, Malta, Irlanda, Italia, Portogallo, Romania oltre al Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese).

Infiltrazioni criminaii, coraggiosa la denuncia di Giorgia Meloni
“Il progressivo spopolamento del mondo rurale – ha aggiunto il presidente Brunetta – è strettamente legato al peso del lavoro irregolare nel settore agroalimentare e quindi alla questione dei flussi migratori. Il lavoro nero innesca processi di degrado dei territori, di desertificazione dei servizi e di impoverimento sociale delle comunità. Per questo servono migrazioni regolate, inserite in percorsi di valorizzazione e di trasparenza ed è stata coraggiosa la premier Meloni nel presentare, i primi di giugno, un esposto alla Direzione Nazionale Antimafia su possibili infiltrazioni criminali nella gestione delle domande di ingresso dei lavoratori stranieri. Accanto ad un severo controllo di legalità servono flussi che prevedano formazione e selezione all’origine, secondo la logica della bilateralità. Servono flussi che prevedano formazione e selezione all’origine, secondo la logica della bilateralità. Basta opacità. Su questo fronte il contributo dei corpi intermedi è fondamentale”. “L’atroce vicenda di Satnam Singh, il bracciante indiano morto dopo un incidente sul lavoro in un’azienda agricola a Latina, è una storia sconvolgente e drammatica, che scuote le coscienze. È una storia – ha affermato Brunetta – da cui emerge un quadro desolante di sfruttamento e arbitrarietà, violazione delle norme sulla sicurezza, mancanza di vigilanza. Bene ha fatto il presidente Meloni a lanciare un grido di vergogna e a rinnovare l’impegno del governo nel combattere la sciagura del caporalato, un fenomeno non solo umanamente deprecabile, ma che altera la dinamica tra domanda e offerta di lavoro e impatta sull’efficienza complessiva dei mercati del lavoro”.

Servono i corpi intermedi per affrontare le grandi transizioni
“Assistiamo – ha proseguito il presidente del Cnel – da un decennio a uno svuotamento della rappresentanza e a una progressiva marginalizzazione dei corpi intermedi. Una progressiva disintermediazione volta cancellare i corpi intermedi, i sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro, il terzo settore. Cancellare le reti di coesione dei tessuti locali, di cui il CNEL è il luogo di rappresentanza. I risultati li stiamo vedendo. I cambiamenti innescati dalle grandi transizioni digitale, ambientale e demografica devono essere gestiti e per questo il ruolo dei corpi intermedi è fondamentale. Serve densità sociale. Servono luoghi e momenti in cui possa essere recuperata una visione d’insieme dei profondi cambiamenti in corso e possano avere voce e confrontarsi i segmenti sempre più articolati delle istituzioni, dell’economia e della società. Servono i corpi intermedi e le reti sociali”.

Ai lavori della prima giornata ha preso parte anche Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. “Il governo ha fatto sua un’idea – ha detto Lollobrigida – che in Europa si sta diffondendo anche in altri governi. L’idea che occorra tutelare il nostro modello di produzione e il nostro modello di consumo. Riteniamo anche che l’agricoltura non sia solo luogo di produzione di cibo, ma anche elemento chiave per la tutela dell’ambiente e del territorio. L’Italia ha una lunga storia culturale e anche normativa che vede l’agricoltura come argine per i fenomeni che rendono il territorio difficilmente abitabile o soggetto a eventi ambientali critici. Senza agricoltura il territorio è devastato. Questo concetto fa parte anche della storia dell’Unione Europe sin dalle sue origini, sin dai trattati di Roma. I padri fondatori dell’UE erano ben consapevoli della centralità dell’agricoltura, perché il rischio dello spopolamento era davanti ai loro occhi. Quando fu varata, la Pac era orientata a garantire reddito agli agricoltori, ma nel tempo questo concetto si è tramutato in altro. Il principio della salvaguardia ambientale deve avere una sufficiente correlazione con il principio della sostenibilità economica. Per questo riteniamo necessaria una revisione della Pac e un cambio di prospettiva per rilanciare il settore”.