Agnelli (Confimi): Miopia dei politici e conflitti d’interesse, sull’energia il sistema produttivo rischia il default

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in foto Paolo Agnelli

“La mancata sensibilità e conoscenza del mondo industriale da parte di chi ha responsabilità politica sulle dinamiche produttive oggi rischia di mandare in default il nostro sistema industriale”. Ad affermarlo è Paolo Agnelli, industriale e presidente di Confimi Industria, commentando una campagna elettorale che sembra ignorare i problemi dell’industria italiana. “Del resto – aggiunge Agnelli – finché ci saranno associazioni degli industriali che non sono rappresentate da industriali, e che perdipiù sono condizionate da interessi contrapposti, assisteremo ad atteggiamenti gravemente contraddittori”. E per spiegarsi meglio Agnelli scende nel dettaglio prendendo a esempio la guerra energetica in corso: “Non si possono rappresentare al tempo stesso le società fornitrici di energia e le imprese energivore”.
Il presidente di Confimi Industria vedendo capitolare le imprese manifatturiere per i costi energetici, questione che la Confederazione dell’industria manifatturiera denuncia ai media e alla politica dal 2014, ribadisce: “Lo Stato non può essere azionista di aziende che detengono l’esclusiva delle vendite di energia e fare utili smisurati ai danni di cittadini e imprese per poi piangere lacrime di coccodrillo”. “Quello stesso Stato – fa presente con amarezza – che, attraverso aziende partecipate, è fra i più grandi contribuenti di un corpo intermedio che dovrebbe rappresentare l’industria in vasta scala mentre rappresenta solo il 2.5% delle imprese”.
“Il gettito d’Iva che lo Stato incassa è quasi triplicato in questi mesi, i redditi delle sue partecipate energivore invece quasi decuplicati” sottolinea Agnelli riferendosi, ad esempio, ad Eni che nel primo semestre del 2022 ha fatto utili pari al 700% in più rispetto ai primi 6 mesi del 2021.
Rivolgendosi poi ai leader politici in campagna elettorale e al prossimo Governo il presidente Agnelli lancia un appello. “Si liberi l’Italia da queste inefficienze e da questi conflitti di interesse – afferma -. Ai nuovi futuri governanti torno a ribadire l’importanza di ascoltare le industrie piccole, medie o grandi purché libere da conflitti di interesse”. “Oggi quasi il 97, 5% delle imprese è inascoltato dalla politica e non degnamente rappresentato dalle istituzioni. Perché non istituire un Ministero delle PMI visto che rappresentano quasi l’80 del PIL?” torna a proporre seriamente Agnelli. “Si alleggerisca inoltre il Misa della delega all’Energia. L’argomento così complesso e di vitale importanza per il settore produttivo meriterebbe un dicastero dedicato e non di essere un’appendice” ricorda ancora Agnelli.
Il presidente di Confimi lancia poi una serie di proposte. “Si applichi immediatamente il price-cap sul gas e sull’energia elettrica come han fatto Spagna e Portogallo (che hanno regolato l’aumento dei costi a un massimo del 40%) mettendo in sicurezza il proprio sistema produttivo, senza chiedere nulla alla Ue che non potrà accettare un tetto unico comune visto gli interessi contrapposti tra gli Stati Europei”. E poi: “si facciano partire da subito le iniziative per supportare le imprese negli investimenti sulle rinnovabili, anche solo tramite garanzie sui mutui ventennali.  Nel medio termine invece si prenda esempio dalle iniziative che vedono collaborare UK e Marocco, o quelle intraprese da Egitto e dell’India sull’idrogeno verde” spiega ancora Agnelli. “Noi invece costruiamo parchi fotovoltaici sui terreni demaniali in Italia, togliendo i vincoli alle aree militari”. “Confimi industria è a disposizione per portare il proprio contributo – conclude Agnelli – e mi auguro che la campagna elettorale si basi su questi temi, basilari per l’economia di oggi e per il nostro futuro”.