Affondo Mattarella: atti contro libera informazione sono eversivi

6

Roma, 24 lug. (askanews) – Non ci sono dubbi o distinguo “ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceve al Quirinale i giornalisti dell’Associazione stampa parlamentare per la tradizionale cerimonia del Ventaglio e raccoglie in pieno tutti gli spunti che il presidente dell’Asp Adalberto Signore gli lancia sul tema dell’informazione. Tema al centro delle cronache dopo l’ultimo di non pochi attacchi alla stampa che si sono susseguiti negli ultimi mesi: l’aggressione al giornalista Andrea Joly da parte di alcuni militanti di CasaPound.

Ecco, su questo Mattarella è nettissimo: “Si vanno infittendo, negli ultimi tempi, contestazioni, intimidazioni, se non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti. Ma l’informazione è esattamente questo. Documentazione dell’esistente, senza obbligo di sconti. Luce gettata su fatti sin lì trascurati”. Quindi, aggiunge, “il ringraziamento più intenso riguarda il prezioso e talvolta non facile compito di seguire e interpretare il mondo delle istituzioni e della politica, dandone notizia ai cittadini, esprimendo opinioni, suggerimenti, critiche che – non va mai dimenticato – sono essenziali nella vita democratica”.

Questo in un mondo della politica sempre più caratterizzato da un “aspetto inquietante: il diffondersi di una sub cultura che si ispira all’odio. Una violenza che da verbale diventa frequentemente fisica”. Un odio alimentato anche sul web da “molti apprendisti stregoni, incauti nel maneggiare, pericolosamente, gli strumenti che generano odio e violenza”. Mattarella ricorda l’attentato a Trump, come quello al primo ministro slovacco Fico e all’ex sindaca di Berlino Franziska Giffey per sottolineare che “è fondamentale e doveroso ribadire la condanna ferma e intransigente nei confronti di questa drammatica deriva di violenza contro esponenti politici di schieramenti avversi trasformati in nemici”. Parlando di Giffey non risparmia una stoccata alla Lega per il ddl, poi ritirato, che prevedeva multe per l’uso di nomi declinati al femminile negli atti pubblici: “Spero si possa ancora dire” ex sindaca, commenta il presidente.

Il capitolo sulla politica estera vede il ringraziamento a Joe Biden per “il suo apprezzato servizio e la sua leadership” e la puntualizzazione che i rapporti tra Italia e Stati Uniti non cambieranno in base all’esito delle elezioni: “Nessuno, vorrei presumere, ipotizza di conformare i propri orientamenti a seconda di quanto decidono elettori di altri Paesi”. Sull’Ucraina Mattarella ribadisce che difenderla significa difendere la pace e ricorda che il cedimento della comunità internazionale sull’invasione dei Sudeti da parte di Hitler portò alla seconda guerra mondiale.

In chiusura due appelli. Entrambi, a loro modo, perentori. Il primo sull’elezione di un giudice della Corte Costituzionale: “Invito con garbo ma con determinazione, a eleggere subito questo giudice” per non rendere ancora più profondo il “vulnus” recato alla Costituzione da continui rimandi. E poi il passaggio sulla condizione delle carceri in Italia e sull’alto tasso dei suicidi. Nelle carceri si vivono “condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile, qual è, e deve essere, l’Italia. Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale”.

Vep