Affinamento nel Golfo di Napoli per 450 bottiglie di limoncello

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Singolare evento oggi a Napoli: è stata immersa, infatti, nelle acque del porticciolo di Santa Lucia, poco distante da Castel dell’Ovo, una cassa contenente 450 bottiglie di limoncello dell’Antica Distilleria Petrone. Per l’azienda casertana, che nel 2021 è stata la prima in assoluto a mettere in affinamento sott’acqua una partita di bottiglie di liquore, si tratta della prima volta nelle acque del Golfo di Napoli. Le precedenti 2 immersioni e relative emersioni che avevano riguardato l’Elixir Falernum erano state effettuate, infatti, al largo di Mondragone, dove ci sono i resti dell’antica città sommersa di Sinuessa. Per il limoncello, liquore simbolo della Campania e dell’Italia, Andrea Petrone, direttore generale della distilleria casertana, ha preferito un palcoscenico particolare come quello del Castel dell’Ovo. Il liquore resterà per circa un anno a 15 metri di profondità dove maturerà ‘cullato’ dalle correnti marine, a temperatura costante, al completo riparo dalle fasi lunari e in assenza di luce e ossigeno. Anche il limoncello, così come già accaduto per l’Elixir Falernum, una volta riportato in superficie verrà sottoposto a un programma di ricerca effettuato dal Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II che andrà a studiare in modo scientifico gli effetti della permanenza subacquea sulla maturazione dei distillati. «Poiché gli studi scientifici effettuati sull’Elixir Falernum hanno dimostrato che l’affinamento sottomarino conferisce a quel liquore una densità maggiore e degli aromi e dei sentori più spiccati – dice Andrea Petrone – ci aspettiamo che anche sul limoncello ci siano delle differenze dopo la permanenza sui fondali». A questa prima immersione dei liquori nel Golfo di Napoli Petrone ha voluto dare un’impronta sociale coivolgendo l’ArcheoClub d’Italia ei ragazzi dell’Area Penale di Napoli che partecipando al progetto MareNostrum e Bust Busters. «E’ una straordinaria sperimentazione – afferma Rosario Santonastasio, presidente nazionale ArcheoClub d’Italia – che vedrà anche una fase scientifica ei nostri ragazzi, i ragazzi dell’Area Penale di Napoli che, attraverso il progetto Bust Busters hanno seguito corsi di immersione subacquea, ma anche corsi di teoria mediante i quali hanno conosciuto il patrimonio geologico, ambientale, storico, sono stati parte di una giornata memorabile, in grado di unire il sociale alla ricerca scientifica. E’ una nuova strada anche per loro». L’evento è stato realizzato grazie alla collaborazione di Comune di Napoli, Marina Militare, Guardia Costiera, ArcheoClub d’Italia, Reale Yacht Club Canottieri Savoia Napoli e YDigital Firm.