Trasformare l’emergenza Covid-19 in una occasione di rilancio del modello produttivo italiano. “E’ possibile se si parte dai settori strategici ad alta innovazione, capaci di ricadute positive e trainanti per l’intera economia nazionale”. Sono le parole di Gian Paolo Manzella, sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico, espresse durante la sua visita recente visita in Campania, che da sempre presenta realtà industriali e tecnologiche di primaria importanza in campo aerospaziale: dal Cira al Polo tecnologico aerospaziale – Fabbrica dell’innovazione, Polo tecnologico di San Giovanni a Teduccio – Università degli Studi di Napoli “Federico II”, passando per ALA Advanced Logistics for Aerospace e Tecnam Costruzioni aeronautiche. Il sottosegretario è stato accolto da Valeria Fascione, assessore regionale all’Innovazione, e dal presidente del Distretto aerospaziale Campano (Dac) Luigi Carrino, ordinario di “Tecnologie e Sistemi di Lavorazione” alla Facoltà di Ingegneria e direttore del Dipartimento di Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione Industriale della dell’Università di Napoli Federico II. Il Denaro lo ha intervistato.
Professor Carrino, il sottosegretario punta sull’aerospazio come leva per imprimere una crescita al sistema Paese che quest’anno, nelle previsioni degli istituti più accreditati, rischia una caduta del pil a due cifre. Su quali basi?
In una recente intervista Manzella ha commentato con favore la decisione di Cdp Ventue Capital sgr di investire fino a 21 milioni in Primo Space Fund, il fondo che punta a far crescere le start up italiane dell’aerospazio. Ha definito questa scelta un cantiere nuovo non solo per l’aerospazio ma per l’intero sistema italiano della ricerca. E’ evidente l’intento di mettere a fuoco quanto di innovativo esiste nelle nostre Università, nei centri di ricerca, negli incubatori che puntano su nuove idee imprenditoriali da valorizzare. L’obiettivo di fondo è contaminare con la creatività digitale le tecnologie spaziali, al fine di raggiungere risultati importanti.
Il sottosegretario ha ribadito che siamo un grande Paese dell’aerospazio…
Ha opportunamente rammentato che vantiamo un’agenzia spaziale tra le più considerate al mondo e grandi attori industriali come Telespazio, Thales Alenia Space, Leonardo e Avio, accompagnati da un panorama di piccole e medie imprese d’eccellenza. L’aerospazio è industria strategica nazionale, capace di creare significative ricadute economiche e tecnologiche importanti su tanti altri aspetti della vita di tutti i giorni. Non ultimo la sicurezza e la salute.
Si riferisce al progetto recente che il Dac ha messo sulla rampa, vale a dire il ventilatore polmonare tutto campano?
Il progetto di ventilatore polmonare made in Campania è solo l’ultimo esempio di quanto la ricerca aerospaziale può sperimentare e realizzare a beneficio di altri settori economici e dell’intera collettività. E’ una realizzazione del Distretto tecnologico aerospaziale campano in collaborazione con la cattedra di Terapia intensiva della facoltà di Medicina dell’Università Federico II di Napoli, portata avanti grazie a una filiera di imprese campane. Lo scopo è, come ha detto il governatore Vincenzo De Luca, garantire le forniture di presidi sanitari tecnologici al nostro Paese affinché l’Italia possa essere autonoma e non ripetere mai più l’esperienza patita nei mesi scorsi nelle terapie intensive di tanti ospedali.
Qual è la sua opinione sulla diretta conseguenza della crisi pandemica, ossia il fermo nazionale delle attività produttive? Crede che fosse indispensabile nelle forme che ha assunto?
Sono convinto che non è stata una buona scelta ricorrere al blocco pressoché totale delle imprese senza guardare all’enorme serbatoio di tecnologie di cui le stesse imprese sono da tempo dotate. Ad esempio le tecnologie utilizzate per monitorare spostamenti e per verificare lo stato di salute dei dipendenti, si potevano utilizzare senza bloccare del tutto le attività industriali.
A quali tecnologie si riferisce?
Per fare l’esempio più banale: i braccialetti del tipo smart watch, con i quali misurare temperatura, saturazione dell’ossigeno e frequenza del battito. Tali informazioni avrebbero potuto essere interrelate con una semplice logica di intelligenza artificiale per restituire un dato aggregato sufficientemente indicativo per sottoporre a controllo le persone sospettate di essere state infettate. Un braccialetto di questo tipo ha un costo di qualche decina di euro.
Il sottosegretario Manzella ha sostenuto che il Governo è attento e interessato in particolare allo sviluppo del comparto campano. Come commenta questa apertura?
Non mi sorprende affatto, perché L’aerospazio campano esprime un fatturato in esportazione che raggiunge 1.147 milioni e in cui sono occupati circa 12.000 addetti, pari al 22% del totale Italia. Secondo l’Istituto di Statistica, le esportazioni dalla Campania nel settore aerospaziale relativamente al II semestre 2019 avevano raggiunto i 556,5 milioni di euro, 68 in più rispetto al 2018, che pure aveva registrato una piccola ripresa (+23 milioni) sul periodo precedente e recuperato quanto il settore aveva perso nel 2017. Nel contempo, il settore aerospaziale assicura uno dei più alti fattori di moltiplicazione dell’occupazione: i circa 44.000 occupati diretti nella filiera core generano oltre 110.000 addetti addizionali nell’economia.
Una realtà industriale che non teme confronti con altri comparti del Mezzogiorno e dell’Italia, quindi?
Il settore aerospaziale campano genera un valore aggiunto che è il 71% in più rispetto alla media dell’economia italiana. E’ il primo settore manifatturiero italiano per investimenti in ricerca e sviluppo e per numero medio di brevetti detenuti dalle aziende. Rappresenta una delle filiere tecnologicamente più avanzate e assolve spesso al ruolo di incubatore anche dei comparti attigui.
In questo contesto si colloca l’esperienza positiva del Dac. Quali obiettivi persegue il Distretto e con quale modello industriale?
L’obiettivo principale è stimolare la collaborazione strategica e di lungo termine tra i partner per condividere visioni industriali, creare concrete opportunità di business e continue occasioni di crescita e innovazione. Il modello industriale è quello della “rete”, in cui tutti gli snodi si misurano con le sfide della progettazione di soluzioni competitive e tecnologicamente avanzate, proponendole su un mercato nazionale e internazionale. Va rimarcato che la percentuale di successo dei nostri progetti è molto più alta della media nazionale ed è ai migliori livelli in Europa.
R.De.