Il regista francese Jean-Marie Straub, protagonista di un cinema polemicamente anti-spettacolare, ribelle, intransigente e contestatore, è morto oggi a Rolle, in Svizzera, all’età di 89 anni. La notizia della morte è stata confermata all’agenzia Dpa dal responsabile della comunicazione della Cineteca svizzera di Losanna Christophe Bolli. Nel 2006 Straub aveva ricevuto il Leone speciale per l’innovazione del linguaggio cinematografico alla Mostra del Cinema di Venezia con la pellicola “Quei loro incontri”. Nel 2017 il Festival di Locarno gli ha conferito il Pardo d’onore. Assieme alla compagna Danièle Huillet, scomparsa nel 2006, Straub ha scritto una delle pagine più importanti del cinema ai margini del sistema nel corso di un’avventura umana e artistica senza pari. Nato a Metz l’8 gennaio 1933, Straub ha scritto, diretto e prodotto la quasi totalità dei suoi film con Huillet. La peculiarità del cinema di Straub e Huillet è soprattutto nella radicalità del metodo in base al quale lo scrupolo filologico finalizzato a una rilettura/scrittura filmica di opere letterarie, teatrali e persino musicali e pittoriche si traduce in forme di rottura della convenzione, mentre contenuti politici costruiscono una critica della società borghese in una prospettiva analitica d’impronta marxiana. Tra i film più rappresentativi del loro percorso sperimentale, che occupa un posto singolare nel cinema del Novecento quanto all’uso puristico degli strumenti espressivi (suono, immagine, musica, recitazione): “Cronaca di Anna Magdalena Bach” (1967), ispirato alla musica di J.S. Bach, “Dalla nube alla resistenza” (1978), da “La luna e i falò” e “Dialoghi con Leucò” di Cesare Pavese, “Rapporti di classe” (1987) da “Amerika” di Franz Kafka, e “Sicilia!” (1999), da “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini, presentato al Festival del Cinema di Cannes nel 1999 nella sezione “Un certain regard”.
Dopo studi letterari compiuti nelle Università di Strasburgo e di Nancy si Straub trasferì a Parigi, dove nel 1954 incontrò la Huillet, con la quale intrecciò un forte legame sentimentale e artistico. Diede inizio all’attività cinematografica nel 1956, come assistente volontario su grandi set tra cui quello di “Eliana e gli uomini” di Jean Renoir e “Un condannato a morte è fuggito” di Robert Bresson; fu poi assistente alla regia per il cortometraggio d’esordio dell’amico Jacques Rivette, “Le coup du berger”. In seguito alla diserzione del servizio militare (si rifiutò di combattere nella guerra di Algeria e fu per questo condannato in contumacia), Straub si rifugiò con la Huillet prima ad Amsterdam, poi nel 1958 in Germania, a Monaco di Baviera, dove qualche anno più tardi la coppia esordì nella regia con un cortometraggio radicalmente antimilitarista, “Machorka-Muff” (1963), tratto da un racconto dello scrittore Heinrich Böll. Il film successivo fu dal titolo “Nicht Versöhnt oder Es hilft nur Gewalt, wo Gewalt herrscht” (1965) analizza la genesi del fascismo nella storia di una famiglia tedesca dagli anni Dieci agli anni Cinquanta. Nel 1967 la coppia firma il primo lungometraggio, “Cronaca di Anna Magdalena Bach”, basato sul necrologio redatto da K.Ph.E. Bach e sull’epistolario di J.S. Bach. Nel 1968 Straub collaborò con l’Action-Theater del regista tedesco Rainer Werner Fassbinder. Nel 1969 Straub e la Huillet si trasferirono in un quartiere dell’estrema periferia di Roma: ispirati da un’opera di Pierre Corneille realizzarono il lungometraggio “Les yeux ne veulent pas en tout temps se fermer ou peut-être qu’un jour Rome se permettra de choisir à son tour, ou Othon” (1969): lo straniamento della recitazione è esasperato dall’uso di attori non professionisti in costume, che leggono il testo teatrale nei giardini di villa Doria Pamphili mentre il traffico automobilistico fa da sottofondo allo svolgersi del dramma svuotato dell’azione.
A quest’opera fece seguito “Geschichtsunterricht” (1972), ispirato a Bertold Brecht, dove un narratore in abiti moderni, viaggiando per Roma in automobile entra in scena e intervista i contemporanei di Cesare in costume per avere una versione dei fatti ‘obiettiva’. Dello stesso anno è il breve film-saggio “Einleitung zu Arnold Schönbergs “Begleitmusik zu einer Lichtspielscene”, dove i due registi leggono davanti alla macchina da presa testi di vari autori riguardanti l’opera del musicista. Il film successivo “Moses und Aron” (1974) è una fedele trascrizione in immagini dell’opera lirica di Schönberg. Più esplicitamente politico è “Fortini/Cani” (1976), dove lo scrittore e critico letterario militante Franco Fortini viene ‘messo in scena’ dai registi ricorrendo alla lettura a più voci del suo saggio “I cani del Sinai”. Nel 1978 girano “Dalla nube alla resistenza”, apologo contro la tirannia tratto da Cesare Pavese, mentre nel 1981 “Zu früh, zu spät – Trop tôt, trop tard”, che prende spunto da una lettera di Friedrich Engels a Karl Kautsky e da un estratto da “La lotta di classe in Egitto 1945-1970”. In seguito Straub e la Huillet hanno realizzato una coppia di film “Der Tod des Empedokles, oder Wenn dann der Erde Grün von Neuem euch erglänzt” (1986) e “Schwartze Sünde” (1989) suk versi di Fredrich Hölderlin. Dopo il film “Cézanne” (1989), basato sulla corrispondenza epistolare del pittore, Straub e Huillet hanno diretto “Antigone” (1992) da Sofocle per realizzare una metafora in costume antico della guerra imperialista e della barbarie industriale. Del 1999 è “Sicilia!”, un film in bianco e nero luminoso che vuole rendere omaggio allo scrittore Vittorini. Il lavoro su Vittorini e sul senso della storia è proseguito anche nei film “Operai, contadini” (2001) e “Il ritorno del figlio prodigo – Umiliati” (2003). In anni più recenti Straub ha diretto soprattutto cortometraggi, tra i quali “Le genou d’Artémide” (2008), “Le streghe, femmes entre elles” (2009), “O somma luce” (2010) e “L’inconsolable” (2011)