Uno dei maggiori protagonisti della storia enologica francese del secondo Novecento, il viticoltore Lucien Lurton, che aveva costruito un portafoglio unico di tenute vinicole nel Médoc, nelle Graves e nell’Entre-deux-Mers, è morto all’età di 97 anni sabato 25 marzo nel suo letto nel castello di Brane-Cantenac a Margaux (Gironda). La notizia della scomparsa è stata pubblicata oggi dal quotidiano francese “Le Monde”. Circondato dalla famiglia e dagli amici, Lucien Lurton ha concluso una vita intensa, in cui il vino di Bordeaux ha avuto un posto centrale, a partire dal 1954.In quell’anno Lurton ereditò lo Château Brane-Cantenac, una tenuta classificata dal 1885, acquistata da suo nonno Léonce Récapet. A quel tempo, nessuno voleva stabilirsi nel Médoc, una zona desolata che persino il fratello di Lucien, André, preferì rimanere nell’Entre-deux-Mers, dove era possibile un’agricoltura mista. Da quel momento in poi, Lucien divenne un viticoltore instancabile, nonostante i rischi climatici, come la storica gelata del 1956 che spazzò via quasi tutto il suo raccolto. Lungi dallo scoraggiarsi, con la moglie Marie-Jeanne Duvoisin costruì una famiglia di undici figli, cercando di salvare l’ambiente. Lucien Lurton reinvestiva costantemente i pochi soldi che guadagnava nel suo strumento di produzione. I primi anni furono difficili. Ma non si lasciò sconfiggere. Sostenuto da una gratificante e leggendaria vendemmia del 1961, il viticoltore, consigliato dal famoso enologo Emile Peynaud, ricorse a un prestito, reintrodusse le vecchie pratiche viticole e continuò a ripiantare. Negli anni ’70 vide premiato il frutto dei suoi sforzi. Il mercato di Bordeaux si interessò ai suoi vini. Ancorato al suo terroir, acquistò successivamente gli Châteaux Durfort-Vivens (1961), Climens (1971), de Villegeorge (1973), La Tour de Bessan, Haut Nouchet, de Camarsac (1974), Bouscaut (1979) e Château Desmirail a Margaux (1980). Costruì così un portafoglio unico di proprietà nel Médoc, nelle Graves e nell’Entre-deux-Mers, grazie soprattutto ai consigli di Henri Enjalbert, un pioniere bordolese della geografia viticola e della geologia. Poi, nel 1992, ha ceduto tutto ai figli.