Addio a De Mita. L’ex premier aveva 94 anni. A febbraio era stato operato. E’ morto nella sua casa di Nusco

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In foto Ciriaco de Mita

E’ morto Ciriaco De Mita, ex presidente del Consiglio, ex segretario della Dc e sindaco di Nusco (Avellino) in carica. De Mita aveva 94 anni. Il decesso è avvenuto la scorsa notte nella clinica Villa dei Pini di Avellino, dove era ricoverato dal 5 aprile a seguito di un attacco ischemico che l’aveva costretto in un primo momento al ricovero nell’ospedale Moscati. Le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni.

LA BIOGRAFIA (da Wikipedia)
Nato a Nusco il 2 febbraio 1928 De Mita è stato Presidente del Consiglio dei ministri dal 1988 al 1989, più volte ministro e sindaco di Nusco a partire dal 26 maggio 2014.
Raggiunse l’apice del potere politico negli anni ottanta, quando fu Presidente del Consiglio dei ministri in un governo formato dalla coalizione del Pentapartito (DC-PSI-PRI-PSDI-PLI) che cadde nel maggio del 1989, a causa di una crisi di governo cagionata dal leader socialista Bettino Craxi (suo principale alleato-rivale). È stato inoltre segretario nazionale dal 1982 al 1989 e poi presidente della Democrazia Cristiana dal 1989 al 1992, nonché quattro volte ministro. Deputato dal 1963 al 1994 e dal 1996 al 2008 ed europarlamentare dal 1999 al 2004 (è contemporaneamente deputato ed eurodeputato, analogamente a Franco Marini) e dal 2009 al 2014, dopo la DC ha fatto parte del Partito Popolare Italiano e della Margherita e dal 2008 al 2017 dell’Unione di Centro. Ha inizialmente aderito al progetto del Partito Democratico. Non ricandidato alle elezioni politiche del 2008 per via dello statuto del PD, che puntava ad un rinnovo della classe politica, ha aderito all’Unione di Centro. Ultimo importante incarico ricoperto è stato quello di presidente della seconda Bicamerale per le riforme costituzionali tra il 1992 e il 1993.
Fu soprannominato criticamente il padrino della DC e l’uomo del doppio incarico (segretario della DC e Presidente del Consiglio). Tra i principali esponenti della cosiddetta Prima Repubblica, ha avuto indirettamente una forte influenza su tutta la vita politica degli anni successivi. Difatti a De Mita si deve la nomina di Romano Prodi come suo consigliere economico e poi presidente dell’IRI dando inizio alla sua carriera politica; infine sempre a De Mita si deve l’impegno in politica di Sergio Mattarella nelle file della sinistra democristiana.

Giovinezza ed educazione
Ciriaco De Mita nasce il 2 febbraio 1928 a Nusco, in provincia di Avellino. Il padre svolgeva la professione di sarto e di postino, mentre la madre era una casalinga. Dopo aver frequentato il liceo classico nella vicina Sant’Angelo dei Lombardi con ottimi voti, vince una borsa di studio nel Collegio Augustinianum e si iscrive presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove si laurea in giurisprudenza per poi cominciare a lavorare come consulente presso l’ufficio legale Eni di Enrico Mattei. La moglie, Anna Maria Scarinzi, è stata segretaria di Fiorentino Sullo, politico afferente alla sinistra Dc originario anch’egli dell’Irpinia.

Interesse per la politica e i basisti
Nell’autunno 1953 De Mita fu tra i primi aderenti alla corrente “Sinistra di Base”, e nel 1956 venne eletto in quota alla stessa consigliere nazionale della DC al congresso di Trento. In quella sede si fece notare perché criticò Fanfani e contestò i criteri organizzativi del partito. Eletto deputato per la prima volta nel 1963 nella circoscrizione Benevento-Avellino-Salerno, nel 1966 alla Camera lanciò l’ipotesi di un accordo con i comunisti a proposito dell’attuazione dell’ordinamento regionale. Nel 1968 entrò a far parte del governo come sottosegretario all’interno.

Fu come detto tra i primi aderenti della corrente di “sinistra” della DC, chiamata “Sinistra di base” o “la Base” – fondata a Milano con il sostegno finanziario di Enrico Mattei da Giovanni Marcora – sostituendosi a Fiorentino Sullo come capocorrente irpino nell’ambito della stessa negli anni in cui la DC irpina si andava affermando a livello nazionale[4]. Vicini a De Mita c’erano in quegli anni Gerardo Bianco, Nicola Mancino, Gianni Raviele e il segretario della DC per la provincia di Avellino dell’epoca, l’amico e collaboratore Attilio Fierro, della vicina Montella. Fu vicesegretario della DC durante la segreteria di Arnaldo Forlani, ma si dimise da quella carica nel febbraio del 1973 dopo il patto di palazzo Giustiniani. Ricoprì poi diverse cariche ministeriali tra il 1973 e il 1982.

Nel 1982 è De Mita a indicare al governo Romano Prodi, già suo consigliere economico, per la nomina ai vertici dell’IRI dove rimarrà fino al 1989.

Segretario nazionale della DC
A seguito della fine del mandato del Doroteo Flaminio Piccoli, De Mita venne eletto segretario nazionale della DC con la concertazione degli Andreottiani, dei Basisti e della corrente “Nuove Cronache” di Fanfani nel maggio 1982, in contrapposizione al ex Fanfaniano Arnaldo Forlani, che si alleó con i Dorotei di Antonio Gava formando la corrente Grande Centro. Il suo partito subì un grave calo nelle elezioni politiche del 1983; nonostante ciò De Mita restò in carica, venendo ripetutamente confermato fino al congresso del 1989.

La battuta di Agnelli: Un intellettuale della Magna Grecia
È in questo periodo che Gianni Agnelli, il quale apprezzava il temperamento del leader Irpino, in una puntata di Mixer asseri che De Mita fosse un tipico intellettuale della Magna Grecia. A questa asserzione gli replicò Indro Montanelli, chiosando: “Dicono che De Mita sia un intellettuale della Magna Grecia. Io però non capisco cosa c’entri la Grecia”.
Nel 1985 nella classifica degli uomini più potenti d’Italia, compilata come ogni anno dal settimanale Il Mondo, De Mita risultò al terzo posto dopo Gianni Agnelli e Bettino Craxi.

Per quanto l’esperienza politica di De Mita sia troppo recente per una valutazione storiografica, egli sarà ricordato indubbiamente per la sua rivalità con Bettino Craxi, leader socialista che negli anni ottanta occupò la carica di Presidente del Consiglio per ben quattro anni. Craxi ha sempre rivendicato una sua spinta riformista contrapposta all’immobilismo della Democrazia Cristiana e nel 1987 entrò in rotta di collisione proprio con l’allora partito di maggioranza relativa per la rottura del cosiddetto “patto della staffetta”, in base al quale il PSI avrebbe dovuto cedere alla DC la guida del Governo nell’ultimo anno di legislatura, così nel 1987 si determinò uno scioglimento anticipato delle Camere.

In questi anni De Mita spinse Sergio Mattarella a intensificare il suo impegno politico attivo con l’incarico di ripulire le liste siciliane della DC dagli uomini di Ciancimino. Nel 1984 De Mita azzerò i vertici palermitani della DC nominando Mattarella commissario straordinario.

Presidente del Consiglio dei ministri
Dopo la caduta del governo Craxi II, di cui De Mita fu in parte responsabile, e un breve incarico a Giovanni Goria, nell’aprile del 1988 il presidente della Repubblica Francesco Cossiga affidò l’incarico di formare un nuovo governo a De Mita,[6] che si trova alla guida di un pentapartito composto dai democristiani, dai socialisti, dai repubblicani, dai socialdemocratici e dai liberali.

La nomina di De Mita a Presidente del Consiglio, la prima di un segretario della DC in carica dai tempi di Amintore Fanfani, fu però funestata tre giorni dopo dall’assassinio di Roberto Ruffilli da parte delle Brigate Rosse, senatore della Democrazia Cristiana e consulente di De Mita per le riforme istituzionali. Ruffilli aveva contribuito a varare proprio il governo che stava allora entrando in carica. Nel volantino di rivendicazione le Brigate Rosse definirono Ruffilli “l’uomo chiave del rinnovamento, vero e proprio cervello politico del progetto demitiano”.

I detrattori di De Mita parleranno del suo entourage come del “clan degli avellinesi”, con riferimento alle varie personalità di spicco originarie della provincia di Avellino che ricoprirono incarichi di rilevanza politica e amministrativa, come Antonio Maccanico, Biagio Agnes, Nicola Mancino e Gerardo Bianco.

Il 22 febbraio 1989 Arnaldo Forlani venne nominato nuovo segretario della DC, ponendo fine al “doppio incarico” di De Mita. Un mese dopo il “Consiglio Nazionale della Democrazia cristiana” riunito a Roma nominò De Mita presidente della DC.

Nel maggio De Mita rassegnò le dimissioni dal suo primo governo. Riottenne l’incarico l’11 giugno, dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato a Spadolini. Il 6 luglio 1989 De Mita rinunciò all’incarico di formare un nuovo governo, incarico che Cossiga conferì poi a Giulio Andreotti. Il Governo De Mita rimase in carica fino al 22 luglio 1989.

Trasformazioni della DC, Tangentopoli e PPI
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Partito Popolare Italiano (1994). Nel 1989 De Mita fu sostituito alla segreteria della DC da Forlani, assumendo la presidenza del partito, carica mantenuta fino al 1992, eccezion fatta per un breve periodo nel 1990.

Il 9 settembre 1992 viene nominato presidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, per poi dimettersi nel marzo del 1993, a cui gli subentra Nilde Iotti.

Nello stesso anno, nel momento di trasformazione della DC, entrò a far parte del Partito Popolare Italiano.

Fu inserito tra i testimoni richiesti dalla difesa di Giulio Andreotti nel processo che vide quest’ultimo prosciolto dall’accusa di collaborazione con la mafia, ma riconosciuto come connivente con la mafia stessa fino al 1980.

De Mita in seguito si schierò con i Popolari di Gerardo Bianco, corrente di sinistra del partito, contro Rocco Buttiglione che, difformemente alle decisioni congressuali, aveva deciso di allearsi con Forza Italia, partito di centro-destra.

La Margherita e L’Ulivo
Nel 1996 sostenne la nascita della coalizione di centro-sinistra, L’Ulivo.

Nel 2002 contribuì all’ingresso del Partito Popolare nella Margherita e alla nascita del nuovo partito centrista. Ribadì in più occasioni la propria contrarietà al progetto di “Uniti nell’Ulivo” (lista unitaria con DS, SDI e MRE), tanto da convincere, con Franco Marini, il partito a presentarsi nella coalizione di centro-sinistra L’Unione alle elezioni politiche del 2006 con la propria lista al Senato e non con la lista unitaria.

Al secondo Congresso della Margherita, De Mita comunicò nella sua lunga relazione la sua adesione al nuovo Partito Democratico, raccogliendo moltissimi applausi dalla platea diellina. Durante l’assemblea costituente del PD è stato nominato membro della commissione statuto del nuovo partito. Questa decisione ha suscitato qualche contestazione da parte della platea. In quanto ex Presidente del Consiglio iscritto al partito, è stato nominato componente di diritto del coordinamento nazionale del Partito Democratico.

Il 20 febbraio 2008 annuncia il suo ritiro dal PD, in polemica con lo statuto del partito che prevede un tetto massimo di tre legislature complete, in base al quale sarebbe stato escluso dalle candidature alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008.[13] Il giorno prima Tino Iannuzzi, segretario regionale campano del PD, aveva sostenuto la candidatura di De Mita nelle liste presentate dalla formazione politica democratica in Campania.  Ha quindi fondato i “Popolari per la Costituente di Centro” che ha fatto fondere al nucleo campano dell’UDEUR di Clemente Mastella per dar vita al Coordinamento Popolari – Margherita per la Costituente di Centro, movimento con cui è entrato nella Costituente di Centro di Pier Ferdinando Casini.

Adesione all’Unione di Centro, sindaco di Nusco e sostegno a De Luca
Si candidò al Senato come capolista in Campania per l’Unione di Centro alle elezioni politiche del 2008, ma non risultò eletto. In totale è stato deputato ininterrottamente dalla IV alla XI legislatura, e dalla XIII alla XV. È stato commissario regionale dell’UdC in Campania assieme a Gianpiero Zinzi

Alle elezioni europee del 2009 è stato eletto al Parlamento europeo nell’UdC con 56.575 preferenze nella circoscrizione Italia meridionale. Secondo VoteWatch a fine marzo 2011, a circa due anni dalle elezioni europee, Luigi Ciriaco De Mita con il 67,37% di presenze in seduta plenaria risultava al 708º posto su 733 nella classifica complessiva delle presenze di tutti gli europarlamentari.

De Mita ha continuato a esercitare una certa influenza sulla politica locale della Campania, e di riflesso sulla politica nazionale, grazie alla sua capacità di attrarre voti.

In un’intervista del 2008 Vincenzo De Luca, allora ex deputato de L’Ulivo e sindaco di Salerno in carica, dichiarò.
“In Campania da 40 anni siamo alle prese con un problema politico che si riassume in un nome ed un cognome: Ciriaco De Mita”.

Nel 2014 De Mita, a 86 anni, ha partecipato alle amministrative candidandosi a sindaco di Nusco: è stato eletto sindaco nella lista dell’Unione di Centro con 2 156 voti (77,35%) battendo Rosanna Secchiano, presentatasi con la Lista Civica Nusco Futura che ha ottenuto 631 voti, e succedendo al nipote Giuseppe De Mita. I votanti sono stati 2 903 su un totale di 5 917 elettori.

In occasione delle elezioni regionali in Campania del 2015 ha deciso di appoggiare Vincenzo De Luca, candidato del Partito Democratico, rompendo così la sua precedente alleanza con il presidente uscente Stefano Caldoro.

Ha sostenuto il «no» al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, arrivando a sfidare in un dibattito televisivo su La7 condotto da Enrico Mentana il Presidente del Consiglio e segretario del Partito Democratico Matteo Renzi.

Abbandono dell’Unione di Centro e nuovo percorso
Contrario al riavvicinamento del partito al centrodestra, il 5 novembre 2017 ha abbandonato l’UdC e ha fondato il movimento L’Italia è Popolare, parte della lista Civica Popolare, alleata del PD in vista delle elezioni politiche del 2018.

Ricandidatosi alla guida del comune di Nusco, De Mita è stato rieletto sindaco della cittadina il 26 maggio 2019 con il 60% dei voti contro il candidato del PD, l’avvocato Francesco Biancaniello.

In vista delle elezioni regionali in Campania del 2020 insieme al nipote ha presentato la lista “Fare Democratico – Popolari”, a sostegno del presidente in carica Vincenzo De Luca. Nell’agosto 2021, a pochi mesi dalle imminenti elezioni comunali a Napoli, De Mita lascia Fare Democratico.