“Ci vuole un grande progetto a favore della gestione delle acque che tenga conto delle nuove tecnologie e che coinvolga tutte le parti in un sistema virtuoso di gestione industriale”. E’ l’appello che ha lanciato oggi Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, dal convegno su “L’acqua ed il futuro del servizio idrico integrato”, tenuto ad Ercolano presso l’Auditorium del Museo Archeologico Virtuale. Ai lavori hanno preso parte, tra gli altri, Giovanni Sgambati, segretario regionale della Uil Campania e Massimiliano Placido, segretario nazionale del sindacato dell’Energia, della Chimica e del Tessile. Inoltre, hanno preso la parola nel dibattito moderato da Simona Brandolini del Corriere del Mezzogiorno: Giovanni Papaleo, direttore industriale idrico dell’Acea SpA; Francesca Portincasa, direttrice reti ed impianti dell’Acquedotto pugliese; Giordano Colarullo, Direttore generale Utilitalia; Claudio De Vincenti, economista ed ex ministro. I saluti istituzionali sono stati portati dal sindaco di Ercolano, Ciro Bonajuto; da Fulvio Bonaticola, assessore regionale e da Claudio Cosentino, Ad della Gori Spa, l’azienda che fornisce l’acqua alla stessa Ercolano. “Noi riteniamo- ha ribadito Paolo Pirani- che il ruolo degli enti locali debba essere ricondotto a quello di indirizzo e controllo, spezzando quella spirale determinata dalla gestione politica che guarda al mero consenso, attraverso una gestione diretta, o mediante l’intervento diretto sugli operatori. A nostro giudizio è solo attraverso una gestione industriale dei processi e delle attività, nell’ottica della gestione efficiente e produttiva, che si può garantire il prevalere dell’interesse collettivo su quello di pochi. Non ci convince l’idea di un ritorno al passato, dove il proliferare di tante aziende speciali e consigli di amministrazione gestiti dalla politica locale potrebbero favorire una conduzione clientelare data la mancanza di idonee procedure competitive. Ci vogliono le aggregazioni societarie, occorre migliorare servizi ed investimenti infrastrutturali, è necessario basarsi sull’innovazione tecnologica digitale e sulla manutenzione preventiva della rete. In tal senso ci vuole un patto tra governo, imprese e sindacato per emancipare il sistema idrico integrato del Paese”. E’ bene ricordare che il 26 luglio scorso è stato sottoscritto “L’Avviso comune fra Confservizi e Cgil, Cisl e Uil sulle politiche industriali dei servizi pubblici locali” nel quale si riaffermano i legami fra i temi della gestione industriale, aggregazioni, investimenti e crescita delle economie territoriali. “Serve determinare un sistema -ha insistito Pirani- dove l’investimento sulle infrastrutture venga premiato con gradualità ma con certezza, attraendo capitali privati e pubblici e generando ricchezza .Il volume di investimenti necessario a riportare lo stato della rete idrica italiana ai livelli europei è infatti tale da non poter essere soddisfatto senza l’intervento pubblico, pena la realizzazione in tempi biblici del risanamento. Ma sicuramente non può ripiombare in una dimensione di fiscalità generale. Secondo i dati dell’Autorità, tra il 2016-2019 sono stati già programmati dai gestori 12,7 miliardi di euro d’investimenti. Sempre secondo l’Autorità, ce ne vorrebbero almeno altri 25 di miliardi per mettersi in regola con gli standard e gli adempimenti europei”.