Accordi commerciali, il Senato Usa apre le porte al TPP

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A cura di Antonio Arricale

Decisivo passo avanti verso il TPP (Trans-Pacific Partnership), accordo commerciale tra alcuni Paesi dell’area del Pacifico, che sta incontrando non poca opposizione negli Stati Uniti. Fortemente voluto dal presidente Barack Obama, ieri infatti il Senato ha approvato la “fast track” bill, una legge che permette al Presidente americano e ai suoi successori di varare velocemente qualsiasi tipo di accordo commerciale. Il voto, passato con 60 voti a favore contro 37 contrari, segue quello della Camera della scorsa settimana, ed era tutt’altro che scontato. Determinanti sono stati, dunque, i voti di alcuni Democratici favorevoli alla norma. Ora Obama, che ha posto il TPP e altri accordi commerciali simili (tra cui spicca il Transatlantic Trade and Investment Partnership, o TTIP, tra Stati Uniti e Europa) tra le priorità dell’agenda del suo secondo mandato, potrà usufruire della cosiddetta Trade Promotion Authority (sinonimo di fast track authority), ossia il potere di negoziare accordi commerciali senza che il Congresso possa inserire emendamenti. Camera e Parlamento potranno solo approvare o respingere le leggi in materia. Ovviamente, gli oppositori del TTIP speravano in una battuta di arresto TPP per tentare di fermare anche l’accordo tra Stati Uniti e Europa. Ma così non è stato. In forza del voto di ieri, dunque, nelle prossime settimane i ministri delle Finanze di Stati Uniti, Giappone e degli altri 10 Paesi del Pacifico che da oltre cinque anni stanno negoziando il TPP, potranno dare il via all’ultimo round di trattative per formalizzare quello che sarà, negli Stati Uniti e non solo, il più grande accordo commerciale di questa generazione. L’ultimo grande accordo commerciale è stato siglato negli anni ’90 e diede vita alla World Trade Organisation. Il TPP non sarà da meno, visto che coinvolge il 40% dell’economia globale.

Borse asiatiche

Prosegue il rialzo dei mercati azionari asiatici anch’essi convinti che la Grecia sia vicina a trovare un accordo con i propri creditori. Il Nikkei ha chiuso gli scambi in rialzo dello 0,28% a 20868 punti, Hong Kong guadagna lo 0,22% e Seoul ha archiviato la seduta in crescita dello 0,21%. Segno positivo anche a Shanghai in rialzo dell’1% ed in costante recupero dopo il recente affondo. Sul fronte macroeconomico da segnalare che secondo quanto comunicato dalla Bank of Japan, in maggio l’indice dei prezzi nei servizi alle imprese ha segnato un progresso annualizzato dello 0,6% dopo la crescita dello 0,7% di aprile (3,3% in febbraio e 3,1% in marzo) e contro lo 0,5% di incremento atteso dagli economisti. Su base mensile l’indice ha guadagnato lo 0,1% dopo il calo dello 0,1% di aprile (+0,5% in marzo e +0,1% in febbraio). Dopo il progresso oltre le attese di maggio, invece, la fiducia delle Pmi del Sol Levante è tornata a scendere in giugno. Secondo il sondaggio pubblicato dalla Shoko Chukin Bank il dato si è attestato a 46,9 punti da 48,1 punti di maggio (in aprile la lettura era stata di 47,4 punti), ben al di sotto dell’outlook diffuso il mese scorso per 49,3 punti e contro i 48,3 punti del consensus. L’ultima lettura oltre quota 50 punti risaliva addirittura al febbraio 2006. In Cina l’indice anticipatore elaborato dal Conference Board, ha segnato in maggio un progresso dell’1,1% dopo l’incremento rivisto all’1,5% (dall’1,1% preliminare) di aprile (il dato aveva segnato un aumento dello 0,2% in marzo). L’indice di coincidenza è invece cresciuto dello 0,6% in maggio dopo l’incremento rivisto allo 0,1% in aprile (da una lettura preliminare invariata) e il balzo del 29% di marzo. La fiducia dei consumatori cinesi in giugno è tornata a crescere, dopo due mesi di stallo. Il Westpac Mni China Consumer Sentiment Indicator cresce infatti dell’1,1% a 112,3 punti nel mese in corso. Il dato resta però sotto la media degli ultimi 12 mesi di 112,4 punti.

Borsa Usa

Seduta tranquilla per Wall Street con il Nasdaq che ha segnato l’ennesimo record. A New York i principali indici hanno chiuso la giornata di martedì 23 giugno in moderato rialzo, in attesa di sviluppi in arrivo dall’Europa su una possibile soluzione della crisi greca. In Usa tiene banco ancora, come prevedibile, il tema del rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed). Jerome Powell, membro del board della Fed, ha dichiarato che le condizioni necessarie per un primo rialzo dei tassi in Usa potrebbero essere potenzialmente rispettate già in settembre, precisando di non esserne certo, ma che a suo parere le possibilità sarebbero intorno al 50%. “Dipenderà dai dati macroeconomici”, ha aggiunto parlando a un incontro organizzato dal Wall Street Journal. Powell ha anche detto di credere che un secondo rialzo possa arrivare in dicembre. A frenare i guadagni di Wall Street hanno contribuito dati macroeconomici non particolarmente brillanti: lo U.S. Department of Commerce ha comunicato che in maggio gli ordini di beni durevoli sono cresciuti dello 0,5% su base mensile dopo il calo dello 0,3% di aprile (rivisto da -0,2%), ma sotto allo 0,6% del consensus. Secondo la Federal Housing Finance Agency l’indice dei aprezzi delle case è cresciuto dello 0,3% in aprile invariato rispetto a marzo ma sotto allo 0,6% atteso dagli analisti. Le vendite di nuove abitazioni sono salite a maggio del 2,2% su base mensile. Il Dow Jones Industrial Average ha guadagnato 24,29 punti pari allo 0,13% a quota 18.144,07 mentre l’S&P 500 è cresciuto di 1,35 punti pari allo 0,06% a 2.124,2. Il Nasdaq Composite ha segnato un progresso dello 0,12% pari a 6,12 punti al record di 5.160,10 (l&rs quo;S&P 500 si è fermato ancora lo 0,3% sotto ai suoi massimi).

Europa

Avvio contrastato per i maggiori indici azionari europei durante i primi scambi. Il Dax tedesco segna un rialzo dello 0,30%, il Cac 40 francese cede lo 0,09% e il Ftse 100 britannico guadagna lo 0,14 per cento. Scambia invece in territorio negativo l’Ibex 35 spagnolo (-0,11%), mentre il Ftse Mib italiano guadagna lo 0,28 per cento. Nel paniere tedesco si mettono in luce le compagnie elettriche RWE (+3,97%) ed E.On. Il governo federale avrebbe stralciato l’ipotesi di nuove imposte da imporre alle centrali a carbone con l’obiettivo di ridurne le emissioni. A Parigi perdono invece quota le maggiori compagnie telefoniche con Bouygues che cede il 7,15% dopo che il suo consiglio di amministrazione ha respinto l’offerta di Numerica ble-SFR (-10,64%), affermando che la società ha grandi potenzialità e potrebbe raggiungere un ebitda margin del 25% entro il 2017 (la stessa marginalità del 2011). Il board di Bouygues ha inoltre ritenuto che sussistano forti rischi per la concentrazione sul fronte delle norme Antitrust e che l’operazione potrebbe avere anche dure ricadute sul piano sociale. Da evidenziare che nel Cac 40 perde quota anche la compagnia Orange (-2,97%). A Madrid perde il 2,70% il titolo di CaixaBank dopo che ieri sera la spagnola Criteria ha detto di avere ceduto tramite un accelerated bookbuilding il 2,28% del capitale della banca iberica per 566,4 milioni di euro.

Italia

Piazza Affari intorno alla parità dopo un avvio positivo: la questione greca non ha ancora trovato una soluzione definitiva. Christine Lagarde, numero uno del Fmi, non è ancora soddisfatta della proposta di compromesso presentata da Tsipras. Il Ftse Mib segna un modesto ribasso dello 0,05% e il Ftse Italia All Share cede lo 0,03%, in calo anche il Ftse Italia Star (-0,14%). Ancora in luce le banche dopo che ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato una serie di norme in materia di gestione dello stock di sofferenze del settore bancario: le popolari in avvio di seduta mettono a segno un rialzo superiore al punto percentuale: Banco Popolare sale dell’1,29%, BP Milano dell’1,07%, BP Emilia Romagna dello 0,67%. Bene anche Intesa Sanpaolo (+0,41%) e Ubi Banca (+1,26%). Ieri, va detto, Piazza Affari ha chiuso in rialzo dopo l’exploit della vigilia. L’ottimismo sulla Grecia resta tra gli investitori in attesa della nuova riunione dell’Eurogruppo. L’indice Ftse Mib ha chiuso con un progresso dello 0,34% a 23.567 punti. Nel comparto bancario gli acquisti hanno premiato ancora Montepaschi (+0,72% a 1,956 euro), Popolare dell’Emilia Romagna (+1,74% a 8,17 euro), Popolare di Milano (+2,70% a 0,987 euro), Intesa SanPaolo (+0,88% a 3,416 euro). Unicredit (-1% a 6,435 euro) è invece finita in territorio negativo dopo che l’Ad Federico Ghizzoni ha annunciato che entro fine anno la banca apporterà dei ritocchi al piano industriale. Tra i migliori di seduta Atlantia (+2,11% a 23,16 euro) che ha sfruttato la promozione a buy arrivata dagli analisti di BofA. Tonico il settore del risparmio gestito. Azimut (+2,91% a 26,49 euro) e Mediolanum (+2,47% a 7,86 euro) hanno beneficiato di un report di BofA (Bank of America) che consiglia di acquistare i due titoli. “Siamo più positivi rispetto al mercato sulla crescita della top-line in scia a flussi netti e margini più sostenibili”, hanno spiegato gli esperti del colosso bancario statunitense.


I dati macro attesi oggi

Mercoledì 24 giugno 2015

07:00 GIA Fiducia delle imprese giu;

08:45 FRA PIL t/t (finale) T1;

10:00 GER IFO giu;

10:00 GER IFO (attese) giu;

10:00 GER IFO (sit. corrente) giu;

10:00 ITA Salari contrattuali a/a mag;

14:30 USA Deflatore consumi core t/t T1;

14:30 USA PIL t/t ann. T1;

14:30 USA PIL, deflatore t/t ann. T1;

15:00 BEL Indice ciclico BNB giu.