A volo d’uccello su “Il Barometro della Società aperta” della Open Society Foundation. Si dirige verso un nuovo posizionamento mondiale?

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

di Antonio d’Amaro

Lanciato nel settembre 2023, il Barometro della Società Aperta, serve a verificare la realtà a livello globale, interrogando ogni anno le persone sulle questioni che interessano la loro vita, le loro comunità, i loro Paesi e il mondo intero e su come affrontarli al meglio.

L’indagine di quest’anno si basa su sondaggi rappresentativi dei 30 Paesi che seguono. Scelti per riflettere diversità geografica, economica e politica, questi Paesi, hanno una popolazione complessiva di 5,5 miliardi di persone. In ogni Paese, si è operato in modo da sondare un campione statisticamente rappresentativo di 1.000 persone adattando le domande ai contesti nazionali, laddove appropriato, e fornendo le definizioni di parole chiave come “salute” e “sicurezza”, fornendo definizioni di parole chiave come “democrazia” e “autoritarismo” (https://www.ildenaro.it/democrazia-e-diritti-umani-equita-e-giustizia-le-priorita-delle-persone-potere-e-politica-il-barometro-dellopen-society-barometer-settembre-2023/).

Open Society Barometer, della Open Society Foundations, ha intervistato 36.344 persone in 30 Paesi (ARGENTINA BANGLADESH BRASILE CINA COLOMBIA EGITTO ETIOPIA FRANCIA GERMANIA GHANA INDIA ITALIA GIAPPONE KENYA MALAYSIA MESSICO NIGERIA PAKISTAN POLONIA RUSSIA ARABIA SAUDITA SENEGAL SUD AFRICA SRI LANKA TUNISIA TURCHIA UCRAINA EMIRATI ARABI UNITI REGNO UNITO STATI UNITI), tra il 18 maggio e il 21 luglio 2023.

Ci si può esprimere in altre maniera equivalente, cioè che questi costituiscono un “campione ragionato” di Paesi scelti per rispecchiare  le seguenti articolazioni: Una combinazione di livelli di reddito dei Paesi, con la maggioranza della categoria a reddito medio-basso. Una distribuzione geografica equilibrata. Un mix di Paesi appartenenti a importanti raggruppamenti istituzionali internazionali, come il G20, i BRICS e i Paesi “non allineati”, compresi i gruppi come i 20 Paesi Vulnerabili (V20).

La selezione dei Paesi, purtuttavia, ha subito alcune limitazioni, come appare dai pochi elementi analitici della metodologia connessa all’indagine: https://www.opensocietyfoundations.org/focus/open-society-barometer/methodology

E’ evidente, che a cucina aperta, si ricorre alla pratica di aggiustamenti di salvaguardia della significatività generale, di portata mondiale, e delle parti informative più importanti e cruciali dell’indagine.  Dove è stato possibile raggiungere un campione rappresentativo a livello nazionale o di centro urbano, una buona copertura online e una dimensione possibile del campione di 1.000 persone.

Ovviamente, ciò è stato possibile, ove i partner di lavoro sul campo, della Open Society Foundation, hanno avuto “enti collaboratori” locali, qui osservo personalmente, in presenza di una digitalizzazione  in grado, che lo consentisse, di condurre una ricerca “solida”.

Per un altro dei possibili “tasselli di indagine” mi soccorre sempre il denaro.it dal titolo: I millennials, i centennials e la democrazia: i dati dell’Open Society Barometer, 18 Settembre 2023.

PER SAPERNE DI PIU’, SU TUTTA L’”INDAGINE”: https://www.opensocietyfoundations.org/focus/open-society-barometer

Prima di consegnare questo lavoro – al direttore Alfonso Ruffo – che è di breve rassegna ed avente finalità di diffusione degli apporti di Open Society Barometer -, ho accolto il consiglio del prof. Claudio Quintano di riportare la posizione del giornalista Michele D’alena, del 28 Agosto 2023, dal titolo: La Fondazione di Soros lascia l’Europa, affinché fosse riprodotta, nella giusta luce, l’azione che tendenzialmente va deviando, dell’Ente, attraverso il quale, il magnate di origini ungherese ha finanziato, per anni, numerosi progetti della società civile europea e che si sta ritirando dal Vecchio Continente. Infatti, riporto il nucleo principale della considerazione che potrebbe portare ad un cambiamento. Quest’ultimo va seguito, grazie alla comunicazione, per potere giudicare, più in là, positivo o negativo (segno congiunto ad intensità)che sia, per il mondo intero e le sue aree, nell’attuale e futura eccezionale dinamica di crisi demografica, economica e sociale.    L’approfondimento, che tutti noi dovremmo fare, potrebbe partire  da questo “pezzo” di Michele d’Alena che si riporta:

La storia di Open Society è un simbolo ed è intrecciata con una serie di iniziative importanti, che hanno segnato un’epoca per quanto riguarda l’attivismo della società civile, dalla promozione di radio libere nell’Europa orientale degli anni ‘90, al contemporaneo sostegno contro la sorveglianza invasiva delle piattaforme digitale, alle tantissime e diffuse e costanti attività di inclusione dei Rom e dentro le carceri. Questa eredità di impegno per la democrazia, i diritti umani e il progresso sociale ora sembra essere in declino, guardando al ruolo che storicamente Open Society ha rappresentato. Come non citare infatti le attività che l’organizzazione ha sostenuto attivamente nei paesi ex comunisti anche durante periodi cruciali, inclusi momenti di cambiamento politico come durante le “rivoluzioni colorate” in Ucraina e in Georgia. Solo nel 2021, OSF ha distribuito 209 milioni di dollari in Europa e Asia centrale”.

*Antonio d’Amaro – Teaching Assistant of Financial Modelling and Analysis, at
NYU Stern – School of Business